Napoli e il Napoli: la città allergica al successo. Strepitoso articolo di Fabrizio d’Esposito

Fabrizio d’Esposito, giornalista originario di Piano di Sorrento, oggi tra le firme di punta de “Il Fatto Quotidiano”, continua a fare opinione, anche se non scrive di politica. Infatti, l’ultimo articolo, cui è stata dedicata un’intera pagina dal suo giornale, è riservato alle imprese della squadra del Napoli: lotta scudetto e divisioni nella città tra il fronte pro De Laurentiis e quello avverso. Il calcio è un pretesto per parlare di Napoli, di lazzari redivivi ed elites conformiste. Insomma, un ritratto sulla cifra antropologica della città e del suo eccezionalismo foriero, secondo D’Esposito, di tanti, forse troppi, stereotipi ormai da superare.

L’articolo ha “spaccato”. E’ stato ripreso in home page, con richiamo principale, dal seguitissimo sito dagospia.com

Su autorizzazione dell’autore riportiamo un estratto dell’articolo  

Da qualche giorno, sulla sua pagina Facebook, un anziano signore che si professa con somma pompa “commentatore calcistico delle tv campane” ha cambiato la foto del profilo: ora c’è un Aurelio De Laurentiis dallo sguardo altero, allo stadio, e la scritta “Strunz. Mò veditelo da solo il Napoli”. È il riassunto eloquente dell’ultima vertigine di Partenope, città degli eccessi e dove la normalità è sovente vissuta come un’onta al dogma della Santissima Napoletanità […]

Lo sciopero degli Ultras 

Il Napoli che in questa stagione sta ammazzando record e avversari ha preso quattro pappine dal Milan e la disfatta si è consumata in un’arena dagli spalti infernali e silenziosi: lo sciopero dei famigerati ultras contro il caro biglietti e i divieti per striscioni e tamburi e contro soprattutto il Pappone, come chiamano il presidente del Napoli. C’è stato persino un assurdo gemellaggio coi sostenitori rossoneri in trasferta, sancito dal coro “De Laurentiis figlio di puttana”. Coro che ha avuto il bis a Lecce […]

Il tafazzismo della città 

Questo spettacolo lunare, da cinema dell’assurdo, è stato definito “paradosso”, “autolesionismo”, finanche “tafazzismo”. La gioia per il terzo scudetto annunciato da settimane è stata sostituita dalla rissa fra gli stessi ultras, che ha portato all’apertura di un’inchiesta giudiziaria. Diciamolo pure: poteva accadere solo a Napoli, città che come sentenziò l’allenatore illuminista Rafa Benitez si sente “unica al mondo” senza vedere i suoi difetti.

La napoletaneria

La verità è che la festa rovinata domenica sera ha radici vecchie di almeno tre lustri, laddove la napoletanità si è sbiadita in modo volgare e ripetitivo in quella che Raffaele La Capria ha classificato come “napoletaneria”. E così è finita che l’odiato presidente non è mai stato accettato da gran parte di Napoli. “Il Romano” è l’altro soprannome dispregiativo affibbiato al produttore cinematografico. […] lo slogan degli ultras che lo contestano violentemente è questo: “Napoli siamo noi”. Una convinzione antropologica condivisa anche dalle élite cittadine (scrittori, politici, magistrati, intellettuali, avvocati, giornalisti) che in questi giorni chiedono un “dialogo con il tifo organizzato” in vista del tricolore. Altro che partito della fermezza, come invece vorrebbe lo stesso De Laurentiis che ha chiamato “delinquenti” gli ultras.

Mistero napoletano

Ma questo novello mistero napoletano del terzo scudetto, atteso da trentatré anni, è in fondo la nemesi naturale di quanto accaduto l’estate scorsa nel ritiro trentino del Napoli, a Dimaro. Era la prima metà di luglio. De Laurentiis era barricato in albergo e per motivi di sicurezza evitava di uscire. Stava costruendo – con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli e l’allenatore Luciano Spalletti – lo squadrone di quest’anno ma il popolo invocava gli idoli appena andati via: Lorenzo Insigne, Kalidou Koulibaly e soprattutto Dries Mertens, il belga che alla napoletaneria aveva sacrificato persino il nome del figlioletto, chiamandolo Ciro Romeo.

Quelli dell’A 16

[…] il movimento A16, dal numero dell’autostrada che porta da Napoli a Bari, dove la famiglia è proprietaria della squadra cittadina. Insomma: un invito ad andarsene lì per sempre, vendendo il Napoli. Due settimane più tardi, il Pappone acquistò il sudcoreano Kim, autentico mostro della difesa, e apparve questo striscione: “Kim, Merit, Marlboro, tre pacchetti dieci euro. Pezzente non parli più, paga i debiti e sparisci”. […] Otto mesi dopo gli azzurri sono lassù […] il Napoli vincerà lo scudetto nonostante Napoli. Lo ha scritto il quotidiano online Il Napolista diretto da Massimiliano Gallo e che chi scrive ha fondato con lui nel 2010. Gallo ha fatto un appello-provocazione: “De Laurentiis rompa l’ultimo tabù: porti il Napoli a giocare fuori Napoli”.

Cosmopolitismo calcistico e dialetto 

Del resto questo è un tricolore all’opposto di quelli conquistati tre decenni fa nella golden age di Diego Armando Maradona. È un titolo che non solo ha sorpreso e spiazzato la città, ma che è frutto di una programmazione attenta ai bilanci, uno scudetto nordico o milanese se vogliamo continuare nelle provocazioni. All’epoca, poi, gli scudetti furono vissuti come un riscatto dell’intero Mezzogiorno vessato atavicamente dal Nord e Maradona venne trasfigurato in un sovrano capopopolo come Masaniello. […] in questo Napoli ci sono giocatori di 18 nazionalità e parlare in dialetto non è obbligatorio. […]

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