IL PESO SPECIFICO DELL’AMORE DI FEDERICA BOSCO
Genere: commedia\sentimentale | Editore: Mondadori | Data pubblicazione: Marzo 2015 | Prezzo: cartonato 17,00 | 12,50 Brossura| e-book: 6.99
TRAMA DEL ROMANZO. L’amore, come recitava il titolo di un famoso film di Carlo Verdone, è eterno finché dura. La relazione tra Francesca ed Edoardo è giunta al capolinea e mentre lui sembra non accorgersene, Francesca ha l’assoluta certezza, e allo stesso tempo la consapevolezza, che non può resistere un minuto di più. Nessun astio verso il suo devoto fidanzato, per carità, anzi gli vuole un bene dell’anima ma l’amore, si sa, è un’altra cosa e allora non resta altro da fare che prenderne atto e affrontare la situazione, magari buttandosi nel lavoro, che di fatto è l’unica cosa che Francesca riesce a tenere sotto controllo.
IL MIO PARERE. Il peso specifico dell’amore, un titolo che non poteva non attirarmi soprattutto se è preceduto dal nome di Federica Bosco, un’autrice che mi piace molto e per questo motivo ho letto buona parte dei suoi romanzi. Romanzi che, spesso, hanno per protagonista una donna tremendamente sfortunata in amore la quale però, fondamentalmente, non smette mai di credere nel più forte dei sentimenti.
Lo stile della Bosco è sempre molto simpatico, ironico e con quel pizzico di sarcasmo che non guasta, tutti elementi utilizzati sempre per scrivere belle storie, divertenti ma mai banali e soprattutto storie del tutto verosimili, personaggi e situazioni che possono sembrare surreali ma non lo sono affatto. In questo romanzo la Bosco affronta (credo per la prima volta) la fine di un amore. La protagonista Francesca, infatti, dopo sei anni di fidanzamento decide di lasciare il suo fidanzato, dal momento che non è più innamorata di lui. Beh, fin qui, niente di strano, “il problema” per lei però è rappresentato dal fatto che l’innamorato sembra non accorgersi del fatto che ormai la loro è più un’amicizia che una relazione amorosa e soprattutto continua a sommergerla di attenzioni.
E così, lasciare un uomo del genere si rivela un’impresa più complicata del previsto. L’originalità del romanzo non sta, chiaramente, nell’avere come tema la fine di un amore (di questo la narrativa abbonda) quanto piuttosto sta nello scegliere un soggetto che si trova nella difficoltà di lasciare un uomo che sembra perfetto, che rappresenta quel tipo di uomo che qualsiasi donna ti invidierebbe e lo stesso nel quale nessuno riuscirebbe a trovare nemmeno un difetto.
Edoardo, infatti, le porta il caffè a letto tutte le mattine, la chiama ogni giorno sempre allo stesso orario, non le dà mai torto, non litiga mai e la venera come una dea, e allora come si fa a confessare che un uomo del genere diventa più snervante del gocciolio implacabile di una fontana? Come si fa a confessarlo senza sentirsi neanche un po’ in colpa? Quello che lega Francesca a ad Edoardo a mio avviso non è amore, perché amare la propria partner non significa venerarla, significa desiderarla, voler il suo bene, confrontarsi con lei e perché no, anche litigare, purché ovviamente siano discussione costruttive.
La dedizione assoluta, nasconde invece, a mio avviso, ben altre problematiche. Va detto però che non è facile affrontare cosi su due piedi il rischio della solitudine, il senso di colpa, il dubbio o la sensazione di aver sbagliato e non è facile soprattutto affrontare poi chi irrimediabilmente ti dirà : “sì ma adesso dove lo trovi un uomo cosi!?”. Ma è anche vero che in questi casi bisogna ascoltare sempre e solo se stessi e il proprio istinto. In amore si sa, non bisogna mai accontentarsi per paura di rimanere soli, è giusto buttarsi, valutare, pensarci, ma mai accontentarsi, mai fare l’errore di pensare che, dopo quello, addio occasioni. E quindi, ora per rispondere alla domanda sulla copertina del libro, conta di più il peso di una certezza o l’imprevedibile certezza della felicità? Ecco cari lettori se proprio dovessi scegliere, opterei decisamente per la seconda. Vorrei dire ancora qualche parola su un altro tema importante affrontato in questo romanzo: quello della depressione, un tema difficilissimo da trattare.
Il messaggio che personalmente mi è arrivato è che le persone depresse vanno aiutate ma nel modo giusto, e vanno anzitutto capite, perché la malattia purtroppo molto spesso va al di fuori del nostro comprendonio, e questa credo sia il problema principale.
Un interessante spunto di riflessione che mi ha offerto questo romanzo riguarda infine il lavoro, quello che si fa per necessità, quello che si fa per passione e quello che rimane solo un sogno nel cassetto; leggendo questo libro ho capito che non solo è importante, come sappiamo, cercare a tutti costi di realizzare i propri sogni e fare il lavoro che si desidera ma allo stesso tempo è necessario anche non smettere mai di cercare di capire qual è la nostra strada perché, per quanto possa sembrarci strano, alle volte questo non è chiaro neppure a noi stessi, ma è chiaro al destino che ti mette di fronte a situazioni in grado di aprirti gli occhi
NOTIZIE SULL’AUTRICE. Federica Bosco è una scrittrice e sceneggiatrice italiana nata a Milano nel 1971. È autrice di circa 15 libri l’ultimo dei quali è stato pubblicato molto di recente. Dal romanzo pazze di me 2012 è stato tratto anche un film per la regia di Fausto Brizzi e del quale la Bosco ha curato la sceneggiatura.