Carnevale. Un giorno per vivere l’autismo

E’ il giorno delle maschere, il giorno in cui si può diventare qualcun altro. E’ Carnevale. La visione medioevale del Carnevale era quella del “mondo alla rovescia” e devo dire  che essa mi ha  dasempre affascinato. Ho trovato interessante l’idea di una temporanea liberazione dalle regole dominanti , di una ribellione alle differenze sociali e alle gerarchie. Nel medioevo durante il Carnevale si celebrava la sacralità dell’ineguaglianza, tutti erano considerati uguali e le barriere delle condizioni venivano superate. Tutti potevano essere a contatto con le altre realtà impossibili e immaginabile in un contesto  di normalità. Questa visione del Carnevale , in un certo senso, era socialmente utile per un popolo che poteva , almeno una volta all’anno , ribellarsi con il sorriso. Partendo da questo valore storico che il Carnevale assume almeno per oggi proviamo,  ognuno di noi ad indossare i panni di una persona autistica.

Non servono le maschere i loro volti sono come quelli degli altri. I movimenti devono essere un po’impacciati , ma il passo deve essere veloce e per restare seduti deve esserci un motivo concreto .

Si deve cercaredi guardare il mondo senza fretta e superficialità, bisogna soffermarsi  sui particolari di ciò che ci circonda : guardare il movimento delle nuvole, i fili dei tralicci fra le montagne, fotografare nella mente le cupole delle chiese  e i colori  e le forme dei segnali stradali. Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo in maniera  amplificata i rumori, percepiremo il campanile della chiesa in lontananza e dalla tipologia del  tocco capiremo da quale frazione proviene. Sentiremo il motore di un autobus che arriva molto prima di vederlo con gli occhi  e addirittura dal  suono del motore riconosceremo il tipo di auto. Ad ogni automobile per strada assoceremo una persona che conosciamo e ci verrà da pronunciare il suo nome all’improvviso.  Se  ci sarà vento il suo sibilo e il rumore delle foglie e dei rami sbattuti stancherà il nostro udito e lo stesso vento seccherà le nostre pupille che potranno essere più sensibili alla luce solare. La confusione di una festa di Carnevale sarà un frastuono e quelle musiche  assordanti amplificate dai microfoni ,risulteranno al nostro udito come martelli pneumatici, ma peggio ancora se ci sarà una canzone che non ci piace , per un , qualsiasi motivo non vorremmo ascoltarla ( ci copriremo le orecchie) e nemmeno ballarla. Se la stoffa del nostro vestito di carnevale sarà troppo sintetica o avrà un odore strano (ammorbidente ) o non avrà il nostro colore preferito ci rifiuteremo di indossarlo. Sarà tutto a discapito del nostro divertimento. Quando vedremo una bambina travestita da Biancaneve o altra principessa ci verrà da sorridere  ,non perché ci sembrerà carina, ma perché nella nostra mente cominceranno  a scorrere tutte le date delle prime cinematografiche  dei film di principessa  di cui siamo appassionati fin da piccoli.

Perciò se dovremo concentrarci su tutte queste cose figuriamoci se avremo le attenzioni necessarie per notare le espressioni facciali, ascoltare un saluto e ricambiarlo, figuriamoci se capiremo il linguaggio della mimica facciale o l’ironia di una battuta, se potremo avere la concentrazione di socializzare o guardare le persone in volto .

Ecco almeno per oggi che è Carnevale  proviamo a vivere come una persona autistica con tutte le sue sensibilità  e moltiplichiamo un giorno per una vita intera; forse allora saremo più clementi con loro che si sforzano ogni giorno da quando sono bambini ,anche nei banchi di scuola, di adeguarsi  a questo mondo  che non fa nulla per adeguarsi a loro.

Colomba Belforte

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