“Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. Il segreto del coraggio è la disciplina” M.R. Parsi
Parliamo di preadolescenza per riferirci a quel periodo di vita che va dai 9 ai 12 anni e che negli ultimi tempi è sempre più studiato in considerazione della complessità dei processi di cambiamento che connotano questo delicato momento. Cambiamenti che coinvolgono in primis il ragazzo e, di riflesso, la famiglia e la relazione con i suoi membri. E’ l’età dello sviluppo puberale e della maturazione dei caratteri sessuali, nel giro di poco tempo il corpo subisce enormi trasformazioni, funziona sempre di più come quello di un adulto mentre i cambiamenti a livello emotivo e cognitivo non riescono a tenere il passo, sebbene anche su questo piano avvengano,con ritmi più lenti, enormi trasformazioni, con la conseguenza di ritrovarsi ancora bambini nel corpo di un adulto. Proprio quest’ultimo aspetto rischia di essere di difficile gestione nel rapporto genitori-figli, dal momento che interfacciarsi con un preadolescente significa avere a che fare con qualcuno che non è più bambino ma non è ancora abbastanza maturo per poter gestire la sua vita in autonomia. I preadolescenti cominciano a reclamare maggiori spazi, compaiono moti di ribellione verso le autorità e, fermo restando che entro una certa misura tale ribellione è da considerarsi sana e funzionale alla crescita, a questa età più che mai i ragazzi necessitano di paletti e di regole entro cui imparare a gestire maggiore libertà. Le regole hanno un’importante funzione protettiva, certo a quest’età devono essere maggiormente negoziabili a patto che il ragazzo mostri di essere responsabile a fronte delle concessioni che gli vengono fatte. Atteggiamenti oppositivi nei confronti dei genitori sono dettati anche da un cambiamento della percezione che ne hanno i ragazzi: lo sviluppo del pensiero critico comporta una messa in discussione del mondo degli adulti che viene spogliato da un’idea utopica di infallibilità. Tale disillusione può essere vissuta anche dal genitore rispetto al proprio figlio: in questa età di sperimentazioni ciò che il ragazzo vuole mostrare potrebbe non piacere, a partire dal taglio di capelli, passando per l’abbigliamento, fino a considerare gli hobbies e le passioni verso cui egli si indirizza. Fondamentale a tale riguardo è manifestare rispetto per lo sforzo che il ragazzo compie per definire la sua identità sospendendo la critica e il giudizio. Anche se spesso i comportamenti dei figli preadolescenti sembrano sottendere tutt’altro significato, i ragazzi necessitano di sentire la famiglia come quella base sicura in cui ritornare e dove sentirsi accolti per quello che si è. Spazio al dialogo dunque, senza paura del conflitto inevitabile in questa fase ma che, se adeguatamente gestito, assume un valore positivo e costruttivo, permettendo una maggiore conoscenza di sé ed una più autentica relazione genitore-figlio.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043