La testata giornalistica “Sireon “, la “Consulta delle Attività Sociali e dell’Istruzioni di Piano di Sorrento, in collaborazione con i Dirigenti Scolastici della Penisola Sorrentina nonchè di Capri e Positano e con il Comune di Sorrento, ha organizzato per gli studenti delle scuole medie e superiori, presso il Teatro Tasso di Sorrento, giovedi 20 febbraio alle 10,00, l’importante evento teatrale “Il viaggio di Nabil”, a cura di Vocazioni Creative col direttore artistico Gabriele Saurio. Lo spettacolo affronta in modo originale e sensibile la tematica dell’immigrazione irregolare in Europa. Il progetto nasce per sensibilizzare i ragazzi alla cultura dell’accoglienza, dell’integrazione e della compassione da opporre ai sentimenti di odio, razzismo, xenofobia, pregiudizio e populismo che come un virus stanno contagiando Italia, Europa e tutto l’Occidente. L’evento, presentato da Carlo Alfaro, prevede un costruttivo dibattito con il regista e gli attori dopo lo spettacolo, per aiutare gli studenti a elaborare, sull’onda dell’impatto delle emozioni condivise durante la visione dell’opera, pensieri e concetti positivi e liberali in nome della civiltà e della democrazia, nel segno del rispetto tra gli uomini senza distinzioni. “Il viaggio di Nabil”, di Daniele Virgilito, blogger catanese, è un poemetto digitale in versi che è diventato un bestseller assoluto del genere. ll libro tratta infatti il tema attuale e scottante delle traversate del Mediterraneo in maniera del tutto originale e sorprendente, scegliendo lo stile del poema in “quartine”, che rende la lettura piacevole e leggera. L’opera è ispirata da storie di cronaca e testimonianze reali di migranti, cui dà un taglio commovente e partecipe, ricco di azione, paura, emozione, speranza. Protagonista è un migrante, Nabil, un giovane traduttore egiziano, che la narrazione segue nel suo viaggio su un barcone di disperati dall’Egitto alla Sicilia. Quando Yara, la sua ragazza, è costretta suo malgrado a fuggire con la famiglia per raggiungere un amico del padre in Italia, a Pordenone, Nabil per cercarla lascia Alessandria e si imbarca, non avendo soldi per il viaggio, su uno scafo clandestino diretto in Sicilia. Durante il suo viaggio vivrà emozioni, pericoli e incontri difficili da dimenticare, e fortificherà la sua identità di sopravvissuto alle sfide che sembrano travolgerlo e sconfiggerlo: “Le scarpe affondano dentro la sabbia; inciampo, poi riprendo a camminare, acceso dall’amore e dalla rabbia che spingono le gambe verso il mare”. Nabil incontrerà compagni di viaggio provenienti da varie parti dell’Africa e dell’Asia, ciascuno in cerca di qualcosa di diverso, in realtà tutti accomunati dal sogno disperato della “Terra Promessa”, e mercanti d’uomini senza scrupoli che se ne approfittano. Ne risulta un poema epico contemporaneo che combina antico e moderno, endecasillabo e tragica attualità, per riflettere sul volto umano della migrazione, che è fatta non di numeri astratti e fredde cifre statistiche, ma di storie dolenti di persone vere: “Il mare accoglie fra le braccia scure i figli dati in prestito alla terra; con acqua e sale lava le paure, prepara i viaggiatori a un’altra guerra”. Il viaggio di Nabil diventa così non solo una “Piccola Odissea” contemporanea, in cui come Ulisse per amore navigò affrontando mille difficoltà per ricongiungersi alla sua amata Penelope, così il giovane Nabil lotta per ritrovare la sua Yara, ma l’emblema del viaggio di migliaia di uomini e donne che ogni anno scappano da condizioni avverse per cercare un futuro migliore per sé e per i propri figli. Il fine della trasposizione teatrale del poema è portare gli spettatori a considerare con empatia quanti lasciano casa e affetti affrontando immani sofferenze e difficoltà che molto spesso li vedono soccombere. Lo spettacolo teatrale, adattato dal testo originale da Fabio Pisano, porta la firma alla regia di Stefano Amatucci che, reduce dal successo cinematografico e di critica della pellicola CAINA, ne cura anche l’ideazione scenica e i costumi. Durante la piece gli attori interagiscono direttamente col pubblico coinvolgendolo in prima persona nelle storie narrate. Una scenografia semplice: una scena scarna e pulita, dove uno spazio vuoto, spoglio accoglie una pedana al centro del palcoscenico che rappresenta il barcone sul quale si compie il lungo viaggio di Nabil. I bravissimi attori in scena trasmettono tensione, emozione, intensità, disperazione, volontà di sopravvivere. Recitare su una pedana con una pendenza così importante, costringe gli attori a uno sforzo fisico enorme nel trovare il giusto equilibrio: una metafora della vita in bilico dei migranti, sospesi nella sfida per una vita migliore che può diventare, invece, certezza di morte.
Carlo Alfaro
La regia è di Stefano Amatucci, che ha già affrontato il tema dell’immigrazione con il film “Caina”, ma ci spiega che nel film è l’odio il tema centrale della storia ed è raccontato dal punto di vista di una occidentale razzista e xenofoba. “Il viaggio di Nabil”, invece è la storia di un ragazzo innamorato costretto a viaggiare come i profughi e quindi a condividere tutte le loro vicissitudini.