IL CICLO DI VITA DELL’INDIVIDUO: NON E’ LA FINE DEL MONDO!

A diciotto anni hai la sensazione che puoi fare tutto, che puoi andare ovunque. Con quella spinta propulsiva ti lanci verso il mondo. Salti giù dal letto, ti infili i pantaloni più belli, le scarpe nuove, perché le scarpe sono importanti si sa, scriverebbe Primo Levi. Ritorniamo allo slancio, dicevamo…sì! Salti giù dal letto, infili con entusiasmo pantaloni e scarpe. Spazzoli i capelli e li modelli come se avessi imparato veramente a farlo tutto d’un colpo. Borsa, portafogli semivuoto e via verso il mondo! Tutta quest’energia cosmica per scoprire, proprio fuori all’uscio di casa, che nulla è cambiato. La stessa gente che cammina distratta. Viene quasi voglia di fare retromarcia silenziosamente, di svestirsi per rimettersi a letto fingendo che nulla sia mai accaduto. Fortunatamente non lo facciamo, altrimenti altro che bamboccioni. Molti di noi perdono un po’ di spinta propulsiva in cambio di un più sano realismo, di una maggiore concretezza. Così si iscrivono all’Università e ne apprezzano i vantaggi ma anche la sfida, o decidono di inserirsi nel mondo del lavoro duellando con le deprimenti statistiche. In una  linea del tempo immaginaria seguirebbe la ricerca di un partner, magari per la vita, la ricerca di una casa, dei figli. Magari un paio, maschio e femmina e un cane. Il quadro è completo ed è bello. É veramente bello, senza alcuna ironia. Ma è felice? Si alza al mattino, non tutti i giorni ma almeno un terzo della settimana, gioiendo per quel partner, quella casa, per il dono della vita? Fortunatamente spesso è così, ma se non lo fosse dovremmo porci una domanda: è veramente quello che voglio, quello di cui ho bisogno? Sulla famosa linea del tempo immaginaria parlano e sparlano un po’ tutti, influenzandone inevitabilmente il corso. Ci spieghiamo meglio: se l’ambiente in cui viviamo fa fatica a concepire che una donna possa scegliere di non avere figli perché non li desidera, perché si sente spinta ad investire la propria “maternità” su altro, è possibile che quella stessa donna farà fatica ad accogliere questo suo stesso desiderio sentendosi invece in qualche modo vincolata a  procreare, come se fosse un obbligo. Lo stesso discorso è valido per il matrimonio, per la scelta del partner, per quella lavorativa. Forse non è il vostro caso, non accade nella vostra famiglia, ma in molte è ancora un dramma se il figlio sceglie di prendere i voti, o di trasferirsi all’estero. Alcuni genitori lo vivono come un rifiuto, come se avessero sbagliato qualcosa, o peggio, come se  ad essere sbagliati fossero i figli, che proprio in virtù di una buona e sana educazione, ora sentono di poter scegliere. Sentono di avere radici abbastanza forti da poter prendere il largo nella direzione che preferiscono. Ma allora, tutto quel potere, quella libertà, dove sono finite? La spinta propulsiva verso il mondo, l’abbiamo impastata con il limite, con la realtà ma poi ce la siamo messa nel portafogli semivuoto e lì l’abbiamo dimenticata. É diventata giallognola e stropicciata e puzza di nostalgia e di “non detti”.  Ci rivolgiamo a te che hai diciotto, trenta o quarant’anni. Studia, lotta, sfida le statistiche, attaccati a tutti gli 1% di possibilità che vuoi. Infila bene le radici nella terra e prendi il volo, che sia con uno zaino in spalla in giro per il mondo, che sia da solo o in coppia, che sia sotto un tetto con un bel camino, cani, gatti e bambini. Che sia su un eremo. Fai ciò che vuoi. E se la vita ti pone ostacoli che non avevi previsto, se quell’1% diventa il muro di Berlino, dipingici con colori indelebili. Rendilo accogliente e caldo. É solo un muro, non è la fine del mondo!

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