Il migrante. La consueta ”lettura” di Salvatore Foggiano

LETTURA A CURA DI SALVATORE FOGGIANO

Cari lettori,
questo mese ho parecchio da raccontarvi, sempre se avete voglia di leggermi. Sì, infatti, mi sono accadute diverse cose che, come al solito, solo a me potevano capitare.
L’altra mattina, mi sono recato in un negozio di oggetti per la casa per acquistare un regalo: un salvadanaio di vetro decorato a forma di Pinguino.
Entro nel negozio e, al mio saluto, risponde una vecchietta seduta accanto alla porta d’ingresso, la quale aggiunge subito: “Ma che bel giovanotto! Mi devi dare il tuo numero di telefono”, Io, sorridendo, mi volgo verso la signora (credo la proprietaria) che, subito, venendomi incontro, mi chiede cosa desidero.

Inizio a spiegarle che voglio acquistare quel salvadanio esposto in vetrina, ma subito m’interrompe dicendomi: “Venga, andiamo di là”. E mi porta in un’altra ala del negozio, aggiungendo: “L’ho salvata perché la vecchietta fuori non ci sta proprio con la testa; per carità è innocua ma la testa è andata”. E mentre mi prende il pinguino da un mobile, mi chiede se sono del Nord; io le dico che non lo sono, sono di Sorrento ma sto lì per lavoro.
Ormai l’oggetto è nelle sue mani ed io lo osservo bene, mentre la padrona del negozio continua a parlare: “Sa, qui ci sono parecchie persona con patologie psichiatriche, una volta c’era il manicomio, ora sono in casa-famiglia o all’igiene mentale, ma lei per strada li vede, è una cosa triste”.

Io le dò ragione (rattristandomi anche io) e le chiedo di farmi il pacchetto.  Ma è a questo punto che esce un ragazzo con uno scatolone enorme e mi ci mette il pinguino dentro; quando gli faccio notare che è uno scatolo troppo grande, lui afferma: “Eh ma il pinguino mangia parecchio, poi cresce e non entra più nello scatolo più piccolo”.

Un po’ perplesso mi rivolgo alla signora sottovoce e dico: “Ma anche il ragazzo è…” e lei mi risponde di no, quindi pago e mi avvio verso l’uscita superando la vecchietta di prima (che ancora una volta mi chiede il telefono mentre un altro vecchietto dietro di lei mi fa segno con il dito vicino alla tempia).

Il secondo fatto mi è capitato ieri, mi stavo recando a scuola e mentre camminavo in piazza, tra la gente, chissà come, inciampo in uno scalino e inizio a cadere, grazie a Dio non mi faccio male ma la cosa divertente è che chissà in quale modo vado giù che improvvisamente mi trovo a rotolare e finire con le gambe fisse in aria( come uno stercorario) e ridendo a crepapelle.
La gente intorno mi osserva ma nessuno si degna di aiutarmi e così dopo poco mi rialzo e con fare molto dignitoso mi pulisco il cappotto , mi sistemo gli abiti indosso e riprendo a camminare ridendo da solo come un idiota.
A scuola nell’ultima settimana di gennaio ho spiegato il dramma della Shoà e ho raccontato la storia di Liliana Segre e del binario 21 e delle deportazioni con i treni.
Finita la spiegazione, una mia alunna mi chiede: “Maestro ma io non ho capito una cosa, ma i nazisti facevano pagare il biglietto del treno agli Ebrei?”, eh sì questo è il bello dei bambini, hanno una forma di ragionamento che gli impedisce di capire le atrocità, preservando i loro pensieri da immagini orribili ed il bello del mio lavoro è che lavorando con loro non invecchi mai, sì perché inizi a ragionare come loro e ridiventi bambino.

Salvatore Foggiano

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