Lei è giornalista, cultore di storia locale e conoscitore profondo della nostra comunità. Vico Equense oggi e trent’anni fa. Come è cambiata, se è cambiata, la città?
Negli ultimi decenni, tutto il mondo è cambiato , anche Vico Equense.
Un cambiamento sociale, umano, economico, territoriale, repentino e profondo che ha investito tutta la nostra comunità , scavando un solco profondo tra le generazioni.
La cultura della solidarietà, del rispetto e dell’educazione, è stata sostituita dall’amicizia virtuale di Facebook, Instagram, Twitter, Google, Youtube ,Whats App, ecc, ecc, , in una spirale di continui frenetici innovazioni che hanno prodotto mutazioni genetiche nelle persone. La gente sa tutto, è informata in tempo reale su quello che succede nel mondo , sempre alle prese con un telefonino, con uno smartphone o con un tablet. Una società virtuale e aliena, lontana dalle difficoltà del vivere quotidiano.
Una volta, a livello nazionale e locale, c’erano i partiti organizzati, insieme ad associazioni, e sindacati, oggi restano come espressione di una testimonianza residuale. Quanto ha inciso questa trasformazione sulla vita sociale di Vico Equense?
Le organizzazioni politiche e sociali nati con la Repubblica Italiana a seguito dalla drammatica fine della II° Guerra Mondiale, hanno svolto per cinquant’anni e più un ruolo essenziale nella crescita e formazione di una Nazione Libera e Democratica. Anche a Vico Equense dal 1948 il confronto politico e amministrativo tra i partiti storici Democrazia Cristiana, P.C.I., P.S.I. P.L.I. M.S.I. P.R.I è stato sempre serrato, forte e partecipato. Memorabili restano la campagna elettorali e i comizi affollatissimi (Miezz ‘a Fontana), a Massaquano, Moiano, Arola . Grande era partecipazione ai consigli comunali e alle assemblee di partito da parte dei cittadini, desiderosi di dare il proprio contributo di idee e di proposte, per affrontare e risolvere i gravosi problemi della città.
Oggi , la realtà è sotto gli occhi di tutti. Con amarezza annoto il crescente aumento dell’astensionismo, un male che uccide la democrazia.
Dall’ottica dello storico, come valuta il “fenomeno” Gennaro Cinque. Dall’impresa alla politica, dove riveste, da quasi venti anni, un ruolo assolutamente centraleA suo avviso perché, a tutt’oggi, nessuno è riuscito a scalfire la posizione dominante di Gennaro Cinque?
Un fenomeno era Maradona che da solo vinse due scudetti con il Napoli. Ma di fenomeni anche in politica, ne nascono pochi. Bisogna portare pazienza.
Lei ha rivestito ruoli importanti nel corso della lunga sindacatura di Francesco Cannavale. Come ricorda quel periodo?
Il dott. Francesco Cannavale fu eletto sindaco di Vico Equense nel 1971 , rieletto nel 1975 restò in carica fino al 1983 .Furono anni di duro lavoro svolto dai consiglieri comunali , dagli assessori e dal sindaco Cannavale.Il loro impegno è ben testimoniato dalle opere realizzate, in tutti i settori; dall’edilizia scolastica, alle fognature alla rete idrica e elettrica al risanamento idrogeologico, al recupero per la balneazione degli arenili, alla salvaguardia del patrimonio storico (SS. Annunziata) e dell’Ospedale de Luca e Rossano. Francesco Cannavale era sindaco di Vico Equense quando la sera del 23 Novembre del 1980, il terremoto disastroso colpì anche la nostra città. Il sindaco , la giunta , il consiglio comunale intero, affrontarono quei terribili giorni con grande coraggio , competenza e capacità. Vico Equense dopo pochi anni aveva quasi del tutto cancellato le tracce del sisma. Un giudizio storico sul sindaco “ Cannavale “non potrà mai prescindere da questi avvenimenti.
Uno dei temi maggiormente dibattuti negli anni trascorsi è stato quello della riduzione del gap esistente, in termini di infrastrutture e servizi, tra il centro e borgate collinari. La differenza è stata colmata?
Molto è stato fatto , ma certamente molto resta ancora da fare. Oggi la R. Bosco è la strada più trafficata del nostro Comune. Gli antichi storici casali cresciuti di popolazione, sono divenuti centri vitali di commercio, ristorazione, artigianato e produzione agricola e lattiero casearia di grande qualità, il fiore all’occhiello per Vico Equense, andare avanti su questa strada è imperativo, così crescerà la nostra economia e potrà dare lavoro ai nostri giovani.
L’Amministrazione Buonocore si è insediata da un anno e mezzo, una sua valutazione
Il bene ha vinto sul male!!!!!! Una frase che mai avrei pronunciato e mai avrei voluto sentire. Spero che tanto bene sia per tutta la città di Vico Equense.
Come valuta, invece, il contegno fino ad oggi tenuto dalla minoranza in consiglio comunale?
Con le ultime leggi di riforma il consiglio comunale è divenuto un’orpello insignificante, in particolar modo quando si svuota con divisioni, personalismi e meschinità delle sue residue funzioni, di rappresentanza di tutta la comunità civile .
Monte Faito vive una crisi evidente da anni, acuita dall’incendio dell’estate scorsa. Come uscire da questa condizione difficile?
Un dolore e uno sconforto immenso per un giovane boy scout che, negli anni 50 – 60, con gli amici, montava il campo alla ” Lontra” per quindici giorni di campeggio. Anni di assoluta libertà e felicità , in piena sicurezza attraversavamo, i sentieri, i boschi, le faggete, alla scoperta delle meraviglie di una natura rigogliosa e benigna. Chi ha procurato e si adoperato per sconvolgere un tale patrimonio naturalistico e ambientale non può avere alcuna giustificazione. La storia emetterà una sentenza di condanna inappellabile.
