Rubrica a cura di Salvatore Foggiano
Cari lettori,
questa volta voglio parlarvi subito di ciò che mi è accaduto l’altra mattina a scuola: ero in cortile con i bambini e insieme a me c’erano altre tre maestre, parlavamo dei risultati di alcune prove svolte nei giorni precedenti, senza mai perdere d’occhio i bambini.
Dopo una breva pausa di silenzio, una di loro mi guarda e mi dice: “Senti, adesso te lo devo dire, poi se vuoi puoi pure mandarmi a quel Paese, ma voi gente del sud non siete buoni a niente. E non parlo di te che ti conosco”
Io, guardandola in modo torvo, le dico: “Ma come ti vengono in mente certe cose? Così all’improvviso?”. Ma la collega, insistendo, continua, rincarando la dose, (forse anche perché tutti i nostri alunni nel frattempo erano andati con le rispettive colleghe di classe e noi eravamo fuori dal nostro orario): “Ma dai, è vero, i Cinquestelle hanno vinto al Sud perché hanno promesso il reddito di cittadinanza e, voi del Sud, che non volete lavorare, li avete votati in massa”.
“Ma dai – riprendo io – l’analisi del voto ai Cinquestelle è molto più complesso, c’è una parte di coloro che credono in un cambiamento (una parte consistente di ambienti di alcuni settori), un voto di protesta e tu dici che hanno vinto solo per una promessa per quella che tu definisci gente fannullona del sud? I tuoi sono dei pregiudizi, un pensiero che io credevo morto e sepolto”.
Interviene, a questo punto, la seconda collega che mi racconta che è d’accordo con la nostra “nordista”, e che si ricorda che fin da quando era piccola sente parlare di aiuti al Sud, della Cassa del Mezzogiorno, di un Sud arretrato. E insiste: “Voi state sulle panchine ad aspettare un treno che passa, senza darvi una mossa aspettando lo Stato”.
Ormai io sono furioso ma cerco di mantenere la calma, prendo fiato e le dico: “ Che non ci diamo da fare non è vero, vieni al sud e vedrai imprese con lavoratori che vanno a mille per otto, nove e a volte pure dieci ore al giorno, facciamo funzionare il turismo, con sudore, capacità e voglia di rischiare e poi noi non restiamo immobili su un problema, ma lo risolviamo con fantasia laddove ce ne fosse bisogno. Senza contare i poeti, intellettuali, cantanti, gente che ha dato un’impronta all’Italia e i soldati morti nelle due guerre mondiali avvolti nel Tricolore a loro tanto caro; poi sulla questione di aiuti al Sud ti dico che è il minimo che si deve fare in quanto storicamente l’Unità d’Italia è stata fatta prendendo i tesori del Banco di Napoli, delle Diocesi, dei macchinari per portarli al nord ed ecco che oggi abbiamo bisogno di infrastrutture e servizi che certo non possiamo creare da soli”.
Ho appena finito di parlare che la terza collega mi dice che è inutile che me la prendo tanto , ma piuttosto invita a dirmi quante persone del sud pagano il canone Rai. “Tutti”, le rispondo di botto aggiungendo: “Ma se la pensate veramente così allora dovete avere la coscienza morale di entrare nelle vostre classi e dire ai vostri alunni che tutto quello che spiegate sulla Cittadinanza, ovvero la bandiera tricolore, l’Unità d’Italia, la Costituzione sono tutte sciocchezze alle quali voi non credete”
Che dirvi? Sono molto amareggiato, ora ho la certezza che per molta gente del nord noi del sud moriremo borboni, ma io sono contento di testimoniare col mio lavoro che ci credo, si credo che siamo tutti un solo popolo e una sola nazione, pur con tutte le differenze di caratteristiche tra noi gente del sud e gente del nord.
Salvatore Foggiano