IL CICLO DI VITA DELL’INDIVIDUO Adolescenti a scuola

Negli scorsi articoli, parlando dei tanti cambiamenti che connotano il periodo adolescenziale,
abbiamo già accennato al salto che il ragazzo compie anche dal punto di vista cognitivo, dove
sviluppa la capacità di ragionare per ipotesi, dunque di fare confronti e di pensare in maniera critica.
Le crescenti abilità del ragazzo si riflettono dunque nelle maggiori richieste che la scuola avanza, in
termini di complessità delle materie e di un più elevato carico di compiti. Il passaggio alla scuola
secondaria di primo grado, in passato denominata scuola media, si colloca dunque in un periodo già
denso di variazioni, da quelle fisiche, con l’avvento della pubertà, a quelle emotivo-relazionali,
dovute ad una maggiore coscienza di sé e attenzione agli stati d’animo propri e altrui, nonché alle
tante esperienze sociali che l’adolescente comincia a fare al di fuori della cerchia familiare. Varie
ricerche condotte su questo passaggio scolastico evidenziano quanto siano frequenti un calo nelle
prestazioni e un’ondata di demotivazione rispetto alle richieste di apprendimento, ora meno
avvincenti e più improntate al senso del dovere e a gratificare le aspettative di mamma e papà oltre
che degli insegnanti. Così ritroviamo spesso, tra i banchi di scuola, ragazzi sonnolenti che sognano
ad occhi aperti ed immaginano, fantasticano, oltre le mura di quell’aula, riportati alla realtà dal
richiamo del docente o dal suono della campanella. La grammatica e la matematica incuriosiscono
certamente meno di tutte le altre cose che passano per la testa, della musica che non si perde
occasione per spararsi nelle orecchie a tutto volume o di quella porzione di mondo a portata di
smartphone. Aumentano le pretese che si fanno sempre più formali, scandite da voti numerici,
compiti in classe, interrogazioni. Anche le relazioni con i docenti si muovono in questa direzione:
pensiamo a come cambia l’assetto relazionale da quando si ha a che fare con il maestro al momento
in cui invece ci si rapporta al professore. Senza dimenticare che anche le relazioni con i pari si
fanno più complesse, più orientate alla competizione e alle dinamiche di gruppo, con tutti i vissuti
di insicurezza, rifiuto ed esclusione che ne possono derivare quando non ci si sente accolti ed
apprezzati da esso. Onde evitare che la complessità di questo passaggio gravi troppo sull’autostima
dell’adolescente, è fondamentale supportarlo nelle difficoltà scolastiche che può incontrare, intanto
avendo tolleranza per la sbadataggine o goffaggine che possiamo riscontrare e che sono piuttosto
tipiche in questa fase di profondi stravolgimenti. Aiutiamoli inoltre ad accettare i possibili
fallimenti, facendo della scuola non il posto che, misurando le prestazioni, li mette di fronte alle
loro inadeguatezze ma il luogo dell’apprendimento che passa attraverso la pratica e lo sforzo e che
prevede anche la possibilità di sbagliare per poi correggersi. Spesso, dietro la demotivazione dei
ragazzi si cela proprio la paura di confrontarsi con la difficoltà ad affrontare compiti più complessi,
come se non bastasse già sentirsi impacciati in quel nuovo corpo pieno di brufoli e peli, in quel
gruppo che non perde occasione per deridere, in quella famiglia in cui si comincia a stare troppo
stretti.
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