Correva l’anno 2004 quando intervistai per la prima volta Gianni Iaccarino, allora assessore al Turismo. Oggi non riveste cariche istituzionali ma è sicuramente una delle personalità più autorevoli fuori e dentro la politica cittadina.
Gianni, ti manca l’impegno in prima linea?
È sempre complicato “dimettersi” dalle proprie passioni che credo vadano seguite, ma non a tutti i costi. Mi sarei aspettato una “carezza” da persone con cui avevo condiviso un tratto di strada. Non è stato così. Da una parte, non mi è stata accordata la fiducia che mi aspettavo. Dall’altra, probabilmente, anche a me è mancato l’entusiasmo, dopo la sconfitta già incassata.
Rimpiangi la scelta di essere rimasto fuori?
Prima delle coalizioni e prima delle poltrone viene il confronto e il progetto. Se mancano questi presupposti, è impensabile metterci la faccia. Non è semplice il compito dell’amministratore, ci vuole coraggio. E il coraggio nasce laddove c’è una “visione”, una progettazione, una programmazione. Quando manca, allora forse è meglio seguire la politica dall’esterno, sperando che la sensibilità popolare, sollecitata su alcuni temi, possa innescare processi di partecipazione e cittadinanza attiva.
È passato un anno dalle elezioni. Come è cambiata la città?
Il problema vero è che non è cambiata. Mi aspettavo qualche segnale di discontinuità, invece la rincorsa al carro del vincitore ha determinato un’accozzaglia di personalità che vivono il disagio di non potersi esprimere al meglio, anche quando rappresentano risorse per il paese.
A chi ti riferisci?
Credo che l’assessore Carmela Cilento sia una bella novità, la stimo molto.
Come giudichi l’amministrazione Iaccarino?
I giudizi possono essere dati solo alla fine di un ciclo. Ora è prematuro esprimersi. Ritengo, però, che la tendenza non sia positiva. Il problema centrale, che è ormai atavico, è legato alla macchina comunale. Ci sono difficoltà evidenti di interfaccia con il terzo piano. Inoltre, mi sembra che la presenza sul territorio sia sempre più scarsa. Poi, mi preoccupa un’altra vicenda.
Quale?
È inutile girarci intorno: piazza della Repubblica. Mi preoccupa che possano esserci intrecci tra affari e politica. Non entro nel merito delle scelte amministrative di comuni limitrofi che, come si evince dalle cronache, coinvolgono, in qualità di imprenditori, anche figure del mio Paese. Mi auguro che coloro che rivestono ruoli pubblici pensino prima agli interessi della collettività, poi a quelli personali. In ogni caso, poi confido sempre negli antidoti democratici e nel risveglio di un sentimento d’appartenenza. Nonostante un progressivo anestetizzarsi della coscienza civica, vedo che temi importanti, come quello del Put, stanno vivacizzando il dibattito sui social.
Quindi per te la modifica del Put non s’ha da fare?
L’adeguamento alle normative nazionali vigenti è improrogabile e non possiamo rimanere con uno strumento urbanistico fermo a trent’anni fa. Ovviamente, ritengo che il territorio vada salvaguardato da quelle modifiche che producono nuove cementificazioni e offendono il paesaggio. Già con vincoli stringenti, la nostra Penisola ha registrato un aumento di vani considerevoli. Immaginati cosa accadrebbe con una normativa più permissiva. Non penso che questo argomento vada ideologizzato. Ritengo, invece, che sia indispensabile il confronto. Ciò che proprio non condivido è la metodologia, l’aver chiuso il dibattito alla cittadinanza.
Qual è stato il miglior sindaco degli ultimi vent’anni?
Vent’anni sono pochi. Non è ancora storia. Io preferisco pronunciarmi su ciò che è già sedimentato. Il miglior sindaco che io abbia conosciuto è stato Antonino Gargiulo.
Un aggettivo per definire Giovanni Ruggiero e Luigi Iaccarino?
Perché proprio loro?
Gli ultimi prima di Vincenzo Iaccarino.
Beh…la storia darà la valutazione sul loro operato da sindaci. Sotto il profilo umano, posso dire di aver condiviso esperienze importanti con Luigi Iaccarino, con cui c’è stata una consuetudine che è divenuta amicale. Con Giovanni Ruggiero sto cercando di recuperare un rapporto logorato dalla politica. Più del giudizio, mi interessano le persone.
Nancy De Maio