Pavimentazione sconnessa, caditoie disvelte, buche sul cemento, terriccio caduto dai camion in movimento e rifiuti abbandonati. È la condizione di degrado ed incuria del parcheggio nella frazione di Bonea. La vegetazione spontanea cresce a nascondere deiezioni canine, lattine, fazzoletti, bottigliette o altro. Un segnale vieta l’accesso ai camion (si tratta di un divieto di transito agli autocarri che superino le 3,5 t, ma un cartello apposto sopra specifica “di tutte le portate”, ndr) ma betoniere, ruspe e mezzi pesanti transitano decine di volte al giorno. Certo, il materiale necessario ai cantieri del contiguo parcheggio in costruzione non può giungere in altro modo: i camion non hanno spazio di manovra né possono accedere tramite la stretta via Satrulo. Così, sbancare un terreno ricoperto di noci e alberi ad alto fusto diventa una faccenda pubblica. Del resto è stato il comune ad autorizzare l’autorimessa interrata che aggiungerà 50 box ai circa duecento posti auto disponibili nel limitrofo “parcheggio della vergogna”. Chi nella frazione ricorda il verde, la preziosa esposizione al sole di quel lembo di terra, la bellezza e la suggestione del paesaggio non può che rammaricarsi. Il problema, però, non è il ricordo. È il presente, la mancata sorveglianza, i transiti non autorizzati e la mancanza di senso civico di chi fruisce dello spazio comune, ma abbandona indiscriminatamente oggetti, scontrini, pacchetti di sigarette e carte varie. È possibile che ciò che è di tutti non sia di nessuno? E ancora, è possibile che il vantaggio che è di uno debba diventare un onere per tutti?