Mariateresa Eusebio “Minoranza inerte, amministrazione assente”

Una delle protagoniste della scorsa tornata elettorale alle ultime amministrative. Per tre motivi almeno. Primo, il giorno prima della presentazione delle liste ha cambiato fronte. Secondo, ha conquistato 492 preferenze, mica quisquiglie. Terzo, è stata l’unica ad aver fatto ricorso al Tar per chiedere la verifica della legittimità del voto. Dopo il silenzio di questi mesi, Mariateresa Eusebio è pronta a rimettersi in gioco, con nuove motivazioni e fortissima determinazione.

Il paradosso dei numeri. Nel 2011 entri in Consiglio comunale con 172 preferenze, oggi sei fuori pur avendo quasi triplicato il consenso. Come lo spieghi ai tuoi elettori?
Queste sono le dinamiche della politica e di un sistema elettorale che, per garantire la governabilità ad un sindaco che vince anche con un solo voto di scarto, fa in modo che persone del fronte sconfitto, pur avendo riscosso un ampio consenso elettorale, debbano lasciare spazio ad altri che, pur essendo egualmente all’altezza, sicuramente sono meno rappresentativi. Ma sicuramente i consiglieri che oggi siedono in Consiglio governeranno bene e nel bene paese, e alle prossime elezioni vedranno confermare ed aumentare il loro consenso.

Perché nell’ultimo giorno, prima della presentazione delle liste, hai lasciato il fronte Buonocore per abbracciare quello di Maurizio Cinque?
Non è facile aprire una vecchia “ferita”. Durante la campagna elettorale ne sono state dette tante pur di giusti care certe scelte. Ma le cose sono andate un po’ diversamente. Quel sabato mattina, fino alle 10, il sindaco del nostro gruppo era Franco Lombardi, alla guida di una lista che vedeva in campo gli ex consiglieri comunali di maggioranza, tra cui lo stesso Andrea Buonocore. Poi non si è capito più nulla. È arrivata in extremis la decisione dall’alto. Per opportunità politica – e per vincere – bisognava cambiare il candidato sindaco. Avevamo avuto tutto il tempo per scegliere democraticamente chi dovesse essere il candidato sindaco. In democrazia avevamo scelto Franco Lombardi. Poi qualcuno ha deciso che non fosse la persona vincente: andava messo in panchina. Non si trattano così le persone, né tanto meno la scelta del singolo deve avere la meglio su quella del gruppo. Per chi è attaccato alla poltrona forse era giusto e conveniente rimanere nella stessa squadra, che già si sapeva essere vincente visto l’appoggio della passata amministrazione. Ma questa volta vincere significava dovere per l’ennesima volta accettare il volere altrui. Questa volta abbiamo detto no, chi non candidandosi chi scegliendo un altro schieramento.

Rifaresti la stessa scelta?
Assolutamente sì. In primis perché, come dicevo prima, le imposizioni ed i diktat a me non piacciono. Amo approfondire le questioni e capire il perché di una scelta piuttosto che di un’altra e penso che le persone valgano di più di qualsiasi poltrona. Forse sono troppo idealista e credo ancora nelle persone e nel rispetto. Poi per Maurizio, sin da quando era consigliere comunale, ho nutrito sempre una profonda stima e non l’ho mai considerato come “nemico politico” anzi. Pur se avevo scelto, per continuità e per rispetto di quel gruppo che si era creato intorno a Lombardi che voleva intraprendere un nuovo cammino, di non candidarmi dall’inizio con lui, ho sempre condiviso quelle che erano le sue idee e soprattutto il “Cambiare Fa Bene”. Da qui la mia scelta, che rifarei sicuramente.

 

Ci spieghi la decisione netta – e se vogliamo impopolare – del ricorso al Tar?
Sai come è: tutti sanno, tutti chiacchierano ma nessuno ha il coraggio di andare fino in fondo alle questioni. Con un elettorato di circa 11mila cittadini, la sconfitta per solo 32 voti lascia pensare. Credevo che fosse opportuno un nuovo conteggio delle schede scrutinate, a prescindere poi dall’esponenziale aumento dei voti domiciliari dal primo al secondo turno e dalle dichiarazioni rilasciate da alcuni elettori e riportate nero su bianco nei verbali delle sezioni che asserivano di non aver fatto alcuna richiesta di voto domiciliare. Ma questa è tutta un’altra storia, il Tar si è espresso, ne prendo atto, prendo atto che i verbali dei presidenti fanno fede fino a querela di falso. Ma di certo, non dico di inficiare l’intero turno elettorale ma di riconteggiare le schede ed accertarsi che non era stato commesso alcun errore, penso che era una cosa da chiedere a garanzia sia di chi non è stato eletto sindaco per 32 voti sia di chi è stato eletto con questo minimo scarto. Cert’è che il dubbio rimane..

