Tuttavia, definire la musica dei Mojis attraverso una sola categoria può rivelarsi impresa ardua. Ogni componente ha le sue personali influenze artistiche e tutto ciò è stato fatto confluire nelle loro canzoni. Si passa dalla batteria in stile rock e funk classica di Ivan Esposito, ispirata da gruppi come i Red Hot Chilli Peppers o i Negrita (Find the People), al basso di Stefano Romano, che colora le composizioni con la leggerezza di giri inusuali per il rock (Lady Death) ispirati a gruppi che spaziano tra Fat Larry’s Band, Jamiroquai, Muse e George Benson. E se la chitarra di Marco Spiezia ammicca a suoni che vanno dai Fu Manchu a Berri Txarrak passando per i Biffy Clyro (Dog’s Teeth), quella di Francesco Romano è dichiaratamente più incline verso il blues-jazz di Kurt Cobain, Jimi Hendrix o John Mayer (Broken Chord). “La Musica deve rappresentare ciò che siamo. Migrations rappresenta tutti noi e ciò che ci piace ascoltare”, affermano i ragazzi.
Registrato negli studi de I Make Recording (Nocera Inferiore, SA), Migrations si compone di 9 canzoni per un totale di circa 37 minuti. Il suono non cerca di stare al passo con i trend del momento né si costringe nei limiti angusti di uno stile ben delineato. Qualcuno potrebbe definirlo dispersivo o poco a fuoco. Migrations invece rappresenta una prova eclettica e coraggiosa che ben sintetizza l’idea che i Mojis hanno del fare musica.
La band. Nati a Sorrento (NA) nel 2013, Mojis è il nome del progetto di cui fanno parte Marco Spiezia (voce, chitarra), Ivan Esposito (batteria), Francesco Romano (chitarra) e Stefano Romano (basso). Dopo anni passati in giro per i locali della Penisola Sorrentina, la band si chiude per quasi tutto il 2016 nello studio I Make Recording di Nocera Inferiore (SA) per registrare il loro debutto, Migrations