Se alcuni ruoli vanno in pensione, non può dirsi altrettanto della passione che li anima. Così Giuseppe De Maio, assessore comunale nella giunta guidata da Luigi Iaccarino, non ha appeso al chiodo l’impego civile. Oggi è presidente dell’associazione “Si può fare”.
Il nome suggerisce un’identificazione con il gruppo consiliare d’opposizione “Podemos”?
L’associazione è nata dopo. L’abbiamo costituita nel luglio del 2016, in seguito alle elezioni comunali. L’obiettivo era quello di non disperdere tutte le energie convogliate intorno al progetto politico di Raffaele Esposito e del gruppo. Così, circa trenta persone, molti candidati nelle liste “Podemos”, hanno pensato di dar vita a un gruppo di supporto all’opposizione.
Perché non chiamarsi “Podemos”?
Perché rievoca un’esperienza troppo estremista. La nostra collocazione è sicuramente a sinistra, ma è impensabile di riproporre modelli che divergono troppo dai contesti territoriali specifici. Noi puntiamo ad allargare e a coinvolgere sempre più cittadini, per dibattere e risolvere problemi. Essere contro a prescindere non significa fare il bene del Paese.
Qual è, dunque, il vostro atteggiamento rispetto all’amministrazione di Vincenzo Iaccarino?
Fondamentalmente d’opposizione, ma non a tutti i costi. Il confronto deve essere sempre costruttivo. Abbiamo trovato il favore dell’amministrazione comunale nell’offrirci luoghi per parlare alle persone. A luglio abbiamo organizzato un incontro nella sala consiliare, dove i consiglieri Podemos hanno illustrato la loro attività e cinquanta persone circa hanno sfidato i 40 gradi per ascoltarci. Poi, il Forum sull’emergenza traffico è stato ospitato nel Centro culturale di via delle Rose. Però, ci sono anche progetti su cui c’è bisogno di una riflessione più approfondita.
Per esempio?
Piazza della Repubblica. Siamo sicuri che il progetto votato in Consiglio comunale sia il migliore possibile? E Pip. C’è davvero la necessità di delocalizzare gli opifici? Siamo sicuri che un’area del Paese non si trasformi in una zona – deposito? Gli insediamenti produttivi non creeranno nuovi nodi di traffico? Queste sono le critiche maggiori. Su questi punti, l’amministrazione dovrebbe dare risposte più nette ai cittadini. Ora si gioca il futuro. Un giorno mia figlia potrà chiedermi cosa ho fatto per offrirle un Paese più vivibile. Questa è la mia risposta: pensare a Piano in un’ottica di lungo periodo.
In che modo?
Interpretando l’esigenza e la richiesta turistica. Tutela ambientale, riduzione del traffico, miglioramento della qualità della vita. Questa è la direzione per la nostra economia e, insieme, per la salvaguardia del territorio.
Progetti nel breve periodo?
A dicembre abbiamo in calendario un Forum sulla Sanità. Un problema molto sentito in Penisola sorrentina. Così come quello sulla viabilità, inviteremo i sindaci, i rappresentanti dell’Asl, i direttori sanitari. Ovviamente ci avvarremo del consigliere comunale Podemos, Michele Maresca, medico chirurgo, che vive da vicino le difficoltà e le criticità della Sanità in Penisola sorrentina.