Trama: Londra, 1843. Il Natale è alle porte e proprio per questo motivo l’anziano e avarissimo Ebenezer Scrooge sembra essere più intrattabile del solito; già.. perché lui odia il Natale e così puntualmente ogni anno rifiuta sgarbatamente l’invito a pranzo di suo nipote, preferendo trascorrere il 25 Dicembre in solitudine, criticando tutti quelli che come suo nipote si accingono a festeggiare il Natale, festività che lui invece ritiene inutile e odiosa. Quell’anno, però, sarà proprio la notte di Natale a cambiare completamente la vita dell’avido Scrooge. La sera del 24 infatti si presenta a casa sua lo spirito del suo defunto collega Marley il quale lo invita a riflettere sul suo modo di comportarsi e soprattutto sulle conseguenze delle sue azioni; Marley, lo informa inoltre dell’imminente visita di tre spiritelli che lo accompagneranno nei Natali passati, in quello presente e in quello del futuro. La visita di questi tre spiriti completerà in un certo senso la conversione e il profondo cambiamento che avverranno in Scrooge.
Il mio pensiero: rileggere questo piccolo gioiello di Charles Dickens durante le festività natalizie è diventata un’abitudine, anzi quasi un obbligo morale, al pari dell’obbligo morale che ha ogni napoletano di rivedere Natale in casa Cupiello. Questo romanzo, è allegorico, critico verso la società di quel tempo e anche piuttosto complesso ma allo stesso tempo è una delle storie più famose e più emozionanti del Natale. Una storia che tocca le corde dell’animo e che ti fa tirare un sospiro di serenità perché è in grado di accendere dentro ognuno di noi la speranza, la speranza che se le persone possono cambiare anche le cose intorno a noi possono farlo, o meglio ancora forse le cose non si possono cambiare ma lo stato d’animo con il quale le affrontiamo …quello sì …che può fare la differenza. Protagonista del romanzo, come sappiamo e l’avidissimo Ebenezer Scrooge, personaggio intrattabile e dal cuore arido. Un personaggio che inizialmente suscita anche molta antipatia, ogni volta che rileggo il romanzo, infatti, l’avarizia e il conseguente egoismo di quest’uomo mi irrita ogni volta sempre di più; devo dire inoltre che anche se Scrooge può sembrare un po’ eccessivo non è di certo cosi inverosimile, non a caso infatti il famoso Paperon de Paperoni, una delle creature più conosciute di Walt Disney è stato ricalcato proprio sulla figura del protagonista di Canto di Natale. Il romanzo ha diverse chiavi di lettura ma quella più evidente è sicuramente l’aspetto che riguarda il Natale o per meglio dire di quella sua magia che si avvertiva molto di più una volta seppur in una società povera che non adesso nell’odierna società del consumismo. C’è infatti una parte molto bella nel testo di Dickens in cui uno degli spiritelli mostra a Scrooge il natale di alcune persone molto povere e nonostante tutto felici, felici perché riescono a gioire delle piccole cose e della compagnia delle persone che amano, a differenza di lui che ama circondarsi solo dei suoi amati soldi e attento a non sprecare neppure un centesimo. Il romanzo in questione però come dicevo è anche un po’ magico perché lo Scrooge che troviamo all’inizio del testo e completamente diverso rispetto a quello che troviamo invece alla fine del romanzo. Grazie alla visita dei tre spiritelli Scrooge si renderà conto di quanto sia stata arida ed egoista la sua vita fino a quel momento, capirà quante persone ha offeso ed escluso a causa della sua avarizia; a partire proprio da suo nipote Fred che ogni anno lo invita a pranzo per Natale e ogni volta si becca risposte sgarbate e insulti alla sua condizione di povertà. Dopo la visita dei tre spiriti, Scrooge si mostra totalmente disposto a cambiare e ad alimentare il suo spirito con valori importanti ma l’aspetto che più mi piace di questo personaggio è che diventa finalmente consapevole di tutti i suoi errori, riconosce di aver sbagliato e probabilmente buona parte della sua conseguente generosità rappresenta anche un modo per chiedere scusa a tutti quelli che in passato ha fatto soffrire. La lettura di questo romanzo mi lascia sempre con il sorriso sulle labbra e quel vago senso di speranza, già la speranza che in fondo basta poco per poter migliorare, per poter affrontare la vita e inseguire i nostri progetti tenendo sempre conto però dei valori veramente importanti.
Marialuigia Foggiano