ARRIVA IL FRATELLINO. QUALCHE SUGGERIMENTO PER GESTIRE LA GELOSIA TRA FIGLI

Liti e battibecchi continui tra fratelli, urla e pianti nel contendersi un giochino o le braccia del genitore, fino ad arrivare a spintoni e a veri e propri scontri fisici. Si faccia avanti il genitore che ha più figli e non vive, più o meno ripetutamente, queste esperienze nella propria casa. Siamo pronte a scommettere che la gelosia tra fratelli è una situazione molto comune nelle famiglie. Partiamo da un presupposto: il sentimento della gelosia è legittimo ed è piuttosto normale che l’arrivo del fratellino possa innescare dinamiche di rivalità, soprattutto quando la differenza di età è poca. Il “principino di casa” si trova improvvisamente “spodestato” da un piccolo batuffolino con grandi esigenze a cui è la madre, principalmente, a dover provvedere, quella stessa madre da cui fino a poco prima si ricevevano attenzione e amore in maniera esclusiva. Spesso si usa dire che una madre che ha più figli non divide il suo amore ma lo moltiplica. Questa bella visione romantica purtroppo non può applicarsi anche al tempo: quello si deve dividere per forza! E non sempre ci si riesce in maniera equa. Alcuni bambini possono fare più fatica di altri ad accettare tutto questo per una serie di fattori tra cui il temperamento, le abitudini acquisite, le esperienze fatte fino a quel momento, ma incide molto anche il modo in cui la famiglia gestisce il cambiamento. E come esprimere questo disagio? Attraverso una serie di comportamenti ben noti ai genitori: capricci per attirare l’attenzione, comportamenti aggressivi verso cose o persone, pianto e irritabilità. Alcune volte si può assistere ad una vera e propria regressione rispetto a competenze o tappe precedentemente raggiunte, ad esempio tornando a bagnare il lettino, con il bisogno di tornare nel lettone di mamma e papà, l’adozione di un modo di parlare più infantile, o ancora la difficoltà ad allontanarsi da casa per andare a scuola. Facile intuire la paura di fondo: quella di perdere l’amore dei genitori. Più complesso, poiché da definire in maniera specifica per il singolo bambino, trovare le strategie giuste per aiutarlo e, soprattutto se tale condizione perdura, può essere d’aiuto confrontarsi con uno specialista. Vediamo invece qualche accorgimento da adottare fin da prima che il fratellino arrivi per rendere quanto meno traumatico possibile per il primogenito il cambiamento che avverrà in famiglia. Infatti, se adeguatamente gestita, questa fase dello sviluppo può rivelarsi utile per la maturazione affettiva dei figli, che cominciano così a fare esperienza di ciò che gli verrà chiesto prima dalla scuola e poi dagli altri contesti sociali di cui faranno parte: imparare a stare con altri, saper condividere, imparare a gestire la frustrazione e le emozioni negative, sviluppare capacità di adattamento e imparare a negoziare nel conflitto. Innanzitutto è importante preparare il bambino, spiegargli quello che accadrà con parole semplici, alla sua portata, lasciando spazio a domande e all’espressione dei vissuti relativi a questo evento. Cercare di evitare, nei limiti del possibile ovviamente, la sovrapposizione di più cambiamenti nella vita del bambino. Ad esempio, se lo abbiamo abituato a dormire nel lettone, forse non è questo il momento giusto per spostarlo nella cameretta da solo, rimpiazzato dal fratellino. In generale, gestire un cambiamento alla volta è emotivamente più semplice. E’ importante che il genitore rispetti le differenze tra i bambini, valorizzandole piuttosto che ricercando il modo di fargli fare le stesse cose. Magari può essere organizzativamente più comodo per il genitore ma rischia di favorire la rivalità. I bambini non sono uguali e fare confronti tra di loro di certo non appianerà la gelosia, anzi. E’ buona cosa evitare di punire o rimproverare per i sentimenti ostili nei riguardi del fratello: è il comportamento che va messo in discussione, non i vissuti. Favorire piuttosto l’espressione delle emozioni negative provate rassicurando il bambino, e arginando o giocando d’anticipo rispetto a condotte aggressive. Ancora, sforzarsi di ritagliare un tempo esclusivo per ogni bambino, in cui possa trovare risposta alle proprie esigenze e non sempre e per forza venire a patti con quelle del fratello. A maggior ragione quando gli anni di differenza tra fratelli sono pochi, è importante non perdere di vista che sebbene il primogenito sia “il più grande” resta comunque un bambino con i suoi bisogni e, in quanto tale, meritevole delle giuste attenzioni.

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

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