Un’iniziativa nata per tenere viva la memoria delle tradizioni. E’ questo l’obiettivo perseguito dal gruppo teatrale “ ‘A chiorm” di Piano di Sorrento, che ha organizzato e promosso il primo concorso “QUARAESEMA , teseca, teseca…”, per far conoscere alle nuove generazioni le tradizioni, quali elementi culturali e popolari di identità etnica. Tra tutti coloro che entro il giorno 18 febbraio, prima domenica di Quaresima, appenderanno alle loro finestre o balconi il PUPAZZO della “QUARAESEMA”, così come si usava fare 40 anni fa nelle stradine del nostro Casale, verrà designato il vincitore della rappresentazione “quaraesimale” più originale e più corrispondente alla tradizione. Al primo classificato andrà un “ ricco cestone di formaggio” dei rinomati Caseifici della Penisola Sorrentina. Nel comunicato, pubblicato sulla bacheca fb di Luigi Iaccarino, già sindaco e animatore di eventi culturali per la promozione del borgo di San Librorio e dell’intero territorio comunale, si legge che coloro che intendono partecipare possono ritirare il Modulo presso la salumeria di Vincenzo Russo nella Piazzetta S.Caterina Volpicelli in San Liborio. Per ulteriori informazioni rivolgersi al num. 3316028993 tramite messaggio o whatsapp. A firmare la nota, il presidente Antonio Russo. Ad accompagnare l’annuncio anche cenni storici e curiosità sulla tradizione.
Anche a Piano di Sorrento, non molto tempo addietro, era seguita la tradizione di appendere nelle strade la Quaraesima, un fantoccio di donna vestita di nero, da cui pendeva una patata con infisse sette penne di gallina (sei bianche ed una nera), quante le domeniche che precedono le festività pasquali; ogni domenica se ne toglieva una fino a Pasqua. Secondo la credenza popolare la Quaraesima era vestita di nero perché in lutto per la morte di suo marito, il grasso Carnevale. A questa figura in gramaglie si ispirava una filastrocca, che i bambini mandavano a memoria, che così recitava: “Quaraesema teseca , teseca, levate ‘a sotto ca io te cresemo…”. Con immagini differenti, ma simili nel contenuto “penitenziale” del menù, altre filastrocche, non prive di ironia, si riscontrano in tantissimi altri centri rurali della Campania e non (Agro Nolano, Isernia, Abruzzo, Molise….) dove si continua ad allestire ed appendere la Quaraesema.
“Di sicuro non si può fermare il corso della storia, con i relativi adeguamenti di mentalità, di usi e costumi, ma l’evoluzione socio-economica, dovrebbe convivere, anche da noi come avviene altrove, con la difesa delle tradizioni e dell’ atavica cultura popolare, che identifica un determinato comprensorio storico-geografico. Purtroppo dalle nostre parti, e non solo, il provincialismo acritico ed imitativo, segno di colonialismo culturale, sta relegando ad aree sempre più ristrette la “Quaraesima teseca teseca” e le connesse manifestazioni, a tutto vantaggio di usanze completamente estranei alle nostre storiche tradizioni e veicolate ad arte dai persuasori occulti dei mezzi di comunicazione.”
Il gruppo Teatrale “ ‘A CHIORM’”, a difesa delle proprie origini e tradizioni, con questa iniziativa vuole tentare di rinnovare un’antica e popolare usanza, da tramandare alle nuove generazioni e della quale non si ha nessun motivo di vergognarsi. Un primo tentativo di recupero che potrebbe diventare di anno in anno un appuntamento atteso.
La celebrazione della Quaresima, risale alla metà del II secolo d.C. In origine durava sei settimane ed era caratterizzata da diversi rituali che la differenziavano dalle altre festività. Il Mercoledì delle Ceneri segnava, e segna ancora oggi, l’inizio della Quaresima (Quadragesima), periodo di quaranta giorni dedito alla moderazione, al ritiro, alla purificazione del corpo e dell’anima, che si concludeva, come oggi, il giorno di Pasqua. Proprio in riferimento a queste disposizioni ecclesiastiche sono nate alcune parole come Carnevale (dal latino carnem levare, cioè eliminare la carne) o Martedì Grasso (l’ultimo giorno di carnevale, in cui si può mangiare “di grasso”).
Il quaranta è un numero simbolico spesso presente nelle Sacre Scritture, che indica una “compiutezza”. Il diluvio universale durò 40 giorni e 40 notti; gli Ebrei impiegarono 40 anni per fuggire dall’Egitto, dove erano tenuti prigionieri, e raggiungere la Terra Promessa, la Palestina; Mosè stette 40 giorni sul Monte Sinai prima di ricevere da Dio i dieci Comandamenti; Gesù Cristo, prima di iniziare la sua predicazione, stette 40 giorni nel deserto; furono 40 le ore che trascorsero dalla morte di Gesù Cristo, il venerdì, alla sua Resurrezione; le donne dovevano purificarsi per 40 giorni dopo il parto.
C’è anche chi sostiene che la Quaresema abbia un legame con la mitologia greca classica e rappresenterebbe Cloto, una delle tre Parche greche. Il suo nome viene dal greco Klothes, ovvero filatrice, che teneva in mano la conocchia e filava il destino degli uomini. Probabilmente, senza andare così lontano nel tempo, è semplicemente una rappresentazione del periodo di Quaresima e delle sue rinunce e privazioni. In alcuni centri del Sud Italia, infatti, il Sabato Santo o giorno della domenica di Pasqua il fantoccio viene arso su un rogo o distrutto a colpi di fucile per manifestare la fine delle astinenze e l’inizio di un nuovo periodo.