Meta è, purtroppo, l’unico Comune della Penisola Sorrentina privo di una Biblioteca. C’era, in una lontana epoca, anni e anni fa, un piccolo Centro di lettura al Casale, che venne puntualmente chiuso. I libri vennero impacchettati e depositati in un locale della Scuola Media Statale “Antonino Fienga”.
Poi, l’allora assessora alla cultura Rosanna Testa manifestò la buona intenzione di aprire una biblioteca, da ubicare a Montemare: intenzione rimasta però nel limbo delle promesse.
“La biblioteca – aveva affermato la signora Rosanna Testa, insegnante, moglie dell’attuale Presidente del Consiglio cap. Michele Castellano – conta già un proprio regolamento ed un’unità di personale responsabile dipendente regionale, in assegnazione al Comune. Farò di tutto perché la biblioteca comunale possa funzionare bene ed essere il centro motore di iniziative culturali, attività e progetti. Io sono convinta che Meta dovrà essere recuperata non solo dal punto di vista ambientale, ma anche facendo più cultura”. Vero, verissimo; detto, mai fatto. Cultura che però non pare brillare nei programmi degli amministratori comunali.
Nella programmazione educativo-didattica della Scuola Media Statale “Antonino Fienga”, nell’analisi della situazione socio-economica del territorio (sarà stato il 1996/’97), si riconosceva:
“Il Comune di Meta, situato alla periferia della costiera sorrentina, risente solo parzialmente dei benefici e degli aspetti positivi che gli dovrebbero derivare dall’essere collocato in una zona dalle enormi possibilità turistiche: apertura verso il nuovo, vivacità culturale, superamento del provincialismo, voglia di migliorare sul piano socio-economico. Tale situazione condiziona i giovani metesi e quindi i ragazzi di questa scuola, che vivono in un ambiente alquanto chiuso mentalmente; esso, ad eccezione dell’azione cattolica, dei centri sportivi e di un gruppo di giovani volontari per lo studio dell’ambiente e del territorio che interagisce molto attivamente con gli operatori e gli utenti della scuola, allo scopo di inculcare nei giovani valori come la conservazione e il rispetto dell’ambiente, offre ancora pochi stimoli culturali e sociali tali da ampliare l’interesse degli alunni e da favorire lo sviluppo della loro personalità.”
La scuola (intanto divenuta “Istituto comprensivo Buonocore-Fienga”: infanzia-primaria- sec. di I grado) possedeva locali adeguati, una bella aula magna ed una discreta biblioteca che venne poi intitolata alla compianta giovane poetessa quindicenne Anna Malvone. Allora, da insegnante in quella scuola, presentai al Collegio dei docenti un “Progetto di potenziamento ed apertura al pubblico della Biblioteca scolastica”.
Il Progetto aveva la finalità di “favorire l’incontro particolarissimo con il libro, capace di provocare intense risonanze emotive nel lettore e un affinamento di tutta la sua persona; nonché rendere consapevoli che leggere con attenzione un buon libro, fermarsi a riflettere su una pagina letteraria densa di significati, è un’esperienza altamente formativa che nessun altro mezzo audiovisivo potrà mai offrire”.
Ritenevo, infatti, che la scuola dovesse porsi nel paese come istituzione culturale di alto valore non solo verso i propri alunni, ma anche verso i genitori e i cittadini in genere.
Il Comune – ritenevo – avrebbe potuto finanziare un’iniziativa quanto mai meritevole di un’istituzione scolastica statale. Ma furono frapposte difficoltà e il “Progetto” non passò l’esame del Collegio dei docenti. Niente da fare.
La Biblioteca “Anna Malvone” possiede circa 1400 volumi, alcuni di storia locale, diligentemente inventariati.
La International Federation of Library Associations (I.F.L.A.) aveva affermato nel 1995: “Ogni membro di una comunità educativa ha bisogno di un immediato accesso ad una raccolta organizzata di materiale, a stampa e audiovisivo, allo scopo di sviluppare le competenze”. E il Ministro Berlinguer – sensibile a tale problematica – aveva emanato un programma di promozione e sviluppo delle biblioteche scolastiche, stanziando un primo finanziamento di 19 miliardi e duecento milioni (lire) per il 1999 / 2000. Per il ministro la biblioteca del duemila doveva poter “offrire risorse di informazione e documentazione a supporto dei processi di apprendimento nella scuola, e ad integrazione delle esigenze del territorio”. I progetti di promozione dovevano prevedere l’utilizzo della biblioteca come risorsa educativa primaria, anche nell’ottica dell’educazione continua e nella logica di apertura delle scuole al territorio.
Certo, oggi con l’avvento di Internet, molte cose sono cambiate e di solito viene privilegiata la ricerca digitale, molto più immediata. Ma il libro mantiene inalterata importanza e fascino. Raccontava Benedetto Croce: «Quando torno alla mia più lontana fanciullezza ritrovo nella memoria l’avidità con la quale chiedevo ed ascoltavo ogni sorta di racconti, la gioia dei primi libri di romanzi e di storie che mi furono messi o mi capitarono tra le mani, l’affetto pel libro stesso nella sua materialità, sicché a sei e sette anni non gustavo maggior piacere che l’entrare, accompagnato da mia madre, in una bottega di libraio, guardare rapito i volumi schierati nelle scansie, seguire trepidante quelli che il libraio porgeva sul banco per la scelta e recare a casa i nuovi preziosi acquisti, dei quali perfino l’odore di carta stampata mi dava una dolce voluttà.»
Speriamo che, specie in vista del 200° anniversario della nascita del Comune di Meta, si possa fare qualcosa di concreto per la Cultura che – ne sono convintissimo – resta il miglior investimento per il futuro.
Lauro Gargiulo