Trentasette anni, catanese, bionda e bellissima, un viso di dolcezza infinita e una predisposizione empatica immediata, moglie e madre felice, Laura Perspicace, dal 2008, attraverso il suo sito web e il gruppo e la pagina su facebook, mossa dal convincimento che conoscere le proprie origini sia un diritto di chiunque, aiuta, con puro spirito di missione, i figli adottivi a ritrovare i genitori biologici e viceversa, attraverso una ormai collaudata macchina solidale online che coinvolge migliaia di persone e ha anche varcato i confini italiani. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata. Parlare con lei allarga il cuore e la mente.
Carissima Laura, moltissime persone ti considerano l’angelo capace di realizzare un sogno all’apparenza impossibile, riunire i figli adottivi con la loro famiglia naturale, grazie al tuo sito web e alla pagina e al gruppo facebook che amministri. Come hai cominciato ad interessarti di questo tema e come sei arrivata a risolvere oltre 800 casi e a diventare un punto di riferimento nazionale nel settore, interessando anche la stampa di tutt’Italia?
Interessata sin da sempre al mondo del web, prevedevo che i social network sarebbero divenuti uno scambio di comunicazione sia a livello nazionale che internazionale, ed è per questo motivo che, spinta dal desiderio di conoscere le origini familiari di mia madre in quanto adottata, ho creato nel 2008 un gruppo su facebook “Figli adottivi cercano genitori biologici”, postando un appello affinché potessi trovare le sue origini. Da lì si è letteralmente aperto un mondo: per quanto la ricerca dei genitori di mia madre non abbia avuto un lieto fine, in tanti hanno iniziato a scrivermi e a chiedere aiuto e nel tempo si è creata un’autentica solidarietà virtuale, con sempre più persone si sono avvicinate al gruppo per postare un loro appello e tante altre per condividere ed aiutare. Successivamente, ho creato una pagina fb e un sito web, motivata dai tantissimi dai buoni risultati che stavo ottenendo sia in Italia che all’estero. Oggi, come hai ricordato, sono arrivata ad aver risolto più di 800 casi in tutto il mondo! Dal 2014 anche testate giornalistiche e trasmissioni televisive sia italiane che estere- russe in particolare- hanno mostrato interesse per il fenomeno che ho creato e mi hanno soprannominata “l’angelo del Web” per aver contribuito a riunire tante famiglie separate. Una volta pubblicato l’appello, iniziano ad arrivare le segnalazioni, tutte accuratamente verificate da me, e, nello scrupoloso rispetto della privacy, cerco di arrivare a un primo sereno contatto fra le parti. La voglia di aiutare gli altri non smette di nutrire la mia anima, è una cosa che mi rende felice. Il mio motto è: ‘se puoi farlo, perché non provarci?’. Sono diventata una sorta di ‘motore di ricerca’ per le persone!
Secondo te, non sarebbe giusto che fosse lo Stato a garantire alle persone il diritto di ritrovare le proprie origini, anziché rivolgersi, come nel tuo caso, ad un’attività di volontariato? So che se si vuole seguire il percorso legale, l’iter burocratico è lungo e difficile (ci vuole un’istanza del Tribunale) e mancano una legge che disciplini la materia o un protocollo univoco da seguire.
La legge aiuta da qualche anno, esattamente dal 2016, i figli adottati a ritrovare la madre biologica: all’età di 25 anni il cittadino puo’ fare un’interpellanza al Tribunale dei Minori di residenza chiedendo di conoscere il nome della madre anche se ha scelto l’anonimato, purtroppo, come per ogni causa, in Italia la burocrazia rallenta la ricerca, ciò dipende anche dalle numerose richieste di aiuto, oltre al fatto che il giudice potrebbe respingere l’istanza. La mia pagina ha acquisito fortunatamente una visibilità tale, addirittura ripeto in tutto il mondo, che la maggior parte dei casi vengono risolti in breve tempo!
Perché secondo te per una persona è così importante ricomporre i pezzi della propria esistenza risalendo alle sue radici?
Ritrovare le proprie origini familiari rappresenta un desiderio intimo e profondo che serve a colmare un vuoto dentro; sapere a chi si assomiglia, come carattere e sembianze, serve a ricomporre la propria identità; conoscere la propria storia familiare è utile anche dal punto di vista della salute e della malattia; infine appurare il reale perché della propria adozione aiuta ad avere uno stile di vita migliore, ad avere rapporti umani più liberi, sentirsi più sereni e meno insicuri e riuscire a conoscere veramente se stessi.
