La magia del Natale, per grandi e piccini, è oramai passata. Gli alberi di Natale in casa non sono più circondati di pacchetti e confezioni regalo poiché quasi ognuno di essi è stato oramai scartato. Giocattoli tanto desiderati e di tendenza in questo periodo hanno regalato un momento di profondo entusiasmo ai bambini che li stavano aspettando da quando avevano imbucato la letterina per Babbo Natale. Molti di questi giocattoli, probabilmente, più o meno costosi, sono però già finiti nella cesta dei giochi insieme a tanti altri messi da parte, maneggiati di tanto in tanto o addirittura dimenticati: un nuovo giocattolo apparso in pubblicità è diventato oggetto del desiderio del bambino. Per alcuni dei più piccoli la parte più divertente sarà stata addirittura maneggiare il mega scatolone che conteneva il giocattolo, che ben si presta a diventare un nascondiglio, un tunnel da attraversare, lasciando i genitori delusi dopo aver affannosamente cercato quel gioco, magari anche costato tanto. Tutto normale se partiamo dal presupposto che i bambini non hanno bisogno di giocattoli ma di giocare. E per giocare, intendendo per questa attività un modo attraverso il quale il bambino impara a conoscere la realtà e a padroneggiarla, non servono per forza giocattoli. Averne tanti, in realtà, può rivelarsi addirittura controproducente. Intanto il bambino si abituerà a sostituire facilmente un gioco con un altro, soprattutto quando ci troviamo di fronte a giochi preconfezionati rispetto a cui il bambino poco può allenare ed esprimere la sua creatività e fantasia. Inoltre, potersi spostare facilmente e velocemente da un’attività all’altra, ostacola la possibilità per il bambino di esplorare a fondo ciò che ha davanti, di concentrarsi su quello specifico gioco, di soffermarsi su una cosa alla volta, di interessarsi fino in fondo a ciò che gli viene proposto. In questo modo il gioco rischia di perdere il suo senso, a maggior ragione se il genitore non coglie l’occasione per trasmettere importanti insegnamenti di vita al bambino come ad esempio il valore del denaro, motivo per cui è impensabile poter riempire la casa sempre di nuovi giochi. Inoltre, dare tanti giocattoli insieme rischia di sovrastimolare a livello sensoriale il bambino, con il risultato che nulla sembra attrarlo particolarmente. Meglio un solo gioco alla volta, in maniera tale che il bambino possa relazionarsi ad esso e, con creatività, farne uso. Quando ne avrà abbastanza e si sentirà annoiato scatterà quella molla che gli permetterà di inventare qualcosa di nuovo, servendosi dei materiali che ha a disposizione. Carta, colori, scatole, ritagli di stoffa o di riviste, oggetti semplici, quelli non devono mai mancare e permetteranno al bambino di giocare veramente. Una ricerca condotta da alcuni psicologi dell’Università di Toledo, nell’Ohio, su 36 bambini di età compresa tra 18 e 30 mesi, ha rilevato che quando un bambino ha pochi giocattoli a disposizione aumenta la qualità del suo gioco: osservando i bambini giocare prima in una stanza con solo 4 giocattoli e poi con 16 insieme, i ricercatori hanno infatti notato che quando il bambino ha meno giocattoli può soffermarsi più a lungo su di essi, esplorandoli in diverso modo e con maggiore creatività. Se usciamo dall’ottica del gioco come perdita di tempo tra un’attività e l’altra, allora possiamo restituirgli quella giusta dignità che ben descrive la psicologa Silvia Vegetti Finzi nel libro A piccoli passi: «Non c’è niente di più serio e più coinvolgente del gioco per un bambino. E in questa sua serietà è molto simile ad un artista intento al suo lavoro. Come l’artista, anche il bambino giocando trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico, creando un mondo immaginario che riflette i suoi sogni a occhi aperti, le sue fantasie, i suoi desideri».
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043