Mariella Nica: “Piano paese bigotto e arretrato”

 

 

Non le piace essere definita una “voce critica”. Mariella Nica, però, è una donna che non ha paura di dire ciò che pensa, anche se le sue posizioni sono in disaccordo rispetto a quelle dell’establishment, sia esso il governo cittadino, l’azione cattolica carottese, il modello di formazione prevalente a cui sono sottoposti i ragazzi del Sud Italia. Lei, che per lavoro viaggia spesso e si confronta con realtà completamente diverse, sente che Piano fa fatica a emanciparsi.

 

Cosa intendi per “emanciparsi”?

Mi riferisco al superamento di una mentalità che si alimenta di soldi e cemento, che non è progettuale, che è ripiegata su sè stessa. Non sperimenta, non cerca alternative, per esempio, nell’utilizzo di materiali ecosostenibili. Non promuove una cultura ambientale: gli alberi o si sacrificano inutilmente per fare spazio al cemento, come per il cedro del Libano della scuola media eliminato per costruire una pedana di cemento di una tensostruttura sportiva mai realizzata, oppure si lasciano morire come i quattro pini storici di Villa Fondi che i Principi De Sangro fecero piantare alla nascita dei figli. Non ci sono spazi laici di aggregazione giovanile, a parte la biblioteca egregiamente gestita da Salvatore Notturno, dove però si può ovviamente solo studiare.

 

Che futuro vedi per Piano di Sorrento?

Al momento, il buio.

 

Entriamo nel merito

Certo. Vogliamo parlare del verde pubblico? A Piano di Sorrento ci sono ben 10 aree a verde pubblico, ma di queste la metà sono in stato di degrado o chiuse al pubblico da anni mentre le altre sono affidate alla gestione di privati o dei cacciatori a cui si chiede di provvedere a tutto. Abbiamo terra disponibile e non esiste un solo orto cittadino. Abbiamo verde pubblico abbandonato in attesa di fondi per trasformarlo in box auto, come il parco di via san Michele, un’area a verde di 2100mq interdetta all’utilizzo dei cittadini. Quest’area potrebbe costituire un grosso e importante polmone verde all’interno del tessuto urbano ma il comune, inspiegabilmente non lo ha mai reso fruibile al pubblico. E senza mai dire perchè. Tra l’altro per quest’area, circa 18 anni fa, l’Amministrazione chiese e ottenne un finanziamento europeo di 2 miliardi di lire per realizzare due nuovi parchi pubblici in via San Michele. Le opere finanziate furono realizzate dal sindaco Russo che disboscò un intero agrumeto per costruire un parco giochi dove poi ripiantare, come da progetto, gli alberi di agrumi. Fu creata una casetta in muratura e inseriti lampioni e panchine con ghiaia al suolo, tutto ciò oggi versa in un totale stato di abbandono. Praticamente abbiamo sprecato un miliardo di vecchie lire. Naturalmente soldi pubblici non dei politici. Chi ne risponde? Perché in Italia non si dà conto di ciò che si fa, meno che mai di ciò che si sbaglia.

Abbiamo due piazze-parcheggio dove vige la legge del caos (piazza Cota e piazza della Repubblica), abbiamo spazi pubblici frequentati da famiglie e bambini, come il retro del mercato ortofrutticolo, sporchi e cadenti, senza alcuna manutenzione ordinaria neanche per il pubblico decoro. Un palazzo municipale che cade a pezzi, con pareti sporche e marmi divelti. Ci stiamo abituando al brutto, dappertutto. Chi ne risponde?

Vogliamo parlare del Centro Polifunzionale per i giovani della Penisola? Con Decreto dirigenziale n.237 del 07/05/2013 il Comune di Piano di Sorrento, capofila del progetto, ottenne un finanziamento classificandosi primo nella graduatoria della Regione Campania e aggiudicandosi 1.200.000 euro. «È tempo di costruire futuro, partendo da un luogo di e per i giovani»: commentò il sindaco di allora Giovanni Ruggiero. Era il 2013. Il centro polifunzionale è pronto da due anni, attrezzato e collaudato, ma non ha mai aperto i battenti perché i 500.000 euro dei fondi per la gestione sono stati “distratti” chissà dove, nel passaggio dalla gestione regionale Caldoro a quella di De Luca. Tranne Salvatore Mare dei 5 Stelle, nessuno si è preoccupato di capire dove siano finiti quei soldi destinati ai giovani Penisola Sorrentina e spariti nel nulla. Si è preferito soprassedere e guardare ad altri finanziamenti (di gran lunga inferiori) per riaprire il Centro. Così il comune di Piano ha ottenuto un finanziamento di 80,000 euro il 4 luglio scorso grazie al progetto europeo Benessere Giovani, e nonostante i proclami di immediata apertura, siamo a settembre 2017, il Centro è ancora chiuso; e, cosa più grave, nulla si sa ancora dell’interrogazione al presidente De Luca sui 500.000 euro “distratti” ai giovani della penisola. Chi ne risponde?

