“Cosa fai di bello?..Mi annoio!”

Ti capita di affrontare l’intera settimana  lavorativa attendendo il weekend per beneficiare del tempo libero e poi, arrivato nuovamente il lunedì, hai la sensazione di non aver goduto veramente di quegli spazi senza impegni. Attendi il periodo dell’anno in cui sei meno oberato di cose per dedicarti a quella passione che in periodi di piena lavorativa sei costretto a mettere da parte, ma poi per una ragione o per l’altra, finisci sempre per rimandare. Non vedi l’ora di liberarti finalmente dalla scuola o dagli esami per dedicarti agli amici e allo svago, ma invece la pausa estiva finisce per diventare un lungo e noioso tempo morto. Tranquillo, non sei il solo. Non tutti hanno un buon rapporto con il tempo libero, che può trasformarsi in un vero e proprio problema, un vuoto da riempire. In questo le nuove tecnologie ci tendono la mano, offrendoci delle distrazioni che colmano tali spazi, privandoci però della possibilità di viverli in maniera autentica. I Social in particolare offrono l’illusione di non vivere il tempo libero in pieno ozio, perché pur restando tra le mura di casa, chiusi in cameretta, ci offrono l’opportunità di entrare in contatto con gli altri, con la vita che c’ è fuori. In contatto ma non in relazione. Questi momenti ci invitano ad entrare in rapporto prima di tutto con noi stessi: liberi da scadenze e preoccupazioni che ci ingombrano la mente si crea finalmente l’occasione per porci delle domande, per chiederci se siamo pienamente soddisfatti di come stiamo vivendo il nostro tempo. Se si ha un carattere ansioso questi momenti vuoti possono diventare una vera e propria fonte di angoscia: si era convinti che, superato quell’esame o quel lavoro che tanto ci preoccupava, saremmo stati bene e invece niente esami o lavori all’orizzonte ma l’ansia comunque la si sente. Forse è  l’occasione per ricercarne l’origine altrove, per dare forma ed espressione ai nostri bisogni ed alla nostra emotività. Bisogna imparare a godere del tempo libero ed insegnarlo ai propri figli, lasciargli l’opportunità di sentire la noia. Eastwood (2012) definisce quest’ultima come «un’esperienza caratterizzata da un desiderio non appagato di fare-esperire qualcosa di soddisfacente». Lo psicologo inglese Adam Phillips (2011), invece, la descrive come «quello stato di sospesa anticipazione in cui qualcosa potrebbe succedere ma nulla accade, uno stato d’animo di diffusa irrequietezza che circonda il più assurdo e paradossale dei desideri, il desiderio di un desiderio». Emozione a cui si dà generalmente una connotazione negativa, può trasformarsi in un motore, può accendere passione, attivare l’ingegno, far scoprire un talento, che corriamo invece il rischio di seppellire se tappiamo quel vuoto da impegni, pensiamo per i bambini alla pausa estiva da scuola, con un pieno di altre cose più o meno utili. Anche qui la tecnologia rischia di remarci contro catturando il bambino in un’esperienza sensoriale che lo allontana però da sé e dall’opportunità di chiedersi “cosa mi piacerebbe fare? Che gioco potrei inventarmi con le cose che ho a disposizione?” E’ nella frustrazione che si accende il desiderio, a patto che possiamo permetterci di sentirla, a patto che ci abbiano consentito di imparare a farlo. E’ in quei momenti che può accendersi la creatività, è in quel totale non sapere come impegnare il tempo che, guardando il cielo, nella forma di una nuvola possiamo vedere un milione di cose.

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043