Un’altra tegola cade sulla testa dell’Amministrazione comunale. Nell’ampio dossier relativo ai contenziosi con gli ex dipendenti comunali, stavolta il piatto della bilancia pende a favore di questi ultimi. La Corte di Appello di Napoli, seconda sezione penale, ha assolto Consiglio Cannavale, ex ingegnere capo del Comune, dall’ accusa di peculato; reato per il quale in primo grado era stato condannato, dal Tribunale di Torre Annunziata a due anni di reclusione, pena sospesa. Mentre, un altro reato, l’abuso d’ufficio è stato dichiarato prescritto. La sentenza di primo grado ha determinato la sospensione dalle funzioni per tre anni e la riduzione dello stipendio al 50% per Consiglio Cannavale. Mentre precedentemente al dipendente, a lungo titolare di posizione organizzativa in uno dei settori nevralgici della macchina comunale come l’ufficio tecnico, era stata attribuita la sola responsabilità della Protezione civile nell’ambito del settore guidato dal comandante dei vigili. La storia dei rapporti burrascosi tra Consiglio Cannavale e l’amministrazione comunale sono alla base di questa vicenda. I contrasti nascono quando il capo dell’ufficio tecnico, già con la Giunta Dilengite perde il ruolo di responsabile dell’Ufficio, e si acuiscono quando il dipendente comunale si presenta alle elezioni amministrative nella lista denominata “La Fenice” con Armando De Rosa candidato sindaco ed in contrapposizione con l’Amministrazione uscente che candida a sindaco Gennaro Cinque. Le elezioni le vince proprio Gennaro Cinque e Cannavale entra in consiglio comunale tra i banchi della minoranza, dove si fa notare per una intensa ed incalzante attività di controllo. E proprio mentre è consigliere parte una denuncia contro di lui. E’ il 2009 e riguarda il progetto esecutivo relativo alla realizzazione della nuova casa comunale. L’edifico che oggi si trova nella ex Piazza Kennedy. Di cosa si tratta? Il Comune affida il progetto ad un associazione di tecnici, ma il Comune decide di porre fine al rapporto di collaborazione per una serie di difficoltà sopravvenute e legate al mancato rispetto dei tempi, contestualmente decide di affidare agli uffici comunali il compito di predisporre il progetto esecutivo e di istruire l’iter per la gara. Il compenso è stabilito nel 65%, di quanto attribuito all’associazione di tecnici che avevano ottenuto l’aggiudicazione dell’incarico per 110 mila euro, pertanto al gruppo di lavoro, composta da tecnici comunali ed esterni, coordinati da Cannavale, si riconoscono 73 mila euro complessivi, l’obbligo di lavorare fuori dall’orario d’ufficio e la facoltà di avvalersi di collaboratori esterni. L’obiettivo deve essere conseguito entro 90 giorni e la gara predisposta entro 120. Tutto fila liscio come l’olio. Gli obiettivi sono rispettati e la nuova casa comunale completata. Alla fine Consiglio Cannavale attribuisce a sé stesso ed ai collaboratori il compenso per complessivi 67 mila euro, quindi con un risparmio di 5 mila euro per l’Ente. Per sé si auto liquida 7mila euro. La modalità di ripartizione della somma diventa motivo di contestazione e denuncia alla Procura della Repubblica. Si apre il procedimento ed il Comune si costituisce parte civile. In primo grado, l’11 novembre 2012, arriva la sentenza di condanna a due anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per la durata del la pena che è sospesa e risarcimento alle parti civili, in questo caso il Comune. Consiglio Cannavale è sospeso dalle funzioni e va in pensione tre anni dopo per raggiunti limiti di età. Ma intanto propone Appello ed il 13 aprile di quest’anno arriva una sentenza che riforma la precedente e le cui motivazioni sono state di recente depositate. Il dispositivo attenua in larga parte del responsabilità di Consiglio Cannavale, esclude il reato più grave ovvero il peculato, elimina l’interdizione dai pubblici uffici e la responsabilità civile nei confronti del Comune. Ora si aspettano sviluppi e non si esclude la richiesta di risarcimento da parte dell’ingegnere Cannavale.