A suo avviso chi è stato il miglior sindaco di Vico Equense e perché?
Il sindaco don Saverio Parascandolo era nato a Vico Equense nel 1756, fu eletto sindaco di Vico Equense per la prima volta nel 1805 e mantenne la carica per dodici anni fino al 1817, amministrò la città con grande onestà e competenza. Di animo forte aveva affrontato, i gravi pericoli scaturiti della rivoluzioni popolari del 1799 e del 1820, Dal Re di Napoli Ferdinando di Borbone, fu creato cavaliere dell’Ordine Costantiniano. Il Sindaco Don Saverio Parascandolo morì a Vico Equense il 26 settembre del 1841.
Vogliamo parlare dei suoi rapporti con Armando De Rosa?
Ormai tanta acqua è continuata a scorrere lungo i torrenti e i valloni della penisola sorrentina, per raggiungere il mare. Il nostro tempo è passato e personalmente non penso di essere la persona giusta per esprimere giudizi o valutazione su uomini che hanno segnato profondamente la storia politica della nostra penisola. Nei primi anni 60′ ,come delegato giovanile della Democrazia Cristiana, sezione Giulio Rodinò di Vico Equense, collaborai con l’allora segretario politico il dottore Armando De Rosa dirigente dell’INPS di Napoli, con il quale , nella buona e nella cattiva sorte, ho mantenuto rapporti di stima, cordialità e amicizia. Sono ormai trascorsi 56 anni, da sempre conservo la fedeltà e la tessera della D.C. Mi onoro di non far parte del popolo dei voltagabbana e dei trasformisti , non ho mai mancato un appuntamento con la cabina elettorale, rimanendo fedele ai miei ideali e ai valori degli uomini “Liberi e Forti” di don Luigi Sturzo. Tutto quello che Armando De Rosa, nella sua lunga attività politica ha realizzato, anche e sopratutto a Vico Equense è nella memoria collettiva. Verrà certamente il giorno che, persone oneste , scevre da rancori e invidie, scriverà delle buie pagine e dei soprusi che un’intera classe politica ha dovuto subire, per far si che la nullità andasse al potere.
Lei è stato vicino anche a Raffaele Russo, cosa ricorda di quel periodo?
Nel 1976 dalla direzione provinciale di Napoli del partito mi fu chiesta la disponibilità a collaborare, nelle ore pomeridiane con il segretario l’avvocato Raffaele Russo consigliere provinciale, che avevo conosciuto anni primi come sindaco di Piano di Sorrento. Furono anni entusiasmanti, drammatici e indimenticabili. Il partito usciva faticosamente da una fase difficile , avevamo perso nelle elezioni del 1975 al Comune di Napoli , vinse il PCI , “Sindaco Maurizio Valenzi” e anche alla Provincia dove la DC era per la prima volta all’opposizione. L’avvocato Raffale Russo trasmise a tutti i suoi collaboratori la sua forza, la sua volontà e le sue capacita, nell’assumere l’impegno da segretario provinciale per far si che il partito potesse recuperare la fiducia della maggioranza degli elettori. Anni difficili e drammatici, il rapimento e il barbaro assassinio del nostro presidente l’On.le Aldo Moro, le Brigate Rosse, i nuclei armati Proletari, la morte violenta di nostri dirigenti come l’amico Pino Amato e l’assessore regionale Raffale Delcogliano, servitori dello Stato, poliziotti. carabinieri. magistrati, sembrava che tutto dovesse crollare. Il partito, non solo a Napoli tenne ben salda la barra del timone, il nuovo segretario nazionale Benigno Zaccagnini guidò il Paese verso un porto sicuro. In cinque anni di duro lavoro l’avvocato Raffaele Russo aveva ben meritato la candidatura alla camera dei deputati, dove fu eletto nel 1980 . Quando nel 1983 l’on. Russo ebbe l’incarico di sottosegretario , lasciò la segretaria provinciale, per me era arrivato il momento di dedicarmi di più alla famiglia ,a mia moglie e tre figli che crescevano rapidamente.
In conclusione una cosa ancora voglio dire con forza, negli anni di cui abbiamo fatto memoria, tutta la Penisola Sorrentina esprimeva una compagine politica che era la prima della Regione Campania : un deputato (sottosegretario), un Assessore Regionale, un Consigliere provinciale, il presidente dell’ASL, il presidente dell’ARIPS (Acquedotto), un vice presidente della Comunità Montana, sindaci e amministratori comunali prestigiosi; oggi guardatevi attorno e vedrete il vuoto , la nullità assoluta!
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Una risposta a “Giuseppe Maffucci: “Quando c’era la DC si stava meglio””
E’ stata una buona occasione per dare vitalità al confronto politico nelle nostre comunità. La politica privata dalla partecipazione dei cittadini, perde la sua naturale funzione, e diventa strumento di sopruso e potere in mano a pochi faccendieri e intrallazzatori, pronti sempre a vendersi al migliore offerente. Oggi il confronto politico a Vico Equense, dorme sonnolento e stanco agli angoli della Piazza, tra pochi nostalgici del bel tempo che fu. Aprite porte e finestre, andate tra la gente, parlate , discutete, affrontate i problemi, conoscerete le loro speranze ,attese e desideri , soltanto con il coinvolgimento e la partecipazione attiva ,si può abbattere l’astensionismo e sconfiggere il male mortale per la democrazia : Il menefreghismo.