Vogliamo parlare di Villa Fondi? E’ stata fatta una battaglia civile per evitare la privatizzazione di un bene comune, dell’unica villa rimasta pubblica su tutta la costa sorrentina; una battaglia vinta dai cittadini uniti di tutta la penisola. Tuttavia se Villa Fondi non viene affidata a funzionari e politici competenti, e soprattutto con delega esclusiva, il rilancio non ci potrà essere se non legato a eventi occasionali e gestiti prevalentemente da privati. Chi risponde di questi ritardi?

Vogliamo parlare della scuola elementare abbandonata di via Carlo Amalfi? Sono 10 anni che è chiusa creando alla comunità un notevole danno anche erariale per non aver seguito le prescrizioni dei tecnici incaricati che prevedevano non l’abbattimento, ma la messa in sicurezza con un intervento riparatore di consolidamento e antisismicità. Il Comune invece ha scelto la strada della demolizione che nessuno aveva prescritto, per realizzare un progetto (frutto di un concorso di idee) di Bruna di Palma e Pasquale Miano, e costruire una scuola nuova per la modica cifra di 10 milioni di euro, soldi che non ci sono e mai ci saranno. Per cui sono 10 anni che abbiamo trasferito centinaia di ragazzi in una sede decentrata (che tra l’altro non è stata costruita per essere una scuola pubblica ma un centro sociale al servizio della zona 167) e il comune si è dovuto far carico di centinaia di migliaia di euro per il trasporto degli alunni dal centro in periferia; abbiamo speso 15.000 euro di premi per il concorso di idee e altri soldi per espletare il concorso, 7.000 euro per collocare, in periodo elettorale, risibili pannelli copri-vergogna sull’edificio solo perché si trova di fronte ai seggi. Chi ne risponde? Voglio ricordare invece che, nel 2014 in un incontro pubblico, l’ing Antonio Elefante dimostrò che con una spesa oscillante tra i 100 mila e i 600 mila euro sarebbe stato possibile rendere agibile l’attuale struttura.

Di fronte a tutto ciò, un qualunque cittadino pensante si chiede: forse c’è una volontà politica che non vuole il recupero della struttura? Forse non si vuole neppure una nuova struttura, almeno non per farne un edificio scolastico? Forse si vogliono favorire le due scuole religiose paritarie poste nelle vicinanze? Chi risponde?

 

In tutta questa lentezza, mi piacerebbe sperare nelle Consulte perché sono un ottimo strumento democratico, ma saremo capaci di utilizzarlo? I cittadini ne conoscono l’esistenza e il compito? E’ stata fatta formazione per chi vi parteciperà? Ricordo che su Villa Fondi la Commissione trasversale creata ad hoc per gestire il bene, cadde proprio quando bisognava decidere la nomina di un componente della società civile, dunque non ho grosse aspettative sul reale peso negoziale delle consulte, ma aspetto di vederle all’opera prima di giudicare.

 

Perché questo pessimismo?

Perché tutto ciò è frutto di amministrazioni che si riproducono uguali a se stesse da 40 anni, tranne qualche felice eccezione come l’amministrazione Nastro. Perché le motivazioni che ispirano l’attuale amministrazione non puntano a realizzare il bene comune con una visione progettuale di lunga scadenza. Perché non tutti, a mio avviso, hanno strumenti culturali adeguati a governare la città e la lista civica è stata costruita pensando a vincere e non considerando che dopo, con tante anime diverse e un sindaco che sembra essere sempre sull’orlo di una crisi di nervi, si deve amministrare e con velocità. Tutto ciò invece genera immobilismo.

 

Ma non c’è una sensibilità collettiva che possa creare un movimento popolare, in grado di coinvolgere giovani e meno giovani?

Al momento l’unico a battersi, con forza e mettendoci la faccia, per la tutela del nostro territorio è Claudio d’Esposito, il presidente del WWF Terra delle Sirene. A volte, però, mi sembra un don Chisciotte, un eroe solitario non sempre ascoltato. Personalmente, anche per formazione, ho sempre ritenuto un dovere civico la partecipazione alla vita sociale e politica e l’ho fatto sin da ragazza. L’ho fatto nell’ambito che mi compete, quello culturale visto che sono un’insegnante; lavoro tantissimo per la formazione e l’aggiornamento dei docenti, e alzo la voce come posso quando vedo ciò che a mio avviso non va. Credo, tuttavia, che ci sia bisogno di giovani competenti, con spirito critico e autonomia di giudizio, con esperienze fatte all’estero e non incistati nel sistema, per guidare una “rivoluzione” di pensiero, di cultura, di pratiche.

