Lo Stuzzichino 2.0 : uno splendido bistrot moderno

Ha riaperto in battenti l’Osteria Lo Stuzzichino. E subito sul web sono impazzate foto, complimenti e fiumi di prenotazioni per far visita a quello che noi abbiamo voluto definire “Lo Stuzzichino 2.0”. Proprio così, visitando questo locale per chi lo conosce da quasi trenta anni, l’impressione che si ha è quella di una rinascita sotto nuove vesti. Quando ha aperto nel Luglio del 1989, questo posto aveva l’ambizione di essere un buon ristorante con un taglio giovane ed una ottima pizzeria e rosticceria da offrire. Il nome non è casuale ed incarna quella che era la filosofia di Filomena e Paolo, persone semplici, genuine, sempre pronte a preparare qualcosa di buono per i propri clienti. Senza troppi fronzoli e senza troppe ambizioni. Di tempo da allora ne è passato tanto. Un primo elemento di svolta importante è stato storicamente rappresentato dalla managerialità del figlio Mimmo che con la moglie Dora ha intuito da vero antesignano della ristorazione il cambio di passo necessario per fare la differenza. In un mondo che andava spedito verso il “fast food” e l’apertura continua di locali, pub, pizzerie, Mimmo ha capito che bisognava cambiare taglio per fare la differenza ed esaltare al tempo stesso il DNA paterno di grande chef di rango. E così è nato il concetto di “Osteria”.

il tavolo in legno di ulivo realizzato da Giustino Mattia

Un concetto declinato alla perfezione al punto da far meritare a questo ristorante gli apprezzamenti dei migliori critici gastronomici d’Italia. Bib Gourmand su Guida Michelin, Chiocciola Slow Food ormai da anni, tra le Osterie del Buon Ricordo e tra i più importanti ristoranti della Campania ormai da anni, Lo Stuzzichino non ha più bisogno di introduzioni. Cosa è diventato, lo sanno ormai tutti. Ma è un importante punto di partenza per far capire al lettore la genialità dello “Stuzzichino 2.0”. perché cambiare? Perché rinnovare? Molti lo fanno in momenti di difficoltà. Quando si sente l’esigenza di voltare pagina. Anche in questo, Mimmo è stato un genio. Lo ha fatto nel momento migliore e senza un business plan volto ad incrementare necessariamente il lucro della sua azienda. Ha capito semplicemente che era il momento dopo quasi 30 anni di vedere il suo luogo di lavoro trasformarsi fisicamente nel concetto che ha “creato” attraverso la ristorazione: un bistrot moderno. Dall’89 ad oggi, questo è diventato già da un po’ Lo Stuzzichino, nei fatti. Ma il design non accompagnava fedelmente ciò che veniva declinato in cucina e nella filosofia di ristorazione di Mimmo e della sua “band”. E così ecco in pochi mesi materializzarsi un nuovo gioco di luci e di colori, una nuova distribuzione di spazi e il totale cambio di passo di un arredamento in chiave chic moderna che regala la sensazione di una atmosfera magica, incantata, quasi sospesa tra mare e cielo già all’ingresso. Un lavoro stupendo che darà a questo locale una marcia in più soprattutto nei periodi di primavera, autunno ed inverno quando il tempo non consente di godere del magnifico spazio outdoor e ci si “rifugia” all’interno dove i colori del mare, le luci soffusi, i tavoli in legno pregiato, trasmettono un senso di familiarità e romanticismo che fa oggi di questo locale qualcosa di totalmente diverso da tutto ciò che lo circonda nell’ampio panorama di ristoranti che ci sono in penisola sorrentina. Complimenti dunque a Mimmo che si conferma ai nostri occhi un genio, un visionario dell’imprenditoria che cerca di essere sempre un passo avanti perché questo è il segreto per fare la differenza. E lui è uno che fa la differenza, con la sua famiglia, con il suo staff, con la sua mente che viaggia a mille ma che sa anche quando e dove fermarsi per ripartire verso nuove vette. Chapeaux.

 

Mimmo ed il papà Paolo

I RINGRAZIAMENTI DI MIMMO

“Il mio locale fondamentalmente è stato pensato come un bistrot tradizionale per lo più quindi un’osteria moderna quello che ci fa la nostra storia, la nostra filosofia i materiali usati sono stati tutto frutto del duro lavoro di artigiani che lavorano seguendo processi qualitativi non industriali, basti vedere questi tronchi di ulivo che formano i tavoli o il marmo utilizzato sul banco del pass che è di Carrara o anche le mattonelle che sono maioliche fatte a mano e cotte in forno. Quindi non abbiamo stravolto ciò che ci ha portato ad essere una osteria di successo però l’abbiamo rivisitata in chiave moderna grazie all’aiuto di tanti amici che ci hanno seguito in quello che è stato un lavoro complesso. Per questo motivo sento proprio il dovere di ringraziarli personalmente perché aldilà di quelli che sono i rapporti tra imprenditore che paga ed artigiano che esegue, credo che in questo locale tutti quelli che sono venuti a lavorare, ci hanno messo qualcosa in più, ci hanno messo il cuore e si è creata tra noi una grande empatia per quella che doveva essere la realizzazione di un sogno. E così è stato. Partiamo con Eustachio Striano, l’architetto. A lui va un grazie speciale perché ha saputo efficientare gli spazi in modo incredibile guidandoci sulla scelta di colori e luci che hanno interpretato perfettamente quella idea di bistrot che ho sempre sognato. Poi Giustino Mattia, il falegname che qui dentro ha lasciato delle vere e proprie opere d’arte, Russo Marmi di Piano, Mariano Colors per le pitturazioni che anche hanno avuto una importanza chiave, Tonino Gargiulo per gli impianti elettrici, Rufoli Salerno per le mattonelle, Alfredo Cormun per le lavorazioni in ferro, IPEI di Meta che ha portato qui modernissimi pezzi della Zanussi, i piastrellisti Angelo Marciano e figli, la ditta Alberto Esposito e figli per la parte idraulica, tutto lo staff di Vinaccia srl che è stato davvero straordinario nell’assistermi in tante scelte effettuate su materiali e pregiati pezzi da esposizione, Gigino “pezza pezza” per la maestria con cui ha lavorato i muretti in pietra all’interno, Salvatore De Gregorio per le lavorazioni in alluminio e dulcis in fundo Luigi Esposito che con la sua impresa di costruzioni ha fatto una vera e propria corsa contro il tempo per garantirci una rapida riapertura”.

 

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