Il libro | Peter Pan, un classico dalle molteplici sfumature

RECENSIONE: PETER PAN
TITOLO: Peter Pan
TITOLO ORIGINALE: Peter and Wendy
AUTORE: James Mattew Barrie
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1° edizione originale 1911
EDITORE: Fannucci editore
GENERE: letteratura per ragazzi
TRADUZIONE A CURA DI: Milly Dandolo
PREZZO ( DI QUESTA EDIZIONE) : 4.90

TRAMA : Londra. La giovane Wendy, tutte le sere intrattiene i suoi fratellini raccontando loro le storie avventurose della bada di Capitan uncino. Le sue storie sono così avvincenti che Peter pan, ogni sera lascia il paese-che-non-c’è per recarsi da lei, ma una notte Peter perde la sua ombra così Wendy lo aiuta a ritrovarla. Peter per ringraziarla, le propone di seguirlo nell’isola affinché si occupi dei bambini smarriti che la abitano. Così Wendy e i suoi fratellini partono con lui andando incontro a incredibili avventure e capiranno così che in realtà crescere non è poi così male.
Il PENSIERO:
Ci sono libri che, anche se troviamo nel reparto dedicato ai bambini, sono adatti anche agli adulti. È questo il caso ad esempio, di quel piccolo capolavoro “Pinocchio”, o anche del Piccolo principe, il Libro della giungla e tanti altri. Oggi, a tal proposito, voglio parlarvi di “Peter Pan” il romanzo che, come sapete, racconta le avventure del famoso bambino che si rifiuta di crescere. Un libro divenuto famoso anche grazie alla trasposizione animata firmata Disney. Va detto comunque che la figura di Peter pan è ormai entrata a pieno titolo nella nostra cultura popolare e la ritroviamo un po’ ovunque; chi non ricorda ad esempio la famosa canzone di Edoardo Bennato ( che inizia tra l’altro con le stesse parole con cui inizia uno dei primi capitoli del libro.) Non dimentichiamo che “essere un Peter pan” è diventato ormai un modo di dire, affibbiato a tutti quegli adulti -bambini che di crescere proprio non ne vogliono sapere. Cinema, letteratura e musica non sono le sole ad ammiccare alla figura di Peter Pan, anche la psicologia, infatti, prende in prestito la figura dell’eterno bambino inglese per indicare una situazione patologica che porta il nome scientifico di neotenia psichica ma meglio conosciuta come appunto la sindrome di Peter Pan. Detto questo veniamo al romanzo; devo ammettere che non ho mai provato simpatia per questo ragazzino volante che rifiuta ostinatamente l’idea di diventare “ grande” ma devo dire che una volta riletto il testo in età adulta l’ho trovato allo stesso tempo un personaggio molto interessante e anche piuttosto complesso. È vero, Peter pan conserva la spensieratezza tipica dei bambini e anche una buona dose di spavalderia , ma va detto però che è molto egoista e anche piuttosto presuntuoso , tende sempre a prevaricare e a imporre il proprio modo di vedere le cose; caratteristiche queste che in alcuni casi si possono accettare in un bambino e futuro adulto ma non certo in un ragazzino che intende rimanere tale a tutti i costi. Non so se il messaggio dell’autore fosse proprio questo, ma concordo sul fatto che la prepotenza e l’egoismo molto spesso sono aspetti che nella maggior parte dei casi ritroviamo nelle persone adulte e immature. Il proposito del protagonista di rimanere fanciullo mi ha sempre sorpreso molto perché Peter Pan pur di uscire vincitore in questo è disposto a non pochi sacrifici. Due in particolare i più seri, l’uno è la perdita della memoria e l’altro l’incapacità di amare. Peter infatti è affetto da una (strana ) patologia che lo priva di fatto della memoria, per questo motivo non ha un passato e vive tutto quello che gli accade con la meraviglia tipica di una persona che non conosce nulla. Vivere ogni istane con meraviglia bello!!! Direte voi… ma io… onestamente non so… e ad ogni modo la memoria e il passato bello o brutto che sia, sono elementi fondamentali per l’individuo. L’altra rinuncia grave a cui è disposto il giovane protagonista, come dicevo è quella dei sentimenti, Peter Pan è incapace di amare, alla fine infatti dovrà rinunciare a Wendy e anche all’affetto dei suoi amici proprio a causa di questo; nel testo c’è un passaggio che mi ha lasciato sbigottita pur nella sua semplicità; Wendy chiede a Peter di darle un bacio ma lui rimane interdetto perché … non sa cos’è un bacio!! pensa addirittura si tratti di un oggetto! Povera Wendy!! Immaginate che sconcerto !! Del resto come dicevamo, il giovane Peter non conosce i sentimenti, e purtroppo non conosce neppure la distinzione tra bene e male, e queste sono caratteristiche che non solo non lo rendono simpatico ma non lo giustificano nemmeno. Lo stile è semplice, come è giusto che sia poiché nasce come libro per ragazzi, anzi trovo interessante lo stile semplice in contrasto con un contenuto nel profondo più complesso. La narrazione è in prima persona, l’autore infatti, si rivolge a lettore, quasi come se immaginasse davanti a sé un pubblico di giovani ragazzini che lo ascoltano a bocca aperta. A questo punto vi starete chiedendo se questo romanzo, classico della letteratura per ragazzi, mi è piaciuto oppure no vista la mia evidente antipatia verso il protagonista. Devo dire che per certi versi l’ho trovato interessante ma lo ammetto, non mi è piaciuto molto però vi consiglio ugualmente la lettura, perché appunto, gli spunti di riflessione non mancano. Inoltre, trovo che sia sempre una buona idea rileggere in età adulta gli originali delle fiabe o dei classici per ragazzi. Vi consiglio di farlo partendo da zero, liberando cioè la mente dall’influenza di tutte le inevitabili trasposizioni cinematografiche e\o disneyane che seppur bellissime molte volte si allontanano dall’originale.
NOTIZIE SULL’AUTORE:
J. M: Barrie nasce a Kirriemuir in Scozia nel 1860, è stato scrittore e drammaturgo ed è ricordato principalmente per aver creato il personaggio di Peter Pan. Studia all’accademia di Glasgow per poi laurearsi nell’aprile 1882 all’università di Edimburgo. Lavora per un breve periodo come giornalista, ma poi giudicando deludente quell’esperienza decide di trasferirsi a Londra dove si dedica completamente alla scrittura. Morirà proprio a Londra nel 1937.

Marialuigia Foggiano