Nel ciclo di vita della famiglia, continuamente sottoposta a cambiamenti che rendono necessaria la ricerca di nuovi e più maturi equilibri, certamente uno degli eventi maggiormente in grado di destabilizzare la coppia è l’arrivo di un figlio. Per quanto oggi si possa parlare più spesso di procreazione responsabile, sottesa da una scelta e dal desiderio di diventare genitori, non sempre questa esperienza si rivela essere conforme alle proprie aspettative. Il principale compito che viene richiesto alla coppia è quello di gestire il passaggio dalla diade alla triade e, accanto al ruolo di partner, riconoscersi anche quello di genitori. Se già poteva rivelarsi complesso barcamenarsi tra i propri bisogni individuali e quelli di coppia, l’arrivo di un figlio costituisce un vero e proprio banco di prova, in particolare per le donne, chiamate nelle prime fasi di vita del piccolo a farsi carico in maniera importante del suo accudimento. Non sempre i papà, in questa fase in cui rischiano di percepire il loro ruolo come più marginale, fanno i salti di gioia, soprattutto se sentono di essere stati messi da parte dalla loro compagna. Diviene vitale per la famiglia dunque che la coppia abbia cura di preservare uno spazio per se stessa. Questo sia per il benessere dei singoli, i cui bisogni individuali e sentimentali continuano a sussistere anche quando si diventa genitori, ma anche e soprattutto per il benessere dei figli, soggetti a rischi quando vengono caricati di aspettative eccessive frutto dell’insoddisfazione personale e/o coniugale dei genitori. La famiglia, più che per quello che fa, educa per quello che è, e i bambini hanno bisogno di modelli genitoriali in grado di prendersi cura dei propri bisogni personali e di coppia, non di certo di esempi di abnegazione di sé. Inoltre molti studi provano che il buon funzionamento della coppia ha un impatto positivo sui comportamenti reciproci messi in atto tra genitori e figli, sulla relazione che si instaura tra essi, nonché sulle competenze relazionali che i figli metteranno poi in pratica nei contesti sociali. Un altro confine che in questa fase deve spesso essere ricontrattato è quello inerente il rapporto con le famiglie d’origine: la centralità dei nonni nella vita dei nipoti, soprattutto in presenza di genitori lavoratori, può richiedere una loro maggiore presenza che non deve però trasformarsi in invasione o addirittura sostituzione delle figure genitoriali. Molti conflitti e risentimenti a livello della coppia possono nascere proprio da una incapacità a mantenere dei chiari limiti su questo versante, per cui ci si può sentire spodestati o non riconosciuti nella propria funzione genitoriale. Tutelare la coppia significa dunque, nonostante il terremoto organizzativo e il turbinio di emozioni elicitato dalla nascita di un figlio, mantenere sempre viva e proteggere la dimensione coniugale, fatta di sostegno, supporto e intimità. Prendersi cura di sé e del proprio benessere è fondamentale anche quando si è genitori: è meglio che un figlio non costituisca la propria unica forma di realizzazione. Come scrivono le pedagogiste Elisabetta Rossini e Elena Urso nel dare un titolo al loro libro, «i bambini devono essere felici, non farci felici».
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043