Eduardo sta a Totò come la filosofia sta all’ironia.
Eduardo, immenso e insuperato attore regista e commediografo del Novecento napoletano, ha saputo tradurre e interpretare la napoletanità in vera filosofia di vita, con i suoi chiaroscuri, il fatalismo e l’arguta intelligenza che da sempre contraddistinguono questo popolo.
La napoletanità elevata a forma d’arte e di pensiero: passioni, tormenti, rassegnazione, paure, speranze, malinconica attesa di un futuro che
appare da sempre ineluttabile…
Il teatro di Eduardo, che poi è pura letteratura, mostra impietosamente e cinicamente i difetti e le contraddizioni di Napoli nella lotta per la sopravvivenza. Le sue commedie in realtà non lo sono affatto, a teatro con Eduardo non si ride ma ci si ferma a riflettere, lì al buio in platea, di fronte al racconto di una città disperata eppur tesa in un continuo sforzo di riscatto morale, etico, affettivo. Napoli specchio del mondo intero, città senza tempo come i sentimenti narrati attraverso i personaggi, trasfigurati in autentiche maschere. La drammaturgia di Eduardo assolve pienamente al compito fondamentale che d’altronde è quello della letteratura: la rappresentazione e l’interpretazione del proprio tempo, della morale e dei costumi, della cultura e della bellezza, della decadenza e del riscatto che caratterizzano l’epoca in cui l’autore e la sua opera si inseriscono.
È in questo che risiede la sua grandezza artistica e letteraria: Eduardo cristallizza una Napoli di cui oggi si sono perse le tracce, fotografando un periodo storico, politico, sociale emblematico nella vita della città (e del Paese intero).
La sua filosofia, il suo teatro, puro succo di napoletanità, è diventato patrimonio culturale dell’umanità, superando anche le barriere linguistiche per arrivare al pubblico di tutto il mondo con grande efficacia.
Totò è stato, invece, il comico “puro” che attraverso l’ironia e la satira – praticate con apparente leggerezza – ha rappresentato magistralmente il ruolo di guitto, evidenziando vizi e virtù degli italiani, più che dei napoletani. Napoli è stata solo il preludio di una carriera dedicata alla dissacrazione di un’Italia post bellica desiderosa di benessere e gloria… un’Italia credulona, che negli anni del boom economico si è comportata più da cicala che da formica, credendosi furba! Alle ambizioni, alle furberie, al ritrovato benessere degli italiani Totò ha riservato una filmografia memorabile, esilarante e attualissima. Il suo personaggio può essere trasposto nell’Italia di oggi senza paura di anacronismi, perché nel nostro Paese tutto resta sempre uguale: vizi e virtù continuano a poter essere raccontati attraverso i film del principe De Curtis, che da acuto osservatore e istrione qual è stato ha saputo immortalare le schizofrenie di un popolo tanto geniale quanto ingenuo, poco lungimirante nonostante le velleità di voler diventare uno dei “Paesi guida” punto di riferimento ed esempio per gli altri! La grandezza artistica e intellettuale di Totò risiede proprio in questa potentissima capacità di sviscerare e interpretare il “carattere nazionale” attraverso il filtro del suo essere napoletano, che ha influenzato non poco la maschera creata.
Eduardo e Totò, un accostamento artistico e intellettuale che solo ai superficiali può apparire azzardato, perché i due più grandi geni del teatro e della comicità partenopea rappresentano esattamente le due facce della stessa medaglia… quella Napoli che amaramente non smette di voler ridere!
Rosa Gargiulo
Eduardo De Filippo:
Padre Cicogna, Le poesie di Eduardo, Il Paese di Pulcinella
Totò, Antonio De Curtis:
‘A livella, La donna, ‘A cunzegna, Napule tu e io