Come sta lavorando l’amministrazione comunale?
Perché si sono insediati? Scherzavo…sinceramente, vuoi che la gran parte degli attuali consiglieri, se non tutti, sia alla prima esperienza governativa, li vedo un po’ come un motore diesel che fatica a partire. Aspetto come tutti i cittadini.

Il provvedimento migliore e quello peggiore dell’attuale compagine amministrativa.
Bella domanda questa e sicuramente nella mia risposta ci sarà chi vorrà leggere una precostruita e pregiudizievole opposizione, ma così  non è. Però effettivamente i primi interventi dell’attuale amministrazione sono stati quelli di aumentare il costo del trasporto scolastico, l’assurdità di sanare l’abuso in località Bikini a fronte delle case che sono andate giù e che andavano difese allo stesso modo e forse, anzi sicuramente, ancor di più. Mi sembra che non sia cambiato il tenore e l’andamento della passata amministrazione di cui io ho fatto parte e dalla quale ho deciso di distaccarmi, e che con il sindaco Migliaccio si era cercato di cambiare: ovvero dare spazio alla cultura, alla valorizzazione e promozione delle eccellenze nostrane, e più attenzione verso il sociale. Provvedimento migliore? Purtroppo ancora troppo poco è stato fatto.

Qual è stato il sindaco migliore di Vico Equense?
Quello che ancora deve venire. La mia giovane età e la poca esperienza politica non mi autorizza né mi da la competenza per poter giudicare l’operato dei vari sindaci che negli anni, anche più recenti, si sono succeduti. Vorrei solo che arrivasse a guidare la nostra città una persona ed un’amministrazione che ci faccia capire come voglia far crescere Vico. Per ora la nostra città sembra essere un ibrido, siamo a vocazione rurale o turistica? Bisogna decidersi e, invece di fare tanti piccoli interventi sporadici e fini a se stessi, è necessario un piano di sviluppo concreto e fattibile a 360° gradi,  che coinvolga tutte le borgate e non si concentri sempre e solo sul centro cittadino, e che, partendo dalle nostre bellezze naturali-paesaggistiche e dalle nostre eccellenze culturali e gastronomica, sappia restituire a Vico il posto che merita in campo nazionale e internazionale.

Nel corso del tuo impegno da consigliere comunale, c’è qualche atto/provvedimento di cui sei particolarmente fiera?
Sicuramente nei cinque anni di consigliere qualcosa siamo riusciti a farle. Da eventi ludici e spensierati, vedi i tre giorni de “Il Gusto e La Magia”, che lei direttrice ricorderà sicuramente, “Aspettando la befana”, Pizza A Vico, l’idea dei mercatini di Natale, a provvedimenti più importanti come quello con il quale si è fermata la speculazione urbanistica dell’Hotel Cristallo. Poi, c’è stata l’approvazione del Protocollo Rosa per le vittime di violenza anche se rimasta lettera morta in quanto, come spesso è capitato nella passata amministrazione, alle delibere di consiglio pur approvate alle unanimità, la giunta non ha dato seguito. Infine, sono molteplici gli interventi che come gruppo abbiamo portato avanti e sostenuto.

Minoranza spenta su delibere controverse. Tu avresti alzato di più la voce?
Effettivamente, se lamento la lentezza dell’attuale amministrazione, al tempo stesso lamento l’inerzia di una minoranza che, in fin dei conti, ha ottenuto la metà dei consensi e che per uno stretto ed esiguo pugno di voti non si trova dall’altra parte dell’aula consiliare. Mi aspetto maggiore incisività, impulso ed iniziative. Sicuramente per chi mi conosce, e conosce bene il mio carattere, sa che sicuramente questo essere passivi, moderati ed arrendevoli a fronte dei numeri, non mi appartiene.

Come è cambiata Vico negli ultimi cinque anni?
Sicuramente sono stati compiuti notevoli passi in avanti a livello di infrastrutture e lavori pubblici, ma per il resto riscontro un totale stato di abbandono. Non si può governare un paese preoccupandosi solo di rompere, asfaltare e nuovamente “ri-rompere” le strade. Credo sia arrivato il momento di voltare pagina, Vico ha bisogno di altro: sociale, giovani e turismo.

 

Tu come sei cambiata?

Sicuramente sono maturata tanto e la mia esperienza consiliare ha arricchito molto il mio bagaglio ed alimentato ancor di più la voglia di impegnarmi in prima persona e nel mio piccolo di dare un contributo per il bene della nostra città. E sicuramente non sarà il posto che occupo, all’interno o fuori al consiglio comunale, a fermarmi e a interrompere il mio impegno. Sempre più convinta che Cambiare faccia bene e sia necessario.

 

Nancy De Maio

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