Lo scrittore sorrentino Raffaele Lauro ha rivolto il seguente appello pubblico ai due candidati al ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco di Sorrento, Massimo Coppola e Mario Gargiulo:
“Carissimi Massimo e Mario, l’antica amicizia e la stima che mi legano a Voi, l’ininterrotto amore per la nostra amata città, che ho calato in migliaia di pagine di narrazione, i servizi resi come consigliere e amministratore comunale, la costante attenzione per Sorrento nelle mie responsabilità istituzionali, parlamentari e di governo, le crescenti preoccupazioni per la ripresa in sicurezza, sanitaria ed economica, della comunità cittadina, ferita profondamente dalla inattesa fase pandemica, purtroppo ancora in corso, mi spingono, in un convinto spirito di solidarietà, a rivolgerVi un pubblico appello per costruire un’unità di intenti, che garantisca, nel prossimo difficile quinquennio, il futuro civile ed economico di Sorrento e dei sorrentini, nessuno escluso, chiunque di Voi due abbia l’onore e l’onere di essere eletto democraticamente sindaco della città di Torquato Tasso.
La nostra nobile storia patria di migliaia di anni, anche attraverso vicende travagliate, ha reso Sorrento, mediante lo spirito di sacrificio e la creatività di grandi artisti, di umili lavoratori, di sagaci imprenditori, di integerrimi amministratori, pubblici e privati, nonché di uomini, di donne e di giovani, impegnati nella politica e nella cultura, una stella luminosa del turismo internazionale e un irripetibile esempio dell’arte dell’accoglienza, apprezzata in tutto il mondo.
Un’unità di intenti, fondata, pur nelle rispettive responsabilità istituzionali di giunta e di consiglio comunale, di maggioranza o di minoranza, su obiettivi, disegni, progetti condivisi, che raccolgano il prezioso patrimonio di idee e di energie, umane e intellettuali, scaturite dalla passione civile che ha caratterizzato, in questa sofferta competizione, anche gli altri candidati sindaci e tutti i candidati consiglieri, eletti e non eletti. Nonché i programmi, generosamente elaborati e presentati al corpo elettorale, che andrebbero utilizzati, laddove compatibili e fattibili, in un unico disegno armonico per il rilancio, di cui il nuovo sindaco si dovrebbe fare carico e rendere garante.
Nessuno di Voi si illuda di poter fare da solo, inebriato dal successo, nessuno pensi di rinchiudersi nella propria roccaforte, nessuno si arrischi a rinunziare alla potenzialità di tante risorse che animano il tessuto civile ed economico della nostra città! Il sindaco di Sorrento dovrà essere il rappresentante di tutti, non a parole, ma nella sostanza quotidiana del suo proporre, del suo agire e del suo realizzare nell’interesse generale, senza animosità, senza spirito di vendetta e senza fallimentari, quanto fallaci, partigianerie.
Ricoprire, nell’attuale situazione, la carica di sindaco di Sorrento sarà un compito immane, da far tremare le vene e i polsi, ma potrà essere assolto con coraggio, con dignità e con rispetto, soltanto chiedendo e meritando il sostegno di tutti i sorrentini di buona volontà. In questa prospettiva non mancherà, se richiesto, anche il mio modesto contributo, che rappresenterò, il prossimo 24 ottobre, nel Palazzo Municipale, in occasione di un incontro culturale, al quale sono stato invitato e al quale mi onorerò di partecipare.
Il 13 giugno del 1558, Sorrento, come Massa Lubrense, fu saccheggiata e, in parte, incendiata dai giannizzeri del sultano turco, Solimano il Magnifico, con centinaia di innocenti trucidati o portati in catene a Istanbul e ridotti, colà, in schiavitù. Ma il popolo e i nobili sorrentini dei due Sedili, superando antichi conflitti di potere, riuscirono, in pochi decenni, a risollevarsi da quella tragedia, sotto la guida spirituale, illuminata, saggia e pacificante di un uomo di Dio, l’arcivescovo Giulio Pavesi, inviato subito a Sorrento, da papa Paolo IV, poche settimane dopo l’eccidio turco, il 20 luglio del 1558.
Il prelato domenicano, uomo di profonda dottrina, si trasformò nella instancabile guida morale della rinascita religiosa, civile ed economica di Sorrento, con la protezione del nostro Santo Patrono, Sant’Antonino, e con un’unità di intenti, tra nobiltà e popolo, allora più complessa per la diversificazione sociale dell’epoca.
Carissimi Massimo e Mario,
in una democrazia, come la nostra, nonostante tutti i limiti, gli errori e gli egoismi individuali, nutro la speranza, ispiratrice di questo mio appello, a Voi rivolto, che si possa ricostituire quell’unità di intenti, che salvò allora Sorrento dalla decadenza e che, oggi, come unità di cittadini (amministratori e amministrati), possa farla risorgere a un nuovo splendore,
Raffaele”.