Il migrante | L’imminente Natale e le rievocazioni medievali in Umbria

Rubrica a cura di Salvatore Foggiano

Cari lettori,
come vi anticipavo lo scorso mese, qui a Perugia e a Ponte San Giovanni è passata la festa del cioccolato ma non sono terminate le feste.

Sì, infatti, in questa zona dell’Umbria hanno la passione per le feste medievali e le vivono con molta partecipazione, un po’ come noi con le processioni. Un paio di settimane orsono hanno ricostruito un villaggio medievale, con uomini e donne vestiti con abiti preziosi dell’epoca, mentre, la settimana successiva, si è svolta l’elezione dei Savi del magnifico rione di porta San Pietro.

Non è finita qui, sì perché, basta spostarsi di pochi chilometri, a Torgiano dove per due giorni si è svolta la festa del sale: più di mille figuranti rievocano la battaglia del sale per ricordare l’insurrezione del 1540 quando i perugini compravano il sale dai senesi ad un prezzo molto conveniente, ma il Papa (era tutto Stato pontificio) impose l’acquisto presso Ostia ad un prezzo maggiorato e i cittadini si ribellarono; per non cedere all’imposizione papale e non comprare il sale, s’inventarono il pane sciapo detto anche pane sciocco cioè senza sale.

Come ogni anno, nelle scuole, il mese di novembre è il mese che ci avvicina al Natale e anche nella mia scuola stiamo preparando il mercatino, dove vendere i lavoretti fatti dagli alunni e ogni classe si sta dando da fare. Contemporaneamente stiamo preparando un coro per le canzoni per le festività ( per la verità io a livello di manualità sono zero e perciò mi sto facendo aiutare da mia madre).

Il mio animo era contento perché, rispetto a Voghera, qui la multiculturalità è più matura, si può fare il presepe e l’albero in classe e nessun genitore di fede diversa dalla Cattolica protesta. Ma, come dicevo prima, ero contento perché ieri, durante una riunione tra noi insegnanti e i rappresentanti dei genitori per decidere dove svolgere il concerto, la maestra responsabile ha detto che l’unico luogo adatto era la chiesa ma bisognava chiedere il permesso ai genitori musulmani se potevamo farlo lì oppure offendeva lo loro sensibilità. Altre colleghe aggiungevano che questo era un passaggio fondamentale per la nostra sensibilità e tolleranza verso gli altri, mentre qualche genitore avvallava tale idea dicendo che forse potevamo coprire il Crocifisso o spostarci proprio in altro luogo.
Bene, dovete credermi, non riuscivo ad accettare quei discorsi, capite? “Coprire il Crocifisso”? Allora ho chiesto d’intervenire e ho detto che “la verità e che noi stiamo perdendo la testa, perché mai dovremmo chiedere il permesso di cantare in parrocchia? E che fastidio può dare, a quegli stessi genitori, un uomo appeso ad una croce. Se a me, per esempio, interessa una conferenza che si tiene in una moschea, io ci vado e non è che non vado solo perché si tiene in un luogo sacro ai musulmani, tanto meno ne provo offesa. Io non voglio credere che ci siano genitori che non entrano in una chiesa perché si sentono offesi. E se ci sono allora provocano”, terminando dicendo che la tolleranza e la sensibilità verso le altre religioni è fondamentale ed assodata, almeno per noi educatori, ma la difesa delle nostre radici culturali e religiose lo è altrettanto e ho chiesto di impegnare la scuola a chiedere la chiesa come unico luogo dove tenere i canti.
Tutti, poi, mi hanno dato ragione ma certamente la cosa non mi ha lasciato contento, far parte di una società dove sostituiamo intolleranza ad intolleranza, ma è così.

Oggi la stessa coordinatrice mi ha detto che molti genitori orientali hanno chiesto che i propri figli non cantino canzoni tipicamente cristiane come “ Tu scendi dalle stelle”, però questo è già più comprensibile e così si è chiuso l’argomento.

Adesso vi lascio e vi lascio appuntamento al mese prossimo.

Salvatore Foggiano

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