Vico Equense non sta bene. E’ da tempo colpita da un malessere strano, con sintomi sempre più preoccupanti. Emergo gravi problemi, dei quali non si vede la soluzione immediata, si pensi ad esempio, alla rovinosa caduta delle motivazioni ideali e dei valori morali, al rinascere di comportamenti qualunquistici, al risorgere dell’egoismo settoriale e particolare, al rifiuto della “politica” considerata una cosa sporca, immeritevole di attenzione ed impegno, sentimenti questi che purtroppo attraversano tutta la nostra società .
Mentre aumenta la degenerazione sociale, con il moltiplicarsi della piaga della disoccupazione giovanile e il crescere allarmante dell’uso e dello spaccio della droga. E’ evidente che una società segnata in profondità da simili piaghe non sta bene, è ammalata e a nulla serve sostenere che questi sono mali comuni a tanti paesi. Più giusto sarebbe chiedersi da dove viene tutto questo malessere. Ma da dove può venire se non principalmente, dalla degenerazione della vita politica, che negli ultimi vent’ anni ha visto alla guida della città , amministratori comunali, sindaci, assessori, consiglieri , impegnati a solo a rafforzare il loro potere, attraverso un becero il clientelismo che alla fine ha il solo scopo di far crescere e tutelare i propri interessi personali. Questa realtà è sotto gli occhi di tutti anche di quelli che non vogliono vedere!
In breve, diciamolo con franchezza, Vico non sta bene, perché è malata la politica a Vico Equense. Infatti, la politica è l’anello centrale che tiene uniti tra loro tutti gli altri anelli della catena: è la politica che dovrebbe ricongiungere i valori con la vita vissuta, il progetto teorico con la sua realizzazione pratica, l’idea sognata con il progresso effettivo; è la politica che dovrebbe armonizzare gli interessi privati con quelli della comunità, i diritti con i doveri. Se la politica degenera, se l’anello centrale si spezza, la catena si scioglie. Accade allora che gli uomini della strada non capiscono più gli uomini del palazzo comunale, che il Paese reale si allontana sempre più dal Paese legale, che realtà sociale e il Comune si sentono estranei l’una dell’altra.
Allora le organizzazioni politiche si trasformano in mere centrali di potere, di interessi, di egoismi personali; la pubblica amministrazione abbandonata a se stessa gira a vuoto e invece di facilitare il cammino dei cittadini si trasforma in una vera via crucis per chi chiede solo di vedere riconosciuti i propri diritti, senza doverli mendicare come un’ elemosina passando da un “potente” all’altro. Tutto ciò accade a Vico Equense da anni, perché la mala politica ha infettato tutti i rami della società. Se vogliamo che le cose cambino, non c’è che un rimedio, uscire dall’isolamento , liberarsi dalla morsa mortale dei “Potenti”, favorire la partecipazione dei cittadini, espandere le possibilità per tutti di concorrere alle decisioni che riguardano la collettività, abbandonare la strada buia degli odi , dei rancori, degli egoismi personali; dei “Messia” e dei” Masanielli” è finita l’epopea disastrosa dei “De Magistris” e dei salvatori della patria, dell’ultima ora.
E’ essenziale riscoprire cioè la politica, restituendo la carica ideale al bene comune, all’impegno, al rigore morale e alla serietà professionale degli amministratori, dare efficienza alla macchina comunale e corresponsabilità reale ai cittadini, con la trasparenza nella gestione del potere. Possiamo farcela, insieme debbiamo farcela, per il bene di Vico Equense e di tutta la sua gente. Lottiamo, uniti con tutti quelli che non vogliono arrendersi a questa triste realtà.
Giuseppe Maffucci
Commenti
2 risposte a “Giuseppe Maffucci: a Vico la politica è malata”
Confido, nel coraggio e nell’onesta della nostra gente. Il Mondo intero sta cambiando velocemente e NOI non possiamo restare all’età della pietra. Non siate egoisti, in particolare voi giovani partecipate,lottate, date il meglio di voi stessi per costruire un’avvenire diverso, molto diverso per Vico Equense!!!!!!!!
Belle parole e basta. Ci vuole ben altro per guarire questa cittadina con i suoi casali.