LA POSTA DELLA PSICOLOGA “MAL DI…INTERROGAZIONI”!

Capita piuttosto spesso che ci vengano richiesti suggerimenti o consigli relativamente a tematiche specifiche, al di fuori dello  spazio consulenziale. Alcune di queste domande toccano argomenti di interesse ad ampio raggio, così abbiamo pensato di rispondere ad esse. Potete porcele scrivendoci in privato alla pagina Facebook dello studio (Studio Psicologico Romano-Di Maio) oppure ai numeri sotto indicati. Buona lettura!

Gentili Dottoresse,

sono la mamma di una ragazza di 15 anni che da un po’ di tempo a questa parte mi sta facendo preoccupare per il suo comportamento nei riguardi della scuola: è sempre molto in ansia quando deve fare un compito in classe o sostenere un’interrogazione, nonostante abbia sempre mantenuto un buon rendimento e sia molto stimata dai suoi docenti. Da quando ha ripreso l’anno scolastico lamenta spesso mal di pancia al risveglio, per poi sentirsi meglio nel corso della giornata. Come posso aiutarla?

 

Cara mamma, leggendo la sua domanda ci arriva tutta la sua preoccupazione, a maggior ragione considerando l’età della ragazza. Sua figlia è in piena adolescenza e, generalmente, si tratta di un momento di vita in cui si cerca di tenere fuori il genitore da quello che si sta vivendo, l’incomprensione la fa da padrona poiché se non ci si riesce a capire da soli, come potersi aspettare che possa farlo un genitore? Immaginiamo quindi che tale preoccupazione sia accompagnata anche da un forte senso di impotenza rispetto al disagio che la ragazza sta manifestando. Innanzitutto ci sentiamo di rimandarle che non è così infrequente che la scuola possa diventare fonte di preoccupazione per bambini e ragazzi. Comunemente ci viene spontaneo pensare che ciò sia più consono in quelle situazioni in cui si fatica a tenere il passo, con tutta la frustrazione e/o il disimpegno che ne può derivare. In realtà l’ansia da prestazione scolastica, condizione di malessere innescata dalla paura di non essere all’altezza delle aspettative e di mostrarsi inadeguati di fronte a chi deve esprimere una valutazione, vissuta come giudizio globale alla propria persona e pertanto caricata di enorme significato, è molto diffusa e non per forza in relazione ad un atteggiamento genitoriale molto richiestivo da questo punto di vista. “Eppure non abbiamo mai preteso voti alti, basta che fa il suo dovere”, è una frase che spesso ci portano i genitori come a giustificarsi, ma anche a chiedere rassicurazione, rispetto al fatto che non sia una loro responsabilità ritrovarsi un figlio che ha bisogno di mostrarsi impeccabile a scuola. Questa è una prima analisi da fare per capire l’origine della paura di andare male: sono state riversate sulla ragazza, magari non per forza a parole ma attraverso il modo di porsi sul tema scuola, aspettative molto alte rispetto al suo rendimento? Gli insegnanti che ha incontrato nella sua vita hanno nutrito pretese eccessive vedendo in lei del potenziale e tanta buona volontà? Come ci si è posti nei riguardi della ragazza, e come lei stessa ha vissuto la situazione, quando ha preso un voto più basso, ammesso che le sia successo? Spesso si rischia di perdere di vista, e lo fanno in primis gli adulti, che la scuola, prima ancora che essere il luogo in cui dimostrare, è il contesto in cui imparare e lo si fa anche, e meglio, passando per tentativi ed errori. Questo concetto pedagogico importante, la possibilità di sbagliare, andrebbe recuperato consentendo così ai ragazzi di sperimentare che non è poi la fine del mondo, anzi, è proprio un passaggio del processo di apprendimento. Sarebbe utile capire quindi come la ragazza vive la possibilità di errare, quali si immagina possano essere le conseguenze: le persone potrebbero cambiare idea su di lei? Sentirsi quella brava che può aiutare i compagni le è fondamentale per sentirsi socialmente accettata? Cosa penserebbe di se stessa se non sapesse rispondere ad una domanda all’interrogazione? La sua autostima è in funzione dei risultati che raggiunge e dei voti che prende? Per aiutare la ragazza, eviti di sdrammatizzare i suoi vissuti: potrebbe sentirsi non accolta emotivamente e chiudersi ancora di più. Eviti però anche di rispondere alle sue insicurezze  solo ripetendole che è brava e che quindi non le può accadere di andare male, rischiando di rafforzare così la paura di venire meno alle aspettative. Può essere utile, invece, accompagnarla nell’immaginare cosa può accadere, la peggiore delle situazioni a cui potrebbe andare incontro. Questo lavoro di immaginazione è utile in generale quando siamo in ansia per qualcosa e finiamo per caricarla di paure irrazionali che si ridimensionano nel momento stesso in cui le mettiamo in parole, piuttosto che amplificarle nella nostra mente. Inoltre, può rivelarsi fondamentale farsi supportare da uno psicologo nel comprendere e meglio sintonizzarsi con i bisogni della ragazza oppure mettere a disposizione di quest’ultima, laddove lo volesse, uno spazio di ascolto con un esperto del settore: potrebbe essere un’occasione per esplorare le difficoltà che sta incontrando, per dare espressione a quell’eccesso di emotività che trova ora manifestazione a livello del corpo e per sviluppare strategie di gestione dello stress e dell’ansia anticipatoria che si associa alla scuola.

 

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Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa-psicoterapeuta ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043