Qual è la percentuale di casi in media che riesci a risolvere tra quanti si rivolgono a te, e da cosa dipende secondo te la probabilità di successo?
Le richieste sono tantissime al giorno, riesco a risolvere in media 3 casi su 5, naturalmente tutto dipende se chi cerchiamo si vuol fare ritrovare!
Affronti anche casi di adozioni internazionali, con bambini che vengono da Paesi lontani?
Ho tantissimi casi internazionali e le probabilità di successo aumentano di giorno in giorno, tutto questo grazie al sito web, poiché tradotto in tutte le lingue e quindi i casi sono rintracciabili da qualsiasi Nazione estera.
Le storie che tratti sono spesso molto commoventi: come fai a mantenere la lucidità e non farti travolgere dalle forti emozioni sprigionate da queste vicende così traboccanti di umanità e dolore?
Non riesco a spiegare il perché mantengo una forte lucidità e razionalità nell’affrontare le varie storie che mi si presentano giornalmente, sicuramente è una predisposizione naturale, come un medico con i suoi pazienti.
La legge consente alle madri che abbandonano i figli di restare anonime, come fai in questi casi a ritrovarle, non avendo nemmeno il nome?
Nei casi in cui un figlio adottivo cerca una madre biologica, ma non ha nessun dato di quest’ultima, naturalmente tutto in apparenza sembra più difficile, ma fortunatamente alla pubblicazione dell’appello c’è qualcuno che riconosce i dati del figlio poiché spesso anche dall’altra parte stavano cercando. Se ciò non avviene, può essere o perché la madre biologica è morta oppure ci sono casi di povertà estrema o isolamento sociale con persone che non hanno accesso al mondo del web. Comunque io consiglio sempre per questi casi specifici di provare inizialmente con me, e se non c’è nessuna risposta in un paio di mesi di iniziare contemporaneamente a mettersi in lista tal Tdm di residenza. Ho all’uopo anche scritto una guida on line per spiegare come fare senza bisogno di un legale.
Hai mai collaborato con la trasmissione televisiva Chi l’ha visto, dove a volte pure vengono trattati questi casi?
No, direttamente non ho mai collaborato, ma l’anno scorso ho risolto un caso dei fratelli di Rovigo che stava trattando la trasmissione. Belinda si è rivolta a me per pubblicare un appello affinché trovassi i suoi due fratelli divisi da adozioni diverse, e fortunatamente sono riuscita a realizzare il loro sogno , la trasmissione ovviamente ha parlato di me e ha organizzato il loro primo incontro.
Dopo il ritrovamento, segui ancora le famiglie che hai aiutato a realizzare il loro sogno? Di solito va tutto bene o è necessario l’intervento di psicologi per gestire le emozioni in gioco?
Io punto a seguire nel tempo tutti i casi che riesco a risolvere, aiutandoli sia per il primo contatto che in seguito se è necessario, la mia disponibilità è infinita, e disinteressata, per chi ha bisogno di un mio aiuto.
Quale messaggio rivolgeresti a genitori e figli separati che sognano di ritrovarsi?
Cercare le proprie origini familiari non vuol dire rinnegare chi ti ha cresciuto, l’adozione è un impagabile atto d’amore, ma serve solamente per colmare un vuoto dentro se stessi e per ricostruire la propria identità familiare.
Tu sei anche autrice, scrittrice e sceneggiatrice, vero?
Sin da piccola ho capito che l’arte scorre nelle mie vene e creare fa parte di me. Scrivo format, libri e sceneggiature. Naturalmente ultimamente sono stata ispirata dal mio sito web di ricerca e le innumerevoli storie che ha visto svolgersi sono state la base per un soggetto cinematografico che un domani spero possa diventare un progetto concreto. Ho già scritto la sceneggiatura, una storia inventata ma che racchiude dei reali drammi che molti bambini hanno vissuto in orfanotrofio.
Mi unisco, per concludere, al coro di “grazie” che migliaia di persone rivolgono a questa donna, per aver scelto di condividere la sua vita e il suo tempo, gratuitamente, con gli altri, per trasformare i pianti in sorrisi e colorare vite tormentate con uno sguardo di speranza.
Carlo Alfaro