Il neonato non è un esserino inerme e inconsapevole. Alla nascita è infatti dotato di un efficacissimo “sistema di sopravvivenza”, che si realizza mediante atteggiamenti e comportamenti messi in atto naturalmente, quale dono offertogli sin dalla vita intrauterina: la magica espressione di riflessi primitivi e istinti.
Il neonato sa nascere: lo fa mediante uno straordinario processo di adattamento, rotazione e progressione all’interno del corpo della mamma, sotto la spinta delle contrazioni uterine che hanno una funzione guida per mamma e feto. Sebbene per lungo tempo ci abbiano fatto credere che il neonato venga “tirato fuori” e “fatto nascere”, la verità è che mamma e bimbo sono gli attori del parto. Gli altri sono facilitatori dell’evento nascita, non protagonisti.
Il neonato sa nutrirsi: se alla nascita il bimbo viene posato sul corpo della mamma, in contatto pelle a pelle e senza alcuna manipolazione, egli è in grado di raggiungere in poco tempo il capezzolo ed attaccarsi (bonding), guidato dall’odore del liquido amniotico (presente sulle sue mani e simile a una sostanza prodotta dal capezzolo subito dopo la nascita) ed attratto dal colore più scuro dell’areola. Comincia così naturalmente il meraviglioso processo dell’allattamento , che sarà sempre guidato dal bambino, in grado di comunicare il suo bisogno di fame e di autoregolarsi nell’assunzione di latte; anche lo svezzamento dovrebbe avvenire quando il bambino lo richiede, quando è pronto e mostra interesse per ciò che fanno i genitori a tavola, allungando il braccio e portando alla bocca il cibo: il momento dell’alimentazione non è più frustrante “perché il bimbo non mi mangia” (spesso a causa dello svezzamento precoce e dell’immaturità del bambino), ma centrato sui bisogni e sul raggiungimento dell’adeguata maturità psico-fisica per il passaggio in questa nuova fase di sviluppo.
Il neonato sa esprimersi: lo fa attraverso il pianto, così diverso in base al bisogno, ma anche attraverso il suo atteggiamento, i suoi movimenti, i suoi cicli di veglia e di sonno. Questo fa sì che il suo comportamento e i suoi bisogni siano prevedibili da parte dei genitori “allenati” a riconoscere questi segnali. I ritmi di un neonato sono molto diversi da quelli degli adulti e non ci si può aspettare, ad esempio, che un bimbo dorma tutta la notte, magari da solo, se per ben nove mesi è stato in un ambiente protetto e centrato sul soddisfacimento dei suoi bisogni. Il compito dei genitori è quello di favorire un graduale adattamento alla vita extrauterina nella delicata fase della “esogestazione”, accogliendo le richieste del bambino che non sono mai vizio o capriccio, ma espressione dei suoi bisogni,
il compito della comunità attorno a un nuovo nato è quello di interferire il meno possibile con la formazione del nido familiare, mediante critiche e consigli non richiesti. E’ regola di educazione, rispetto e buon senso evitare di far vista al neonato e alla famiglia nelle prime settimane, rispettando il naturale bisogno di intimità, avvio dell’allattamento al seno, rallentamento dei tempi dei genitori, centrati sulle attenzioni , sui bisogni del cucciolo e già proiettati nella vita a quel che sarà come nuova famiglia.
Dott.ssa Ostetrica Ilaria Borrelli