A colloquio con la psicologa- Margherita Di Maio. Ansia, depressione, angoscia: i malesseri provocati dalla crisi.

Chi è e che lavoro fa?

Sono Margherita, donna, amo tutto ciò che è vita e trasformazione: l’arte, in tutte le sue forme, quindi sono molto appassionata anche del mio lavoro come psicologa-psicoterapeuta.

Che tipo di servizio offre in questo contesto di emergenza?

In questo particolare momento attingo tutte le  risorse formative, esperienziali ed emotive  dall’appartenenza a Psicologi per i Popoli Campania, un’associazione di volontariato,accredita presso la Protezione Civile, afferente a Psicologi per i Popoli Federazione, che opera nell’ambito della Psicologia dell’emergenza.

Che cos’è e che servizio offre questa associazione?

Psicologi per i Popoli OdV, è un’associazione di volontariato composta appunto da psicologi esperti di emergenza attiva, che opera su tutto il territorio nazionale. Noi di Psicologi per i Popoli Campania siamo stati allertati fin da subito da alcuni comuni della Regione, tramite i rispettivi COC, chiedendoci sostegno e collaborazione per la cittadinanza. Inoltre, siamo stati attivati dal Centro di Giustizia Minorile a fornire supporto ai minori ed operatori di circa 50 centri di accoglienza, presenti in Campania. Infine, siamo stati attivati a livello nazionale dalla Protezione Civile per collaborare con il Ministero della Salute, al numero verde nazionale (800.833.833), attraverso cui è possibile ricevere supporto psicologico gratuitamente, tutti i giorni dalle 8 alle 24, per eventuali disagi legati all’emergenza che stiamo vivendo e che inevitabilmente coinvolge tutti.

 

Attraverso le varie attività di supporto, emerge un  disagio psicologico diffuso o circoscritto?

Diffuso! Questo mi desta particolare preoccupazione, non tanto rispetto allo stato emotivo della popolazione: siamo in emergenza, credo che nessuno di noi abbia vissuto prima un’esperienza del genere, è naturale sentirsi fisicamente ed emotivamente provati. Ciò che mi colpisce è la necessità di ricevere un supporto, nello specifico quello psicologico, spesso posto in secondo piano da parte di tutti. Sono tante le richieste d’aiuto che riceviamo, non solo quelle al numero verde nazionale, ma da tutti i contesti in sui siamo attivi. Non ho intenzioni polemiche, ma solo di costatazione: c’è un’emergenza medica mondiale e l’attivazione per ridurre i contagi, assistere i malati, curarli è stata generosa e copiosa. Ma la divisione dicotomica tra mente e corpo è vecchia e stantia. Mentre curiamo i corpi dobbiamo occuparci anche della mente e dovremmo farlo subito,  sempre, ogni giorno. Non dimentichiamoci poi dei soccorritori: medici, infermieri, volontari!

Ci sono fasce d’età o strati sociali più colpiti?

La maggior richiesta ci arriva dagli anziani, specialmente se soli. In ogni caso in maggioranza adulti, molte donne.  Posso immaginare che chi  ha  la possibilità  economica e relazionale si sia affidato  a professionisti privatamente. Tuttavia, quello che sto sperimentando è che questa emergenza ha rotto molti confini, anche pregiudizi, costringendoci al confronto con i nostri ed  altrui limiti.

 

Quali sono i malesseri più frequenti che state riscontrando attraverso le vostre attività?

 

Forse ansia, angoscia, depressione. Molti ci chiedono conforto rispetto a quanto stanno vivendo e sperimentando loro e i loro cari. Alcuni hanno patologie pregresse che inevitabilmente si sono acuite in questa fase, altri ancora temono questo ennesimo cambiamento nel cambiamento che chiamiamo “fase 2”.

In che modo aiutate le persone?

Ascolto, contenimento, normalizzazione. Queste le parole chiave. Chi richiede il nostro supporto sa bene di affidarsi ad un professionista che è pronto ad accogliere preoccupazioni, dubbi, lacrime senza lasciarsi sequestrare. Provo a rendere il concetto più chiaro con un esempio. Molti scoppiano in lacrime dopo aver pronunciato le prime parole, dall’altra parte c’è un professionista esperto in emergenza pronto ad accoglie anche le lacrime invitando a non smettere, a lasciarle andare senza vergogna né timore. Un amico, un familiare, non solo non ha gli strumenti necessari ma, come è giusto che sia, è coinvolto nella relazione e tenderà a sminuire o smorzare o a farsi troppo carico della sofferenza altrui inducendo nell’altro senso di colpa e vergogna. In buona fede si intende! Ma è normale. Ritornando alla domanda. Normalizzazione:  il disagio che la persona vive, se è legato a quanto sta accadendo intorno a noi, è normale. Non siamo noi ad essere “impazziti”, è che sono cambiati i nostri abituali punti di riferimento. È il contesto attorno a noi che è stravolto.

 

Un messaggio per chiudere, il filosofo Benedetto Croce, unico sopravvissuto della famiglia al terremoto di Ischia del 1883, era solito dire, dopo la terribile esperienza vissuta: la vita cura la vita. Questa traccia resta valida anche ai giorni nostri?

 

Se Benedetto Croce intendeva che ciò che ci ha consentito di superare la difficoltà una volta può essere d’aiuto anche in altre e simili situazioni, allora sì. Noi psicologi la chiamiamo capacità di “coping”: apprendere dalle esperienze precedenti come rialzarsi. Io confido molto nel fatto che in ognuno di noi ci siano tutte le risorse necessarie per superare le difficoltà. Solo che alcune volte ce ne dimentichiamo, altre abbiamo bisogno di più tempo, altre ancora abbiamo bisogno di migliorarle con l’aiuto di qualcuno, magari un professionista.

A tal proposito mi fa piacere condividere la risorsa  che più mi sta aiutando in questo lavoro: il gruppo. La rete dei colleghi impegnati come me e con me in questa emergenza. Il supporto emotivo ma anche strumentale. L’appoggio costante, pronto e risolutivo di tutti i responsabili dell’associazione che  lavorano in sinergia ad ogni ora del giorno e della notte per rispondere a ogni nostro dubbio, per risolvere tutti i problemi (anche tecnici) che inevitabilmente ci possono essere. Ecco, sentirmi parte di una rete che lavora in sinergia, con una mission ben precisa, mi da forza, coraggio e mi infonde passione.

Ecco, questo è il mio valore aggiunto.

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