Il migrante | Tempo di scrutini, ma i voti non identificano gli alunni

Cari lettori,
eccomi di nuovo a voi, scusate il ritardo ma da quando sono rientrato qui a Perugia (Ponte San Giovanni), dopo le festività di Natale, mi sono accadute parecchie cose. Innanzitutto una brutta bronchite a mia madre, che il medico consultato in zona non ha saputo riconoscere, diagnosticandole un semplice raffreddamento. Solo l’intervento del nostro medico di Sorrento ha risolto la situazione: il tutto, mentre io avviavo una battaglia con diversi farmacisti che, o non volevano darmi i medicinali perché privo di prescrizione, o perché insistevano a darmi il farmaco generico, citandomi nomi impossibili di principi attivi di pastiglie a velocità sostenuta, mentre li guardavo inebetito.

Risolta questa situazione, mi sono messo a vedere alcuni paesi qui vicino e devo dire che la verità è che la bellezza della nostra Italia sta nei borghi più che nelle grandi città. Ho visitato Torgiano, piccolo, con il suo centro ricreativo con i vecchietti che fumavano e giocavano a carte sotto un vecchio cartello del Totocalcio, la barista dietro al bancone che prima di servirci a me, mia madre e mia sorella ci ha squadrato ben bene e dopo poco tempo ha deciso che poteva farci il caffè, la stradina alberata, le poste e la scuola.

La scorsa settimana, inoltre, è stata la festa del Patrono di Perugia: San Costanzo, primo Vescovo della città, il quale fu martire sotto le persecuzioni di Marco Aurelio, la leggenda narra che fu prima gettato nell’acqua bollente e ne uscì illeso e dopo un periodo in carcere barbaramente ucciso.

La tradizione perugina vuole che il giorno della festa tutte le ragazze nubili e vergini ( il vecchietto che me lo ha raccontato, dubita che esistano ancora ragazze vergini) vadano a guardare la statua del Santo e se hanno l’impressione che costui faccia loro l’occhiolino, allora si sposeranno entro l’anno, altrimenti, per consolarla il fidanzato le deve regalare il torcolo, panettone tipico fatto con frutti e uvetta chiamato appunto “ il torcolo di San Costanzo”.

Anche io sono andato in chiesa a salutare il Santo ma essendo uomo sapevo già che non ci sarebbe stato nessun occhiolino e perciò prima di entrare nel tempio ho comprato un bel torcolo mangiato la sera davanti alla tv con la mia famiglia.

Per quel che riguarda la scuola, è tempo di scrutini ed è un momento difficile non perché non sappia decidere i voti; conosco i miei alunni e le mie alunne, ma per tranquillizzare le loro ansie, rispondendo sempre con tono ottimistico alla loro domanda: “maestro quanto ho preso in pagella?” aggiungendo momenti di discorsi e conversazioni tra di noi; sì, cerco in tutto i modi di far capire loro che un voto, un numero non li identifica, che loro non sono quel numero, che sono persone molto migliori di qualunque voto venga loro attribuito oggi o in futuro.

Chissà? vedremo quante proteste mi faranno, nei prossimi giorni arrivando in classe con aria minacciosa e le loro pagelle nella mano, come sempre accade io e loro rideremo insieme di tutto questo, riprendendo le lezione come sempre.

Salvatore Foggiano