Alfonso D’Antuono, di Sant’Antonio Abate, uno dei più apprezzati e seguiti cabarettisti campani, forte di una trentennale esperienza di palcoscenico nel solco della tradizione del Cafè Chantant, dell’avanspettacolo, della tradizione della commedia buffa d’improvvisazione, della drammaturgia verista di Raffaele Viviani e della realtà dei vicoli e quartieri di Napoli, ha debuttato giovanissimo con La Gatta Cenerentola di De Simone ed è stato in compagnia con Peppe Barra, ha lavorato anche in tv (La sai l’ultima) e al cinema. Ha scritto lo spettacolo “La Pirofila” e attualmente ha fondato una compagnia teatrale, “E SCAPESTRAT” con la quale propone uno spettacolo di potente bellezza e fascino, la commedia musicale in due atti, da lui scritta e diretta, “Io e Bammenella”, la storia che secondo la sua fantasia sta dietro “Bammenella ‘e copp’ ‘e Quartiere”, canzone simbolo di Raffaele Viviani. Il racconto teatrale si snoda tra irresistibile comicità, canzoni indimenticabili, tipici costumi d’epoca, passioni, miserie e sentimenti, nel fascino senza tempo della Napoli del primo ‘900, quando nei primi anni ’20, dopo la Prima Guerra Mondiale, la città soffocava di fame e miseria, e il popolo dei vicoli si arrangiava tra espedienti, elemosine, furti, contrabbando, prostituzione, mentre nascevano i primi Cafè Chantan, sede del sogno di lusso e riscatto attraverso arte, sfarzo e bellezza. Lo spettacolo condurrà per mano il pubblico nel magico universo del Café-chantant, il genere di spettacolo nel quale si eseguivano piccole rappresentazioni teatrali e numeri di arte varia in locali dove si potevano consumare bibite e generi alimentari nel corso dello spettacolo. Il fenomeno dei Café-chantant nacque a Parigi nel XVIII secolo. Sul finire del XIX secolo, quando Parigi divenne il simbolo del divertimento e della vita spensierata, il genere valicò le Alpi per essere importato anche in Italia. La novità esplose a Napoli, dove l’epoca d’oro del Caffè-concerto coincise con quella della canzone napoletana. Nel 1890 venne infatti inaugurato l’elegante Salone Margherita, incastonato nella Galleria Umberto I, per merito dei fratelli Marino, che capirono l’importanza di un’attività commerciale redditizia da unire al fascino della rappresentazione del vivo. L’idea fu vincente e ricalcò totalmente il modello francese, persino nella lingua utilizzata: non solo i cartelloni erano scritti in francese, ma anche i contratti degli artisti e il menu. I camerieri in livrea parlavano sempre in francese, mentre gli artisti, fintamente d’oltralpe, ritoccavano i nomi d’arte con assonanze francesi. Il Supercinema di Castellammare diventerà così per una sera il fantomatico “Magic Bric”, e voi spettatori sarete invitati a vivere la magia di una favola, immergendovi nel sogno di un’ora e mezza di Belle époque.
Posto unico 10.00 euro
Carlo Alfaro