La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una conseguenza della discriminazione basata sul genere, ancora profondamente radicata, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna. Questo tipo di violenza è ancora molto diffusa in tutto il mondo e costituisce un grave problema di salute pubblica, poichè ha effetti devastanti, ostacolando il progresso civile, lo sviluppo economico, la pace e la sicurezza, in quanto, come ribadisce l’ONU, “le donne di tutto il mondo sono i perni che tengono unite le famiglie, le comunità e le Nazioni”. Per questi motivi, dal 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, scegliendo il 25 novembre in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche nella Repubblica Dominicana, per ordine del dittatore Rafael Trujillo. Dal 2016, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato un piano d’azione globale per rafforzare il ruolo del sistema sanitario nell’affrontare la violenza interpersonale, in particolare contro donne e ragazze, e contro i bambini, cui ha fatto seguito la pubblicazione di relativo manuale operativo da parte dell’Oms.
La Giornata internazionale segna l’inizio dei sedici giorni di attivismo contro la violenza basata sul genere, fino alla Giornata dei diritti umani del 10 dicembre, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere ad agire per il cambiamento.
Quest’anno, in Italia è stata sviluppata la campagna #unrossoallaviolenza realizzata da WeWorld Onlus insieme a Lega Serie A, per dare un “cartellino rosso” al fenomeno: il 25 novembre, nella 13ª giornata di Campionato serie A, i calciatori e gli arbitri scenderanno sui campi di calcio con un segno rosso sul viso.
Sono tante le forme della violenza: la violenza domestica, lo stalking, lo stupro come arma di guerra, il traffico sessuale, i cosiddetti “crimini d’onore”, le mutilazioni genitali femminili.
Alle radici della violenza, la discriminazione di genere e la forma mentis che la perpetua, fatta di ideologie di diritti e privilegi maschili, status subordinato delle donne, atteggiamento di tolleranza verso violenza e abusi.
Della violenza nell’ambito familiare, solo una percentuale bassissima dei casi viene denunciata (circa il 10%), per paura, per omertà, per mancanza di difese adeguate, per condizioni di dipendenza economica e sociale.
La violenza, oltre a causare la morte (omicidio o suicidio), può influire negativamente sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle donne, a breve e lungo termine, con conseguenze anche sui loro figli esposti a “violenza assistita” ed elevati costi sanitari, sociali ed economici per le donne, le loro famiglie e le società.
Stime globali pubblicate dall’Oms indicano che circa il 35% delle donne di tutto il mondo ha subito violenze fisiche e/o sessuali durante la loro vita. La maggior parte di queste violenze è stata perpetrata dal proprio partner. Inoltre, il 38% degli omicidi di donne sono commessi da un partner maschile. In Italia, i dati Oms riferiti al 2016 parlano di 6,58 violenze per 100mila abitanti. Secondo l’Istat, sono 8,8 milioni in Italia le donne che hanno subito molestie sessuali nel corso della vita. L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il progetto “Revamp” (Repellere Vulnera Ad Mulierem et Puerum, 2017), ha registrato che ogni anno 70mila donne finiscono al Pronto soccorso per violenze, in più del 35% dei casi aggredite dal partner. Le uccisioni di donne avvengono con la media di una ogni tre giorni (fonte Istat): una strage. E tra le Regioni italiane, la Campania è la terza per femminicidi. Si verifica quasi un arresto al giorno, dice la cronaca, tra Napoli e provincia, per crimini che hanno per vittima una donna (dati positanonews).
La prevenzione non può che partire da una capillare rivoluzione culturale che cancelli l’ancestrale disuguaglianza di genere, intrisa di atavica misoginia, intervenendo non soltanto sul piano legislativo, giuridico e repressivo, ma anche su quello dell’educazione alla parità, al rispetto, ai sentimenti e alla sana affettività che parta dalle famiglie e dalla scuola.
Come Consulta Sanitaria del Comune di Sorrento, sosteniamo con forza l’inaccettabilità della violenza contro le donne in qualsiasi ambito e contesto, e ci proponiamo alla popolazione e alle istituzioni, ai servizi socio-assistenziali e alle associazioni dedicate quale punto di riferimento e supporto per promuovere educazione, sorveglianza, informazione, sostegno, nell’ottica della Legge della Regione Campania “Interventi per favorire l’autonomia personale, sociale ed economica delle donne vittime di violenza di genere e dei loro figli ed azioni di recupero rivolte agli uomini autori di violenza”.
La Consulta della sanità del Comune di Sorrento: il coordinatore Costantino Astarita, il Vice Coordinatore Salvatore Ercolano, il segretario Carla Aprea, i membri Carlo Alfaro, Giancarlo Arienzo, Angela Crimi, Michele De Cecco, Francesco Gambardella, Luigi La Rocca, Tullio Tartaglia, Mariella Tramontano.