Inchiesta tassa di soggiorno. Chiuse le indagini. 133 albergatori coinvolti

Mancato o ritardato versamento della tassa di soggiorno ai Comuni  di Sorrento, Massa Lubrense e S.Agnello negli anni che vanno dal 2012 al 2016. L’indagine svolta, per conto della Procura di Torre Annunziata, dalla Guardia di Finanza di Massa Lubrense è arrivata ad un punto di svolta. E’ stato  notificato l’avviso di conclusione indagine nei confronti di 133 titolari di strutture alberghiere ed extralberghiere. Nei loro confronti l’accusa è particolarmente grave:  peculato, un reato che   prevede nella forma più grave una pena che va da 4 ai dieci anni e sei mesi ed in quella meno grave – caratterizzata dalla restituzione immediata delle somme indebitamente  trattenute – dai 6 mesi ai 3 anni. Risultano coinvolti come indagati nomi e strutture importanti dell’imprenditoria alberghiera ed extralberghiera locale, alcuni dei quali hanno anche ruoli politici.

Perché l’indagine?  La tassa di soggiorno, reintrodotta dopo una lunga pausa nel 2011, può essere facoltativamente applicata dai Comuni turistici e città d’arte e grava sugli ospiti delle strutture ricettive, alberghiere o extralberghiere. Si paga nel periodo che va da aprile ad ottobre per un importo stabilito dai singoli Comuni – e comunque non superiore ai 5 euro a notte –  ed ha come destinazione obbligata il finanziamento di  interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali.

Nello specifico, quindi, il titolare della struttura preposta a raccogliere la tassa,  ed a trasferirla ai Comuni, secondo la ricostruzione della Procura, è assimilabile ad un incaricato di pubblico servizio, in quanto svolge un ruolo nell’interesse pubblico. Pertanto, la contestazione rivolta ai titolari delle strutture ricettive  è di non aver pagato o di aver ritardato il pagamento delle somme dovute, trattenendole indebitamente. L’importo complessivo contestato è di 1 milione di euro.  In molti casi le somme sono state versate, seppur con ritardo. Sul punto la Procura sembra intenzionata a non voler fare sconti. L’aver trattenuto soldi indirizzati alle casse comunali per un periodo più o meno lungo costituisce un reato seppure in forma attenuata.

Ma c’è un ulteriore profilo che emerge dalle indagini ed è relativo ai soggetti che avrebbero dovuto controllare, sollecitare e verificare i versamenti. Nel mirino ci sono i responsabili degli uffici comunali a ciò preposti per competenza. Nella relazione inviata dalla Guardia di Finanza alla Procura si fa riferimento a questo specifico elemento, ora la Procura è chiamata a valutare i fatti e stabilire se coinvolgere anche i responsabili  degli uffici.

In ogni caso, con l’avviso di conclusione indagini, le persone coinvolte nell’inchiesta come indagati  hanno la possibilità di conoscere le accuse loro rivolte e l’impianto probatorio su cui si fondano, al fine di poter far valere le proprie ragioni con memorie, documenti o anche facendosi ascoltare con dichiarazioni spontanee o mediante interrogatorio.

 

 

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