Il migrante | Ri-benvenuti al Nord: il ritorno a scuola

Cari lettori,
sono tornato a Voghera. Il viaggio di ritorno è andato bene, anche se si è protratto oltre il previsto, a causa della mia auto che arrancava per l’età. Mi sono reso conto di essere giunto a destinazione ancora prima di vedere il cartello Voghera, quando in un motel verso Piacenza mia madre, che non legge le scritte piccoline sui pacchetti di caramelle, ha chiesto alla cassiera di comunicarle il nome del gusto impresso sulla confezione, ma quest’ultima le ha risposto in malo modo dicendole di rivolgersi all’altra cassa. In serata, comunque, arriviamo nel residence che avevo prenotato ed io, tutto sudato, con i vestiti sgualciti dal lungo viaggio, suono il campanello e mi apre una ragazza alta, mora, bellissima che, dopo avermi guardato, con professionalità mal celata, mi indica la camera riservata e io in quel momento ho immaginato di provare la stessa sensazione di un topo quando cade nell’olio.
I primi giorni sono stati dedicati alla ricerca della casa, che dopo varie peripezie e vari proprietari inferociti da non so cosa (avevano pretese assurde) ho trovato e mi sono finalmente sistemato.
A scuola i primi giorni sono stati dedicati alla guerra degli armadietti: già, perché essendo noi maestri/e peggio dei bambini, abbiamo litigato e conteso per avere quelli più belli. Io da buon napoletano sono andato a scovare quelli nuovi, tutti dipinti con colori vivaci e, vincendo l’opposizione verbale di altre colleghe, li ho avuti nella mia classe; per essere sicuro di non perderli me li sono caricati come un mulo sulla schiena per tutto il corridoio.
Parlando seriamente ho conosciuto due bambini nuovi, una bambina di Napoli con la quale posso fare qualche chiacchierata in dialetto napoletano e un bambino che per la sua situazione mi sta facendo riflettere sulla proposta di legge dello “Ius Soli” infatti, ha i genitori arabi, è di religione musulmana ma è nato in Italia, parla correttamente l’italiano, lo scrive altrettanto bene, è un tifoso sfegatato della Juventus (su questo aspetto sorvolo che è meglio) ma non è italiano, mah, io no so se tutto questo è giusto.
In città, oltre le colleghe, ho ritrovato i mendicanti che raggruppati in piazza appena mi hanno visto mi hanno salutato con un : “ wè ciaoo big boss” (?!?!?!) e i tanti commercianti cinesi che hanno mostrato un semplice sorriso ma so che per loro è già molto.
Ora vi lascio e vi scrivo di nuovo molto presto dal lontano NORDE.

Salvatore Foggiano

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