Accanto alla mamma del “diversamente abile” giace il papà del “diversamente abile”. Come pezzi di lego i genitori del “diversamente abile” possono assemblarsi perfettamente e divenire un’unica struttura o separarsi dopo un urto ma conservando quei lati che si incastrano all’occorrenza. Insieme, con quei pezzi, vorrebbero costruire una fortificazione tutt’intorno al loro figlio magico con ponti  estendibili per uscire fuori o tornare al riparo.

La mamma e il papà del “diversamente abile“, però, non hanno gli stessi tempi e non sempre reagiscono  al medesimo modo.

Non esiste una regola precisa o reazioni totalmente simili tra un genitore o l’altro, eppure quando la mamma del “diversamente abile“ si confronta con le altre mamme si riconosce nella loro storia , rivive quei momenti di confronto tra coniugi che all’inizio non sono stati per nulla semplici.

La risposta alla diagnosi del proprio figlio da parte del papà, agli occhi della mamma del “diversamente abile”, non è del tutto chiara, sembra quasi ignorare l’evidenza o sottovalutare la situazione, quasi sminuendo le sue preoccupazioni; è una sorta di negazione che si può prolungare nel tempo. Il papà del “diversamente abile” non è sempre predisposto al dialogo e vive un momento di smarrimento che lo allontana dalla situazione familiare. E’ come se si distaccasse, come se avesse bisogno di realizzare una nuova visione della vita, confuso e stralunato continua a vivere quei giorni con una calma apparente che confonde e irrita. Con molta probabilità ammettere le difficoltà di quel figlio magico sarebbe come vivere un fallimento, un senso di impotenza totale che per un padre, in cui è innato il gene secolare di infallibile salvatore, non è facile ammettere. La mamma   del “diversamente  abile” piange di nascosto, ma riesce a piangere all’inizio fra le braccia del coniuge, il papà del “diversamente abile” non si concede nemmeno questo lusso. Questo è un muro che va abbattuto il rischio è l’allontanamento che non è di aiuto per il figlio.

E’ doveroso insistere nel confronto, abbracciarsi guancia a guancia e mescolare le lacrime dell’uno nell’altro. Per un figlio magico necessario è l’amore materno ed indispensabile è anche quello paterno.

 

Colomba Belforte

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