CUCINARE: UN TOCCASANA PER LA MENTE

Lo stretto rapporto che lega cibo e psicologia è ben noto a molti. Il primo atto d’amore che riceviamo passa proprio attraverso il cibo e l’allattamento è emblema della madre che si prende cura del proprio bambino. Ciascuno di noi sa che quanto e cosa mangiamo dipende molto dal proprio stato d’animo, con variazioni a seconda dalle caratteristiche della singola persona. In alcuni le emozioni hanno il potere di “chiudere lo stomaco”, per altri invece il cibo può diventare una vera e propria consolazione in una di quelle giornate classificate come da dimenticare. La preferenza o il rifiuto per alcuni cibi può dipendere da esperienze emotive associate alla consumazione di quell’alimento, ai ricordi che si riattivano dinnanzi a quei sapori, odori e consistenze. Le neuroscienze ne danno una prova: gusto e olfatto sono gli unici due sensi direttamente collegati all’ippocampo, area cerebrale deputata all’immagazzinamento delle informazione della memoria a lungo termine, pertanto in grado di lasciare tracce indelebili e molto soggettive che possono essere rievocate in alcune circostanze. Soprattutto nella nostra cultura popolare, il cibo ha un’elevata valenza sociale, connotando il festeggiamento di eventi più e meno importanti, e la tavola diviene il luogo di incontro per eccellenza: dal fugace caffè, pretesto per vedere un amico che non si incontra da un po’, ai cenoni natalizi, intorno ai quali intere famiglie colgono l’occasione per radunarsi. Ma “la psicologia è in cucina” non solo se si tratta di mangiare ma anche quando ci si mette ai fornelli ed è a questo che vogliamo dedicare due righe. Cucinare è prima di tutto un atto creativo e, in quanto tale, permette, a chi si diletta ai fornelli così come ai grandi chef stellati, di dare espressione a parti di sé, di sperimentare ed esplorare il nuovo, al pari di quanto accade in altre arti espressive come la musica, la pittura, il ballo. Cucinare, che non è solo preparare da mangiare, è prendersi cura di sé stessi e di un proprio bisogno; basti pensare al diverso stato d’animo che proviamo quando mangiamo qualcosa che ci era avanzato e che consumiamo solo per evitare di buttarlo, rispetto a quando gustiamo una ricetta a cui stavamo pensando da un po’ e che abbiamo trovato finalmente il tempo di preparare. Se cuciniamo per altre persone, siano esse amici o familiari, ci stiamo prendendo cura anche di loro. In particolare, preparare dolci per gli altri pare avere un rilevante effetto benefico, come descritto in un articolo apparso su Huffpost in cui vengono citate delle ricerche sul tema. Sfornare dolci da regalare può essere un valido aiuto nell’espressione dei propri sentimenti, quando con le parole ci viene difficile comunicare gratitudine o affetto verso gli altri, spiega Susan Whitbourne, professoressa di psicologia e neuroscienze della University of Massachusetts. Vivere pienamente il momento della creazione del proprio dolce può addirittura favorire la riduzione dello stress, riferisce Donna Pincus, professoressa associata di psicologia e neuroscienza alla Boston University, e accrescere lo stato di benessere della persona che, attraverso questo tipo di attività, può trovare un modo per esprimersi. Ovvio, un minimo di interesse e passione per i fornelli deve esserci di base per poterne sperimentare i benefici. Concentrarsi su una preparazione ci aiuta inoltre a spostare l’attenzione da pensieri negativi e tristi. Certo potrebbe risentirne un po’ la nostra forma fisica ma se questo è il prezzo da pagare per ritrovare il buon umore, allora forse vale la pena concedersi ogni tanto una “coccola” ai fornelli.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043