IL CICLO DI VITA DELL’INDIVIDUO: QUASI ADULTI

I cambiamenti socio-culturali degli ultimi decenni hanno profondamente modificato alcuni periodi di vita dell’individuo, in particolare quello che si apre con il raggiungimento della maggiore età. Le crescenti difficoltà di accesso al mondo del lavoro, la tendenza ad impegnarsi sempre più tardi in relazioni stabili con la conseguenza di restare più a lungo a casa con i genitori, connotano in modo specifico questa fase del ciclo di vita della persona su cui sempre più studi si stanno soffermando. Dunque oltre a infanzia, adolescenza e età adulta viene a distinguersi, per le sue peculiarità, un nuovo stadio dell’esistenza umana, l’Emerging Adulthood, termine coniato dallo psicologo J. Arnett per riferirsi ai “quasi adulti”, ossia coloro che non sono più adolescenti ma nemmeno sono entrati ancora nella piena età adulta. Ricordate la trepidante attesa del diciottesimo compleanno o del momento dell’esame di maturità? La sensazione che da quel momento si sarebbe diventati un po’ più padroni della propria vita e che si sarebbero aperte tante nuove opportunità? Maggiori responsabilità ma anche più possibilità di sperimentarsi in ruoli adulti. Senza la fretta di impegnarsi però. Così ci si concede la libertà di provare l’Università o di cimentarsi nel lavoro con la sensazione che si è ancora in tempo per cambiare idea. C’è chi ci arriva convinto, chi già tra le mura delle scuole superiori fantasticava su chi voleva essere da grande. Ma diciamoci la verità, un conto è la teoria e un altro la pratica, così ci si barcamena in modo un po’ impacciato tra le aule della Facoltà scelta, sentendosi un numero di matricola alla ricerca di un posto nel mondo. Corso di studi talvolta scelta per desiderio personale ma sempre più spesso, oggi giorno, perché maggiormente in grado di assicurarci uno sbocco lavorativo. Intanto che si affrontano esami su esami o che si è in cerca di un lavoro sufficientemente redditizio, si rimandano, anche per forza di cose, scelte importanti come impegnarsi in una relazione o acquisire autonomia abitativa, salvo che ci si sposti altrove per studio o lavoro. L’ Emerging Adulthood si connota quindi come un periodo di grosse opportunità di esplorazione ma che nasconde anche tutta una serie di rischi quando diventa un momento stagnante per il senso di precarietà che porta con sé laddove non ci si riesce ad impegnare pienamente in un ruolo sociale stabile. I rischi sono quelli dell’alienazione, di un senso di fragilità emotiva e di instabilità identitaria che spinge ad abbandonare ideali e ruoli per “vivere alla giornata”. Purtroppo il contesto sociale può giocare a sfavore laddove non assicura la possibilità di accedere al mondo del lavoro, bloccando di conseguenza la crescita anche su altri fronti: come si può pensare di impegnarsi in un matrimonio o convivenza se a stento si riesce ad essere economicamente autosufficienti? Così il fenomeno della famiglia lunga dilaga sempre più e ritroviamo tanti giovani che faticano a conquistare l’autonomia tra le mura di casa dei genitori. Ovviamente della difficoltà a fare e a mantenere dei figli inutile parlarne. Il rischio quindi è quello che l’ottimismo con cui si muovono i primi passi da maggiorenne e diplomato si scontri ben presto con il muro di una società che non sempre ci è di aiuto, e di fronte alla disillusione due sono le possibilità: chiudersi nella visione senza speranza di un futuro grigio, abbandonandosi all’incertezza e al disorientamento, oppure continuare a crederci e non arrendersi, accompagnati dalla fiducia nel
fatto che vale sempre la pena tentare.
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