Il covid? Ci renderà migliori. Lo dice Hegel

 

L’8 Marzo del 2020, l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte teneva in diretta un discorso rivolto a tutta la nazione italiana. Dichiarava il lockdown nazionale a causa della pandemia di COVID-19. Cosa stavate facendo prima di quell’evento storico? Quali erano le vostre preoccupazioni e i vostri pensieri quotidiani prima di quel momento? Sicuramente la maggior parte della popolazione italiana ha cominciato a rendersi conto della gravità della situazione solamente dopo quel fatidico discorso, nonostante il fatto che le prime persone risultate positive al virus ed i primi decessi fossero stati rilevati già a partire dalla fine di Gennaio.

Conte, i virologi, i vaccini

Le parole di Conte rappresentavano il prologo di una tragedia che non è ancora terminata. Gli scienziati, tra cui biologi, virologi e studiosi di malattie infettive, stanno interpretando il ruolo ricoperto in questa tragedia dal coronavirus. Hanno studiato con grande impegno e dedizione i movimenti di scena di questo antagonista: movimenti difficili da osservare a causa del mantello dell’invisibilità che il virus ha con sé. Sempre gli scienziati hanno indagato sulle tecniche e sulle abilità di questo astuto antagonista, e alla fine sono riusciti a trovare un’arma che permetterebbe agli esseri umani, che sono i protagonisti di questa tragedia, di sconfiggere il virus: ovvero il vaccino.

Lo spazio dei filosofi

Dunque gli scienziati, come è giusto che sia, si sono occupati dell’antagonista di questa storia nefasta; mentre i filosofi? Quale può essere il loro compito in questo momento storico così turbolento? La risposta è la seguente: il filosofo deve indagare sull’autore, sullo scenografo di questa tragedia mondiale. In altri termini, se vogliamo avere uno sguardo filosofico sulla situazione attuale dobbiamo mettere da parte le evidenze scientifiche, le spiegazioni degli esperti e dobbiamo porci la domanda non sulle cause di questa pandemia ma sul suo presunto fine. Dobbiamo quindi passare da una visione meccanicistica della realtà (secondo cui ogni cosa ed evento ha una causa precisa) ad una visione teleologica (secondo cui tutto è destinato ad un fine ultimo).

Hegel

Hegel, uno dei massimi filosofi di tutti i tempi, può aiutarci in questo nostro tentativo di comprendere filosoficamente la burrascosa condizione in cui ci troviamo. Per Hegel la storia è guidata dalla Ragione(che lui chiama altresì Spirito o Assoluto), nel senso che essa è la destinazione della storia, ovvero è il fine ultimo della realtà.

 

La dialettica

La storia procede, per Hegel, seguendo un percorso dialettico che prevede tre momenti distinti: tesi, antitesi e sintesi. La tesi è rappresentata dall’Idea, l’antitesi dalla Natura e la sintesi dallo Spirito/Ragione. Non ci sarebbe tesi senza antitesi, perché l’essere è sempre venato dal non-essere, cioè ogni cosa contiene in sé il suo opposto (unità dei contrari). Il fuoco è fuoco perché c’è l’acqua, il buio è buio perché c’è la luce e così via. In altre parole, una cosa (la Tesi della dialettica hegeliana), per esistere e per essere conosciuta, ha bisogno della sua antitesi. Come dicevo poc’anzi, nel sistema filosofico hegeliano, vi è prima di tutto l’Idea come realtà pura che esce da sé e si disperde (si manifesta) nella Natura (nel mondo concreto) ed infine l’Idea iniziale diventa Spirito, ovvero essa ritorna a sé ma con un’autoconsapevolezza maggiore.

 

La speranza

Prendendo in prestito questi concetti del filosofo tedesco possiamo rafforzare la nostra speranza in un futuro più roseo, perché se è vero, come dice Hegel, che la realtà è in un continuo divenire e che il processo dialettico è incessante, possiamo pensare alla pandemia di COVID-19 come l’antitesi dialettica della storia, il momento della negazione della nostra identità mondiale, a cui dovrà seguire la fase della sintesi, momento in cui invece ritroveremo rinvigorita la nostra identità.

 

Pandemia e riscoperta

Rifletteteci un attimo…quanti aspetti nuovi della realtà stiamo scoprendo attraverso questo momento buio del virus? Quante brutte abitudini abbiamo perso grazie all’esperienza del lockdown? E soprattutto quante nuove particolarità della nostra anima abbiamo trovato e quante cose abbiamo rispolverato dagli angoli della nostra identità? Ognuno di noi, chi più e chi meno, a partire dalla sera dell’8 Marzo 2020 fino ad oggi, ha riscoperto vecchie passioni o ne ha trovate di nuove. Inoltre abbiamo potuto riportare alla luce il senso autentico ed essenziale della vita umana: la condivisione. Una delle cose che ci manca di più e che è stata troncata dal coronavirus è lo stare insieme, il contatto umano, la condivisione di emozioni e momenti. In fondo è questo il messaggio di Hegel: tutto ha un senso, tutto ha una ragione, come anche questa pandemia, la quale ci sta togliendo tante cose ma nello stesso tempo ci sta insegnando qualcosa che stavamo dimenticando.

 

 

 

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