La mamma del “diversamente abile” si prende cura del proprio figlio, neonato come fanno tutte le altre mamme. Come loro lo culla, lo allatta e lo addormenta. Posa il suo sguardo grato e commosso su ogni minuscola parte del suo corpo. Sfiora con la guancia la morbidezza del capo e si nutre di quell’odore di purezza fino ad inebriarsi. Sussurra tenere ninna nanne al suo piccolo orecchio , incredula di quel miracolo che è la vita : un’ essere che crea un’ altro essere .
Non vi è diversità fra i neonati sono tutti esseri indifesi che vanno accuditi e protetti. C’è parità nell’essere neonati , nessuno di loro parla , nessuno di loro cammina , nessuno di loro ha il riflesso prensile sviluppato…tutti devono imparare .
Nel primo anno di vita, però , tutto cambia e diventa più evidente la fatica di questi figli .Per una mamma di un “ diversamente abile “ all’inizio il confronto con gli altri bambini è straziante e di conseguenza lo diventano ancor più le domande dei conoscenti : “ Non cammina ancora? Non parla ancora? …” , domande che si ripeteranno all’infinito . Quando un figlio è neonato si può anche evitare di rispondere e scrollarsi quel vociare dalla testa.
E’ un rodaggio il primo anno di vita , ci si allena anche se spesso non si ha ancora una diagnosi , eppure la mamma del “ diversamente abile “ già sente che c’è qualcosa che non va . Lo sente nel pianto del figlio ,lo sente nel respiro sibilato , lo sente in quelle notti sveglie o in quei sonnellini troppo lunghi e silenziosi. Poi arriva il momento dei carponi , del primo passo e della prima parola e lì comincia a capire che quelle sensazioni non erano ansie ! Quei momenti di gioia per tutti gli altri genitori , diventano tormento per questa mamma . Non è un tormento per vergogna o paura ma è tale perché si prefigurano gli innumerevoli sforzi che il proprio figlio dovrà affrontare rispetto agli altri . Un confronto perpetuato che non avrà mai fine. Un futuro immaginato che non si potrà realizzare , perché anche solo impugnare una matita per quella creatura sarà più difficile .
Da quel momento in cui una mamma “ diversamente abile “ sa , al di là di una diagnosi , il mondo crolla !
Comincia un rumoreggiare di pensieri aggrovigliati tra accettazione e negazione , tra dolore e amore , cominciano miriadi di ” perche? ” urlati sottovoce , pianti improvvisi fra le silenziosa mura domestiche ,subito coperte dai sorrisi di una serenità apparente e necessaria , tutto mentre si continua a cullare quel figlio . E’ cominciato il nuovo travaglio quello che porterà al secondo parto , quel processo interiore indispensabile che dovrà giungere al suo compimento per riconoscere una nuova dimensione della vita.
Dopo il primo anno di vita ne susseguiranno altri e ad ogni anno una nuova consapevolezza e una nuova accettazione come un parto ripetuto affinché l’animo di una mamma “ diversamente abile “ si possa forgiare pian piano grazie alla fusione di tutti quei frammenti recuperati dai brandelli del cuore.
Colomba Belforte