“Diverso”. La ricerca di un significato

Nella mente della mamma “del diversamente abile” risuona sempre, come un eco dal basso , la parola “diverso” che lei non vorrebbe usare ma con la quale è costretta a confrontarsi, perché insita come un tarlo nelle mente della società , troppo spesso anche con un accezione negativa .
Da dove deriva questa parola ? si chiede . Scopre , allora , la sua etimologia che prende radice da “ diversus” participio passato del verbo latino “divertere” : deviare ovvero volgere altrove. Pesando a questo significato non riesce ancora a comprendere il senso che la società di oggi da a questo sostantivo, perché chi devia la propria direzione sono ,gli altri coloro i quali non vogliono incontrare le difficoltà altrui, sono coloro i quali ,fintamente, sono convinti di una perfezione mascherata e preferiscono allontanarsi forse per non mettersi in discussione.
Continua a riflettere la mamma “del diversamente abile” per capire a fondo da dove provenga il senso dispregiativo che viene affiancato a questa parola ,e scopre che “divertere” è legato ad un altro verbo latino “vertere” che significa : cangiare ,mutare o trasformare fino a variare . E’ ancora più confusa tutti questi termini hanno una chiave di lettura comunque positiva perché una trasformazione o un mutamento sono una sorta di crescita e anche il termine variare la porta a pensare ad un arricchimento . Quindi dopo due tentativi non riesce a trovare una provenienza letterale che accosti la parola “ diverso “ necessariamente a qualcosa di sbagliato. L’unico caso in cui scopre un senso negativo è nel verso :”Cerbero,fiera crudele e diversa…”(Dante Inf.VI,13) , in cui questo aggettivo è giustamente usato per descrivere una bestia mostruosa e non un essere umano.
E allora nella sua ricerca non trova alcuna risposta al disprezzo che troppe volte viene accostato alla diversità . Continua a chiedersi da dove viene la paura del “ diverso” ? Cosa allontana dalle problematiche altrui? Chi stabilisce i canoni della perfezione che non rientrano nei valori prettamente estetici ?Che cosa si scatena nella mente di chi usa la parola “mongoloide” o “handicappato” come un’offesa? Perché comportamenti incivili e ingiusti vengono sempre sminuiti e difesi come bravate o bambinate?
Vede sempre più in aumento la paura di accettare le persone con difficoltà che invece hanno un cuore e una percezione di ciò che gli accade intorno più reale di chi si volge altrove ; chi è arricchito da una diversità non può allontanarsi da essa la vive e la indossa con il desiderio di restare insieme agli altri, ha una forza dentro di se superiore a coloro che non vogliono vederlo , sente il disagio altrui e soffre per questo e trova la sua “ diversità” negli occhi di chi lo guarda e non lo accetta ,ma non può opporsi.
Un ultima domanda che si pone la “mamma del diversamente abile” pensando a tutti i figli di ogni comunità è il perché gli adulti facciano tanta fatica a mettersi insieme e trasmettere ai propri figli esempi concreti di sensibilità e accoglienza .
Colomba Belforte