*Rubrica a cura di Salvatore Foggiano
Cari lettori,
nei giorni scorsi, qui al Nord, è arrivata la neve. Bella sì, candida certo, simpatica anche, ma a me urta tantissimo per i disagi che comporta. Se poi ci aggiungo che i genitori dei miei alunni mi hanno detto che sono giorni di gelicidio (quando cioè la neve a terra, per uno strato di temperatura più caldo preesistente, diventa ghiaccio che fa scivolare e cadere moltissime persone) il quadro è completo.
A parte le temperature, in questi giorni mi sono capitati diversi “fattarielli” interessanti.
La settimana scorsa ho deciso di farmi stringere un pantalone che mi andava largo, e quindi mi sono recato da una sarta che mi avevano consigliato.
Con il mio pantalone in busta, busso ed entro nel suo negozio e subito le spiego cosa voglio: lei mi guarda e mi chiede di dove sono, in quanto non mi ha mai visto prima. Le racconto – per titoli sommari – di essere sorrentino e il motivo per il quale sono al Nord. Ella, di rimando, inizia a dirmi che, a sua volta, si è trasferita qui cinquanta anni fa con la sua famiglia e prima di iniziare. Il suo racconto partiva dal lontano 1973 fino ai giorni nostri ed io lì in piedi pazientemente ad aspettare una fine che sembrava non arrivare mai.
Dopo, finalmente, inizia a lavorare con gli spilli sul capo che avevo indossato, ma all’improvviso si ferma e mi dice: io qui ci faccio la piega ma non lo posso stringere in quanto lei è il classico “rovesciato all’indietro” e leggendo il totale spaesamento nei miei occhi, aggiunge “sì, noi sarti diciamo così per indicare una persona che ha la pancia e non ha sedere”.
Io ridendo le chiedo il da farsi e lei mi dice che il pantalone va bene così, a meno che io non lo voglia stringere per dare rilevanza “alle parti intime”. Io, non riuscendo più a controllare la risata ( lei si indispone nel vedermi ridere) la rassicuro che non ne ho la minima intenzione e così rimaniamo che le lascio il pantalone solo per la piega.
Le mie avventure al Nord non finiscono qui: qualche giorno dopo, mi capita di andare a prendere le pizze da portare a casa e, arrivato al locale, mi rendo conto di aver dimenticato il telefonino. Siccome c’era da aspettare parecchio, per avvisare mia madre che avrei tardato molto, chiedo al titolare di poter fare una telefonata. Lui non mi risponde subito e dopo un po’ mi dice “ su un fisso o un cellulare?”. E’ un cellulare (“ma ti pago la chiamata”, dico). Allora mi passa il cordless e, il sottoscritto, dopo aver telefonato (la durata non è superiore ai venti secondi), gli mette un euro sul tavolino e lui lo prende ringraziandomi.
Vi confesso che ci sono rimasto malissimo: si tratta di saper vivere, di buoni rapporti, insomma, è la solita questione della differente mentalità tra meridionali e settentrionali: “così è se vi pare”.
A scuola, in questi giorni c’è stata la novità di un bambino di origini orientali che da diversi giorni era assente. Noi insegnanti credevamo in una influenza, fino a quando la segretaria ci avvisa che i genitori avevano fatto le pratiche per portarlo via per trasferirsi in Francia.
Rimaniamo tutti molto male che siano partiti senza venire nemmeno a salutarci. Ma poi altre maestre mi hanno riferito che, in effetti, è capitato anche altre volte – con famiglie arabe trasferite – di non ricevere nemmeno un saluto. Chissà perchè? Gli avremmo preparato una bella festa.
Comunque in tutto questo, mi consola che Natale si avvicina, nonostante qui ancora non si vedano luminarie e tra poco sarò di nuovo a Sorrento.
Salvatore Foggiano