Resistenza, atto tendente ad impedire l’efficacia di un’azione contraria, in psicoanalisi indica qualunque forma di opposizione da parte del paziente volta ad ostacolare l’accesso ai propri contenuti inconsci, inficiando il successo stesso della terapia. Il primo ad introdurre questo concetto in ambito psicologico fu proprio il Dottor Freud, se ne trovano le prime tracce negli Studi sull’Isteria del 1895: questa aumenta quando, durante il trattamento, ci si avvicina al nucleo patogeno. La forma attraverso cui si manifesta la resistenza è variabile, mentre la sua intensità si modifica nel corso della terapia. Qualche volta nel paziente si manifesta dimenticandosi di venire in seduta o arrivando in ritardo; altre volte il paziente propone sospensioni, oppure sparisce e ricompare senza alcuna spiegazione plausibile; alcuni tendono a parlare in modo macchinoso e frenetico, si ammalano fatalmente un paio d’ore prima della seduta o finiscono per trasferire stati d’animo negativi come rabbia, sfiducia e dolore sul terapeuta, che diventerà improvvisamente inadeguato, non all’altezza ecc… Questo avviene perché la terapia ci propone un cambiamento, e quante volte siamo disposti a cambiare veramente? Lo sanno bene i nutrizionisti che accolgono pazienti desiderosissimi di perdere i chili di troppo ma poco propensi a modificare il proprio stile di vita o alimentare; lo sappiamo bene noi terapeuti che nei primi colloqui ci confrontiamo continuamente con richieste miracolose come se, imponendo le mani, potessimo fare miracoli in pochi incontri (magari in una seduta!)
E’ sicuramente uno degli ostacoli maggiori che incontrano i terapeuti, tuttavia come la febbre improvvisa che ci impone di riposare, di prestare attenzione al nostro corpo, ha una sua importante funzione difensiva e pertanto, va rispettata, qualche volta assecondata, accarezzata come un cucciolo ferito o come un bimbo che fa i capricci, ma solo per un po’. Dopo Freud, altri autori hanno cercato di approcciarsi al concetto di resistenza evidenziandone il valore comunicativo. Wilhelm Reich (1897-1957) fu, tra i primi contemporanei di Freud, quello che lo approfondí maggiormente. Psichiatra e psicoanalista austriaco, per primo si pose dinnanzi al paziente nel setting terapeutico, scoprendo che esistono reazioni somatiche e che i corpi si influenzano vicendevolmente. Reich sostiene per primo l’importanza di partire dalle resistenze come parte fondamentale della terapia. Riconosce nella resistenza, o difesa, un atto automatico nonché creativo dell’Io, poiché funzionale alla sopravvivenza: è una qualità, una creazione dell’Io che si auto-compensa, aggira l’ostacolo, si anestetizza dal dolore. E’ più o meno quello che accade quando un bambino chiede che venga soddisfatto un bisogno, se questo non accade si auto-consola come può (copertina, cullandosi, con il ciuccio ecc). Se la negazione persiste si innesca una reazione che diventa automatica e serve per compensare la frustrazione per il mancato appagamento del bisogno. Quando, insieme con il terapeuta, si raggiunge il nucleo (ossia il bisogno negato), ecco che il bambino che è in noi comincia a fare i capricci, si ribella e fa, appunto, resistenza. Come a volerci dire: ho fatto tanto per alzare questi muri e adesso tu vuoi romperli? E’ nella nostra natura resistere, ce lo siamo ricordati mercoledì 25 aprile, giorno in cui abbiamo celebrato la liberazione dal nazifascismo, anche se la guerra durò ancora un po’. Ce lo ricordiamo ogni volta quando proviamo a contrastare un impulso sbagliato, a scacciare gli invasori dei nostri spazi di intimità, di privacy, di pace. Combattiamo ogni giorno per difendere un diritto negato, un bisogno mai ascoltato e quando ci riusciamo, perché alcune volte ci riusciamo, sono lacrime di gioia, è aria che riempie di nuovo i nostri polmoni, è gambe che vibrano, è cuore che batte, è vita! Ai resistenti che incontriamo ogni giorno in terapia, o per strada, a quelli che qualche volta combattono per espugnare trincee o per abbattere veri e propri muri di Berlino. A tutti noi, viva la libertà!
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043