Quasi duecento nasse sono state recuperate nella mattinata odierna nel mare di Sorrento dalla motovedetta V5003 della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Napoli, con l’ausilio del Nucleo Sommozzatori del II R.T.S. di Nisida. I finanzieri sono entrati in azione, a seguito di segnalazioni pervenute dal WWF Terre del Tirreno, nello specchio acqueo sotto costa tra il Capo di Sorrento – Regina Giovanna e la Marina Piccola, fino all’imboccatura del porto dove una cima tesa verso il mare aperto non segnalata costituiva un serio pericolo anche per la navigazione.
Per il recupero da mare si è reso necessario l’intervento del nucleo speciale dei sommozzatori.
L’intervento ha permesso il recupero di sei filari con 180 nasse cilindriche, con armatura in ferro e plastica collegate fra loro, non segnalate secondo la normativa vigente e in numero superiore a quello consentito dalle norme sulla pesca sportiva.
La normativa richiede infatti che ogni attrezzo da pesca non deve creare pericoli per la navigazione o danni all’ambiente marino, deve essere segnalato (con gavitello giallo, bandierina di segnalazione o luce notturna ben visibili e targhetta identificativa in caso di pesca professionale) e non superare il massimo consentito, ovvero due nasse per imbarcazione per la pesca sportiva.
Le nasse recuperate sono state immediatamente distrutte al porto di Sorrento e consegnate alla società Penisolaverde per lo smaltimento come rifiuto speciale.
“Sono numerose le segnalazioni pervenute alla nostra associazione in questi giorni – dichiara il presidente del WWF Terre del Tirreno – riguardanti attività di pesca fuorilegge sotto costa e non solo. Il mercato del pesce è un settore molto lucroso e, spesso, per aumentare gli introiti non si rispettano regole e buon senso arrecando danni enormi agli stock delle popolazioni ittiche oltre che all’intero ecosistema mare. Le nasse fuorilegge recuperate stamane erano praticamente abbandonate in mare, costituendo un vero e proprio rifiuto oltre che una trappola senza fine: i pesci che entrano morendo costituiscono esca per altri pesci. Altre invece erano attivate con esche. Dalle nasse sono stati liberati in mare diverse esemplari di murene, polpi e piccoli pesci sotto misura, tra cui scorfani, triglie, sciarrani e altre specie. I controlli e le indagini sulla pesca della Guardia di Finanza Navale continueranno nei prossimi giorni per garantire il rispetto delle normative nazionali e comunitarie.”
La pesca con le nasse
La nassa è una trappola mobile. Il pescatore colloca all’interno apposite esche che variano a seconda delle varie specie da catturare, ad esempio per la cattura dei polpi i pescatori sono soliti mettere granchi vivi. Le nasse di solito vengono calate al tramonto, con una corda e un peso che le porta rapidamente sul fondo, per poi essere tirate su all’alba. Le nasse devono essere segnalate in superficie con una boa. Un tempo erano fatte in giunco, intrecciate a mano dai pescatori. Per fare una nassa ci volevano dai 2 ai 3 giorni. Oggi trovare una nassa da pesca in giunco è abbastanza difficile e quelle moderne sono tutte costruite con un’armatura di ferro e plastica. La pesca sportiva con le nasse è consentita per un massimo di 2 nasse ad imbarcazione. Le nasse devono essere sempre segnalate e posizionate in maniera da non arrecare nessun danno.
Meta, 22 settembre 2020