Siamo nel vivo del campionato mondiale di calcio. Da qualche settimana, quasi ogni giorno, in TV c’è una partita da seguire e i palinsesti sono pieni di programmi dedicati a commentare, passo dopo passo, l’evoluzione del torneo. Per noi italiani, probabilmente, la mancanza della nostra nazionale nelle fasi attuali e più avvincenti della competizione, rende quest’ultima meno accattivante e degna di interesse. Eppure, tifosi o meno, amanti del calcio o completi inesperti in materia, non si può non restare colpiti da alcune immagini che passano alla TV. L’euforia o il rammarico dei tifosi accorsi da tutto il mondo, a seconda che se si stia dalla parte dei vincitori o dei perdenti. Lo spirito competitivo dei calciatori, il loro fare squadra, gli abbracci per festeggiare la vittoria o per tirarsi su a vicenda dopo una sconfitta. Le lacrime di gioia o di tristezza dei tanti bambini presenti sugli spalti, che fanno andare via le bandierine dipinte sulle guance con i colori nazionali. Insomma, che si stia sugli spalti o in campo, ad essere in gioco sono anche e prima di tutto le emozioni. Pensiamo in particolare al momento in cui va tirato un calcio di rigore decisivo rispetto al risultato della partita. A quanti viene da commentare “non vorrei stare nei suoi panni”? Forse perché per un momento ci identifichiamo con chi, dopo aver posizionato il pallone sul dischetto, aspetta solo il fischio dell’arbitro per calciare. Sentiamo che quelle vesti sono scomode da indossare. La pressione dei tifosi che si sono mossi per seguire la propria fede calcistica, quella dell’allenatore che in quel momento ti ha affidato un importante compito, mostrandoti la sua fiducia. La pressione interna, quella che senti quando hai costruito la tua vita personale e lavorativa intorno ad una passione, ed ora lì, davanti a quel dischetto, senti di voler dimostrare prima di tutto a te stesso che riesci nel tuo obiettivo, concretizzando le ore di sacrifici e di allenamento in un risultato favorevole. La tensione e le forti emozioni di quei momenti vanno gestite e padroneggiate da chi scende in campo. Questo vale non solo per il calcio ma per tutti gli sport. Vale non solo per chi gioca, compete o gareggia, ma anche per chi sta lì a guardare. Si sa, nelle competizioni c’ è un vincitore ed un vinto, talvolta si gioisce ma altre volte bisogna ingoiare bocconi amari, tollerare la frustrazione, gestire la rabbia che ne consegue, accettare che qualcun altro, dall’altra parte, ha in quel momento tutto il diritto di gioire e festeggiare. Purtroppo risse e scontri tra tifosi avversari non sono così infrequenti, macchiano lo sport e ci dimostrano quanto una certa maturità affettiva sia fondamentale anche per essere buoni tifosi! Oltre che per diventare bravi atleti, si intende. Lo sport non è solo fisico ma è anche testa. Chiama in causa il corpo, dunque anche quegli stati d’animo che, se non adeguatamente padroneggiati, possono tradursi in un tremolio alla gambe o alle mani, in un calo di riflessi, in una sensazione di tachicardia o di fatica a respirare, in un depauperamento delle risorse fisiche e mentali che andrebbero indirizzate alla performance. Una buona capacità di gestione delle emozioni influisce dunque positivamente sulle prestazioni sportive, lo sanno bene gli psicologi chiamati a lavorare in questo settore. Così come praticare sport si rivela utile nello sviluppo della persona. Difatti, nella nostra professione, consigliamo sempre ai genitori di far praticare un’attività sportiva ai propri figli, non perché necessariamente devono diventare atleti, ballerini o calciatori, ma per il grande contributo che essa può dare alla loro crescita attraverso una serie di insegnamenti che trasmette: sacrificarsi per arrivare ad un risultato, stare in gruppo, avere rispetto per l’altro anche se ha un interesse contrario, tollerare la sconfitta, adottare un comportamento rispettoso delle regole. Lo sport si rivela dunque una “palestra di vita”, per allenare campioni di fair play, dentro e fuori dai campi!
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068
Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043