Peppe 105, l’uomo che bacchetta le amministrazioni

Un personaggio a più dimensioni. Giuseppe Coppola è per i carottesi Peppe 105. Ma è anche un emblema per i volontari della Protezione civile, un uomo di fede, un super nonno in Ray-Ban e giubbotto di pelle. Se sei di Piano, non puoi non conoscerlo, perché lui ha attraversato tutte le stagioni della vita cittadina da protagonista. Suo malgrado.

Quando è cominciato il tuo impegno con la Protezione Civile?

Da quando è stata costituita, con l’allora onorevole Giuseppe Zamberletti, dopo il sisma che devastò l’Irpinia nell’80. Il sindaco Antonino Gargiulo, uno dei migliori di sempre, volle profondamente che nascesse un nucleo a Piano di Sorrento, da aggregarsi ai volontari della Protezione Civile Nazionale. Non avevamo soldi, ma lui ci mandò al mercato di Resina e acquistò per tutti i volontari una tuta mimetica. Voleva che noi sentissimo forte l’importanza del ruolo che stavamo ricoprendo. Eravamo in quaranta, avevamo conosciuto il terrore negli occhi dei sopravvissuti e il dolore in quelli di concittadini che avevano perso i parenti. Dodici i morti. L’esercito giunto solo dopo tre giorni. Un futuro da ricostruire, una comunità a cui dare risposte e speranze. Questo racconto è la premessa necessaria per comprendere la mia presenza costante, a tratti “ossessiva”.

Non hai mai pensato di lasciare il Nucleo?

Ho rassegnato le dimissioni un centinaio di volte, ma non sono mai riuscito a tirarmi fuori del tutto. La mia storia è legata indissolubilmente alla Protezione civile.

Cosa ti spingeva a dire basta?

La politica e le sue inadempienze. Sono stato in conflitto sia con l’amministrazione guidata da Giovanni Ruggiero sia con questa attuale per l’incapacità di gestire i volontari, di reperire i mezzi, di predisporre un Piano di sicurezza, con l’individuazione delle aree di ricovero e delle vie di fuga. Siamo indietro di qualche anno. A Sorrento il Piano c’è ed esiste anche una segnaletica ad hoc. Non nascondo che ci sono stati attimi durante la Pizzafest & Shopping in cui, con consiglieri ed assessori, è emersa l’assoluta necessità di un Piano di sicurezza per indirizzare la folla intervenuta all’iniziativa in caso di emergenza. In realtà, avevo già realizzato uno studio, ma poi…

Ma poi, cosa non ha funzionato?

L’allora sindaco Giovanni Ruggiero, pur avendomi assegnato un tecnico per la predisposizione del Piano di sicurezza, non ne ritenne prioritaria l’approvazione. Era il 2014 e già l’incombere del fine mandato paralizzava il governo cittadino. Poi, la campagna elettorale ha congelato l’iter. L’amministrazione guidata da Vincenzo Iaccarino non è stata solerte. Non a caso, sollecitavo l’avviso ora pubblicato sull’Albo pretorio già due anni fa e, in questo tempo, non ho mai smesso di chiedere volontari e mezzi.

Di quanti mezzi disponete?

Al momento, abbiamo in dotazione solo un mezzo, che ha un impianto a gas e non è funzionale. Quando mi rivolsi ad Aniello Di Nardo, Consigliere del Presidente della Giunta regionale per le problematiche relative alle emergenze di Protezione civile, per ottenere dei mezzi, la risposta fu chiara: c’è un parco macchine a Caserta e c’è la volontà della Regione di assegnarle, ma il comune non ne ha fatto mai richiesta. Ecco, è questo che mi fa arrabbiare. L’incapacità – o forse mancanza di volontà – di ottenere ciò che spetta per negligenza.

Nelle tue parole ricorre più volte il nome di Giovanni Ruggiero…

Lui è stato uno dei “miei” volontari. E, per la verità, era anche uno dei più attivi. Poi ha deciso di fare politica… Comunque, è con lui che la Protezione civile a Piano è riuscita ad avere uno spazio idoneo ed una sede. Abbiamo le carte in regola per “funzionare”.

Cosa pensa di questo avviso pubblico?

È solo arrivato troppo tardi. Spero che questi primi segnali da parte dell’amministrazione e gli incontri intensificati con il Centro Operativo Comunale non rimangano nel territorio delle buone intenzioni. Del resto confido anche nello spirito d’appartenenza che può provare l’attuale assessore al ramo, Pasquale D’Aniello che, nel 1987, è stato un volontario della Protezione civile.

Pensa di avere finalmente trovato una sponda?

Preferisco non sbilanciarmi. Diciamo che, per ora, mi sembra che sia stata imboccata la strada giusta, ma ai politici certi impegni devono essere ricordati sempre. Se non sentono il fiato sul collo, spesso dimenticano. E io sono uno che pungola spesso la memoria perché le cose “storte”, proprio non le digerisco.

Come fare per migliorare le cose “storte”?

Mi sono stancato di urlare ai grandi. Preferisco parlare ai bambini. Bisogna formare loro, con gli incontri nelle scuole e non solo, per dare informazioni, ma soprattutto per insegnare loro ad amare la propria terra. Sensibilizzando i ragazzi, si dà un’occasione al futuro. E a proposito di sensibilizzazione, ora sono impegnato in questa campagna “reclutamento” per la partecipazione al bando. Temo sempre una scarsa partecipazione, ma penso che gli eventi di questo agosto abbiano mostrato l’importanza dei volontari e della Protezione civile. Spero che i giovani sentano il richiamo ad un impegno che può risultare letteralmente vitale.

Nancy De Maio