 

Perché hai deciso di non candidarti alle ultime elezioni amministrative?

Il tempo della politica “attiva” è passato. Sono stata candidata due volte, la prima tanti anni fa come espressione del movimento femminile dei repubblicani e ne ricordo l’entusiasmo, la seconda con Maurizio Gargiulo candidato sindaco. In quest’ultima occasione, per una manciata di voti, venne eletto primo cittadino Giovanni Ruggiero. Da allora, seguo la politica e pratico la militanza civile. Il gruppo Facebook “Villa Fondi Bene Comune” è molto attivo in questo senso. Del resto, una come me in lista, è scomoda. Sono abituata a pensare con la mia testa e assumo posizioni nette, spesso non conciliabili con il metodo in uso a Piano.

 

Puoi esplicitare in modo più chiaro?

Il bigottismo detta l’agenda politica a Piano di Sorrento. Intervenire in modo istituzionale è difficile, anche per questa ragione. Non c’è dialettica e non vedo varchi per incidere. C’è un allineamento generale su un pensiero unico. E, tranne gli sforzi isolati di Michele Maresca, al momento manca anche un’opposizione forte e incisiva. A mio parere, in generale manca il coraggio del dissenso. La gente sembra aver paura di ribellarsi, non si espone per timore non so di che. Viviamo davvero nella «dittatura del buonumore», come dice il filosofo canadese Alain Deneault nel suo libro Mediocrazia, e «nell’era della mediocrazia non si discute più… i pensieri seguono dei corridoi, si preferisce ricevere notizie che confortino».

A Piano, per esempio, manca una donna come Anna Iaccarino, competente, intellettualmente onesta e soprattutto che in consiglio comunale non le manda a dire. E nel tuo giornale, per esempio, mi manca Bertoldo da Ceremenna con la sua denuncia ironica e sferzante.

 

Qual è il nesso tra questa visione “bigotta” e le istituzioni?

Tutto è connesso. Piano amministrativamente ha bisogno di una visione della vita civica più laica e di lungo periodo. Quest’anno si è raggiunto il top: nel programma Summer Time 2017 la celebrazione Eucaristica a marina di Cassano dell’8 luglio è stata inserita tra le manifestazioni estive. Come riempitivo? E visto che il sottotitolo di SummerTime è “Rassegna di Teatro, Musica e Danza” mi sono chiesta a quale delle tre categorie appartenesse la messa. Ma tant’è: in un paese democratico è la maggioranza che decide e io rispetto (anche se non condivido) la decisione di chi vuole una comunità di questo tipo, dove le famiglie spesso si affidano e delegano ad altri un’educazione che richiede titolarità e competenze pedagogiche che non sempre si possiedono.

A ottobre, nell’ambito di un progetto Erasmus+, sono stata osservatrice delle attività didattiche di una scuola statale tedesca, la Schwanthalerschule di Francoforte, un’esperienza straordinaria e arricchente sono il profilo umano e professionale. Lì, per esempio, l’insegnamento di religione non c’è, ma esiste l’ora di Etica dove gli studenti di classi multietniche dibattono e si confrontano su temi cruciali della loro età, sulla conoscenza di sé, riflettono in modo concreto sulla tolleranza, sul rispetto delle diversità di qualunque genere. Lontani anni-luce dal nostro modo di concepire l’ora di religione che è più catechesi che formazione spirituale in senso lato, e dove, per esempio, l’autoerotismo e l’omosessualità, almeno fino a tre anni fa, erano considerati “atti impuri” inseriti tra “gli usi impropri della sessualità”. E noi tutti sappiamo che da un’educazione emotiva non corretta, derivano ansie e problemi che possono emergere anche a distanza di anni.

 

Quindi Piano è una Città bigotta e senza futuro?

Io credo sempre che si possa cambiare. Ho visitato Matera tre settimane fa: da vergogna d’Italia alla fine degli anni ’60 è diventata Patrimonio dell’Umanità nel 1993 e Capitale Europea della Cultura 2019. Un grande salto di qualità frutto di una forte volontà di riscatto. Dunque  migliorare  si può, sempre. Speriamo di non dover aspettare ancora 30 anni.


Commenti

Una risposta a “ Mariella Nica: “Piano paese bigotto e arretrato””

  1. John

    Si sentiva la mancanza di una paladina del relativismo e del politically correct qui in penisola.
    Il problema dell’Italia e di Caruotto è l’ora di religione nelle scuole…una profondità di pensiero e di argomenti che nemmoeno Lenin ai tempi belli.
    Scommetto però che la teoria gender obbligatoria alla signora vada benissimo…
    Suggerisco una bella ripassata a Ortega y Gasset, Heidegger, o perché no ai cari Chesterton e Thibon, per riscoprire l’importanza del cristianesimo.